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Quando Borsellino parlò del legame tra Berlusconi, Mangano e Dell’Utri

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Il 21 maggio 1992 Paolo Borsellino venne intervistato dai giornalisti francesi Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo. Il magistrato palermitano parlò dei rapporti tra Vittorio Mangano e Marcello Dell’Utri, dirigente del gruppo imprenditoriale di Silvio Berlusconi. Il primo era un narcotrafficante che lavorò come fattore nella villa di Arcore e secondo Borsellino era la ‘testa di ponte’ dei finanziamenti di Cosa nostra al nord. Dopo la morte dei due magistrati più famosi d’Italia, i giornalisti accelerano il lavoro ma la loro inchiesta sulla mafia non andò mai in onda, venne, però, acquistata da Canal plus.

Nel 2000 l’allora direttore di Rai News24, Roberto Morrione, incaricò i giornalisti Sigfrido Ranucci e Arcangelo Ferri di occuparsi dello speciale dell’ottavo anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. L’attuale conduttore di Report, Ranucci, scovò la preziosa registrazione nell’archivio personale del giudice Borsellino e si rese conto del valore di quell’intervista inedita fino a quel momento. Inoltre il Fatto Quotidiano pubblicò l’intervista integrale.

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L’INTERVISTA PRIMA DELLA STRAGE DI CAPACI

I giornalisti francesi realizzarono l’intervista in casa di Borsellino a Palermo, 48 ore prima della strage di Capaci. Calvi e Moscardo chiesero a Borsellino notizie su Mangano, il boss della famiglia mafiosa di Porta Nuova che negli anni ’70 fu assunto, su segnalazione di Marcello Dell’Utri, come stalliere nella villa di Silvio Berlusconi.

Vittorio Mangano lo ho conosciuto in epoca addirittura antecedente al Maxiprocesso, perché… restò coinvolto in un’altra indagine che riguardava talune estorsioni fatte in danno di talune cliniche private palermitane”, spiegò Borsellino. Più avanti, nell’intervista, i giornalisti chiesero di presunti legami tra le inchieste su Mangano e Dell’Utri. “Dell’Utri non è stato imputato del maxiprocesso per quanto io ne ricordi. So che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano”.

A Palermo?”, chiedono i giornalisti. “Sì credo che ci sia un’indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale, nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari…”, rispose il magistrato palermitano.

Calvi e Moscardo sono molto interessati, fanno domande dettagliate, citando il fratello gemello del futuro senatore: “Dell’Utri Marcello o Alberto Dell’Utri?Borsellino dà un’occhiata alle carte che ha davanti, poi sottolinea ancora una volta: “Non ne conosco i particolari… potrei consultare avendo preso qualche appunto… cioè si parla di Dell’Utri Marcello e Alberto… entrambi“. I giornalisti di Canal+ conoscono bene i due: “I fratelli, quelli della Pubblitalia insomma…”. Borsellino risponde: “Sì“.

Ad incalzare Borsellino su Dell’Utri sono i francesi, i primi a citare il futuro senatore di Forza Italia. Ma Borsellino specificò di sapere poco sul conto dello storico braccio destro di Berlusconi. Il magistrato, tra l’altro, parlò di un’inchiesta in corso a Palermo su Dell’Utri, ma non si capì a cosa si riferisse: ufficialmente la prima indagine ufficiale della procura siciliana sul cofondatore di Forza Italia. Quando parlò, in ogni caso, Borsellino consultò dei fogli stampati al pc: “Qualcuno di questi fogli di computer -spiega – riguarda questa faccenda di Dell’Utri, Berlusconi…”.

LA TRASCRIZIONE DELL’INTERVISTA

Borsellino: Si, Vittorio Mangano l’ho conosciuto anche in periodo antecedente al maxi-processo e precisamente negli anni fra il 1975 e il 1980, e ricordo di aver istruito un procedimento che riguardava delle estorsioni fatte a carico di talune cliniche private palermitane. Vittorio Mangano fu indicato sia da Buscetta che da Contorno come “uomo d’onore” appartenente a Cosa Nostra.

Giornalista: “Uomo d’onore ” di che famiglia?

Borsellino: L’uomo d’onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel personaggio capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia della quale originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò che Vittorio Mangano, ma questo già risultava dal procedimento precedente che avevo istruito io e risultava altresì da un procedimento cosiddetto procedimento Spatola, che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al maxi-processo, che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove come risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane.

Giornalista: E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano?

Borsellino: Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie più importanti risulta l’interlocutore di una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con un altro personaggio mafioso delle famiglie palermitane, preannuncia o tratta l’arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche come magliette o cavalli.

Giornalista:  Comunque lei in quanto esperto, può dire che quando Mangano parla di cavalli al telefono, vuol dire droga.

Borsellino: Si, tra l’altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga, è una tesi che fu avanzata alla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta al dibattimento, tanto è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxi processo per traffico di droga.

Giornalista: Dell’Utri non c’entra in questa storia?

Borsellino: Dell’Utri non è stato imputato del maxi processo per quanto io ne ricordi, so che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano.

Giornalista: A Palermo?

Borsellino: Si, credo che ci sia un’indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari.

LO STRALCIO SU BERLUSCONI

Giornalista: Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessa a Berlusconi?

Borsellino: E’ normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro.

Giornalista: Mangano era un pesce pilota?

Borsellino: Sì, guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che ecco erano i ponti, le teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord -Italia.

Giornalista: Si dice che ha lavorato per Berlusconi ?

Borsellino: Non le saprei dire in proposito o anche se le debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo, so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito, per le quali non conosco quale atti sono ormai conosciuti, ostensibili e quali debbono rimanere segreti, questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi, è una vicenda che la ricordi o non la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene, non sono io il Magistrato che se ne occupa quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla.

Giornalista: C’è un’inchiesta ancora aperta?

Borsellino: So che c’è un’inchiesta ancora aperta.

Giornalista (in francese): Su Mangano e Berlusconi a Palermo?

Borsellino: Si

I CAVALLI E LA DROGA

Giornalista: E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano?

Borsellino: Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie più importanti risulta l’interlocutore di una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con un altro personaggio mafioso delle famiglie palermitane, preannuncia o tratta l’arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche come magliette o cavalli.

Giornalista: Comunque lei in quanto esperto, può dire che quando Mangano parla di cavalli al telefono, vuol dire droga.

Borsellino: Si, tra l’altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga, è una tesi che fu avanzata alla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta al dibattimento, tanto è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxi processo per traffico di droga.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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