Ucciso dai suoi stessi amici. Da coloro con i quali andava in vacanza insieme, da coloro con i quali era cresciuto. E’ questo il retroscena da brividi della morte di Carlo Matuozzo uomo di punta della Vanella Grassi a Mianella, nel suo ‘feudo’ di via Cupa Santa Cesarea. A svelare agli inquirenti i particolari di quell’omicidio è stato il collaboratore di giustizia Mario Pacciarelli, un tempo uno degli uomini più fedeli di Marco Di Lauro. Pacciarelli (il cui contributo è stato determinante nelle ultime ordinanze che hanno svelato i retroscena inerenti la Vanella Grassi) ha raccontato che Matuozzo fu ucciso dai suoi stessi amici per non far fallire un accordo che la stessa Vanella aveva fatto con i Licciardi della Masseria Cardone per quanto riguarda la fornitura di droga. «: “Carlo Matuozzo suggerì di vendere droga al minuto dietro casa sua, non a piazza; questa cosa fu approvata da Umberto Accurso, che era il vero capo in quel momento; i Leonardi ed i Marino poterono solo approvare. Per uno o due mesi si vendette droga alla spicciolata dietro Mianella. La cosa venne all’orecchio dei Licciardi, che mandarono a chiamare Umberto e gli dissero che non si doveva vendere droga in quella zona. Accurso disse a Carlo Matuozzo di fermarsi un po’, ma costui era contrariato perché doveva mantenere i suoi ragazzi. Umberto non si applicava più di tanto, sino a che non uscì Antonio Accurso, il fratello, che volle vedere i conti portati da Matuozzo e disse che questa cosa della vendita alla spicciolata non gli stava bene, perché sottraeva clienti alla piazza di spaccio della Vanella e chiese ai Matuozzo di chiudere anche per rispetto alla Masseria Cardone». Secondo il racconto di Pacciarelli Matuozzo però prese tempo e proprio in quel frangente creò una nuova piazza di spaccio, fatto questo che non andò giù agli Accurso che decisero così di fargliela pagare.