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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Putin pronto a tagliare le forniture di gas all’Occidente, cosa succederà all’Italia?

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Allo stato attuale appare sempre più evidente che il prossimo passo per cambiare le carte sul tavolo della guerra tra Russia e Ucraina è quello di “affamare Putin“. Più precisamente, non limitarsi ai pacchetti di sanzioni, ma tagliare le entrate economiche estere della Russia. Difatti sono ancora diversi i paesi europei che dipendono energeticamente dalla Russia. L’Italia è uno di questi. Dipendiamo al 40% dal gas che compriamo da Putin.

Emanciparsi dal gas russo

Ciò sostanzialmente significa che siamo noi stessi vittime delle sanzioni inflitte alla Russia. Proprio per questo motivo diventa sempre più urgente emanciparsi dal punto di vista energetico da Putin e smettere di finanziarlo. Ma come fare? E’ proprio ciò di cui stanno discutendo nelle ultime ore le potenze mondiali ed europee.

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Gli USA non importeranno più petrolio, gas e carbone dalla Russia

Proprio oggi Biden ha fatto sapere che “non saranno più accettate importazioni di petrolio russo, gas e carbone“. Annunciando un completo bando alle importazioni dalla Russia in campo energetico. “Il popolo americano darà un altro potente colpo” a Putin, ha detto il presidente, sottolineando che gli Stati Uniti “non vogliono sovvenzionare la guerra di Putin” in Ucraina.

Quanto gas consuma l’Italia

Per quanto ci riguarda, da italiani, il discorso non è assolutamente semplice. Siamo tra le nazioni che hanno investito meno nelle energie rinnovabili e abbiamo davvero poche alternative al gas russo. Poche e mal utilizzate. In Italia, infatti, la media di gas utilizzato da tutto il Paese si è attestata attorno ai 70 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Infatti, a livello energetico, dipendiamo al 90% dal gas. Di questo, il 40% proviene dalla Russia.

Le alternative dell’Italia nel breve periodo

Nel breve periodo, le ipotesi prese in considerazione per ridurre il consumo di gas dalla Russia sono 3. L’aumento delle importazioni dall’Algeria e dalla Libia, l’incremento della produzione nazionale e il potenziamento degli stoccaggi (in modo da poter immagazzinare più gas). Tuttavia, mettendo insieme tutte queste misure, anche nella migliore delle ipotesi, si rischia comunque di non arrivare alla soglia necessaria. Secondo i calcoli di Eni, infatti, al massimo si potrebbe arrivare a 58,4 miliardi di metri cubi di gas.

Le soluzioni previste per il medio periodo

Per quanto riguarda il medio periodo, invece, la questione è un po’ diversa. Il piano dovrebbe essere quello di investire il più possibile sulle energie rinnovabili. Mettere a disposizione nuovi rigassificatori, pronti in un paio d’anni, da cui dovrebbero arrivare i dieci miliardi di metri cubi mancanti in un anno o due. Nel frattempo, una settimana fa, il primo decreto Ucraina ha provveduto a che gli impianti estrattivi italiani peschino ulteriori due miliardi di metri cubi di gas. In questo modo, nell’arco di 2/3 anni dovrebbe essere possibile liberarsi dalla morsa della Russia.

 

 

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