La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza definitiva per la professoressa di Prato che ha avuto un figlio da un suo giovane allievo di 14 anni. La donna, all’epoca dei fatti una operatrice sanitaria di 30 anni, forniva lezioni di inglese all’allievo minorenne, figlio di amici di famiglia. Ciò che inizialmente sembravano innocenti incontri per approfondire lo studio della lingua, si è invece trasformato in una relazione sessuale.
Il primo rapporto si è verificato nel 2017, quando il giovane aveva solo 13 anni. Secondo la legge italiana, è categoricamente vietato che un minore al di sotto dei 14 anni possa dare consenso a relazioni sessuali, a causa di una non piena maturità psicologica per comprendere le implicazioni di tali atti.
La condanna per la Professoressa di Prato
Durante il processo di primo grado, la donna ha ammesso di essersi effettivamente innamorata del giovane, ora 19enne. Tuttavia, nel corso dell’incidente probatorio, è emerso che il ragazzo si sentisse “costretto” a proseguire la relazione, nonostante avesse manifestato la volontà di interromperla.
Questa situazione si è aggravata con la gravidanza e la nascita del bambino nel 2018. Il giovane non desiderava che la sua paternità fosse rivelata e, in cambio del suo silenzio, la donna avrebbe chiesto ulteriori incontri.
La donna è stata ritenuta colpevole di atti sessuali e violenza sessuale per induzione su un minore. Il tribunale di Prato e la corte d’Appello hanno stabilito la sentenza, riducendo la pena di soli 15 giorni, e condannandola a 6 anni e 5 mesi di carcere.
Il marito della Professoressa incinta del suo alunno “Lo crescerò come se fosse mio”
Il marito della donna, che era già sposata e aveva un figlio al momento dei fatti, ha deciso di riconoscere il bambino nato dagli incontri con l’alunno e di prendersene cura.
Nelle sue parole, “Per me non esiste differenza, sono i miei figli“. L’uomo, di 35 anni, si trova ora a dover badare da solo ai due figli, uno di 15 anni di cui è padre biologico e il bambino di 5 anni di cui ha rivendicato la paternità.
Il bambino più piccolo sta seguendo un percorso psicologico guidato da uno specialista. Il figlio maggiore, invece, nonostante avesse iniziato un percorso con uno psicologo, ha smesso di recarsi.
Rispetto al padre biologico del bambino più piccolo, il marito rivela che non sono mai stati in contatto dopo il giudizio della corte d’Appello. Tuttavia, il giorno della condanna definitiva, alcuni familiari del padre del ragazzo erano presenti davanti a casa, manifestando il loro interesse a vedere la donna partire per il carcere.
