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venerdì, Aprile 26, 2024
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Scacco ai re del calcestruzzo, sigilli a due imprese: “Erano del clan”

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Su proposta di questa Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando
Provinciale di Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione
Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), hanno eseguito un provvedimento di
applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di
Prevenzione, finalizzato al sequestro di 2 attività commerciali per un valore
complessivo di circa 2 milioni di euro, ritenute di proprietà di TOMASELLI
Antonio (classe 1966), inteso “penna bianca”, già reggente della famiglia
“Ercolano”, attualmente recluso in carcere dal novembre del 2017.
Il patrimonio sottoposto a sequestro di prevenzione dai Finanzieri del Nucleo di
Polizia Economico- Finanziaria è costituito dalle 2 seguenti imprese unitamente ai
pertinenti complessi aziendali:
– “ETNEA AUTOSERVIZI & C. S.A.S.”, avente la sua sede in zona centrale a
Catania in via Cimarosa, attiva dal 1977, esercente l’attività di “autorimesse e
garage”;
– “CONTI CALCESTRUZZI S.R.L.S.”, con sede a Misterbianco (CT), esercente
l’attività di “fabbricazione di prodotti in calcestruzzo per l’edilizia”, attiva dal 2016
e già in amministrazione giudiziaria.
TOMASELLI Antonio è stato più volte, a partire dal 2002, imputato per la sua
partecipazione a Cosa Nostra etnea (clan Santapaola-Ercolano) nonché è già stato
destinatario nel 2011 di una misura di prevenzione personale. La sua carriera
criminale inizia con una condanna in primo grado a cinque anni di reclusione per
associazione mafiosa tra il 2002 e il 2004 e prosegue con la contestazione di una
serie ripetuta di tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Con l’operazione
“CHAOS”, eseguita nel 2017 dai Carabinieri, a TOMASELLI viene riconosciuto il
ruolo di responsabile operativo della famiglia Santapaola-Ercolano nonché, nello
stesso periodo, di aver perpetrato una tentata estorsione di una società cliente
della “CONTI CALCESTRUZZI” di cui il preposto è l’effettivo titolare. Negli anni
2014 -2016, TOMASELLI è ancora artefice di estorsioni aggravate dal metodo
mafioso che gli vengono contestate in due distinti procedimenti penali.
Nell’operazione “PIZZINI” del G.I.C.O. di Catania del luglio 2018, TOMASELLI
unitamente a ERCOLANO Aldo e BIANCOVISO Rocco (alter ego di TOMASELLI
nel territorio etneo di Scordia) erano destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare
in carcere per aver compiuto un forzato recupero di crediti in danno di un’impresa
catanese operante nel settore dei trasporti. L’attività investigativa in questione
venne sviluppata dalle Fiamme Gialle etnee a seguito della perquisizione
domiciliare eseguita presso l’abitazione di ERCOLANO Aldo all’atto

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dell’applicazione della misura in carcere disposta per l’operazione “Brotherhood”
nel corso della quale furono ritrovati degli interessanti messaggi scritti a penna su
fogli di carta sui quali vi erano annotati importi e nominativi di persone fisiche e di
aziende, nonché documentazione riferibile a “recuperi crediti” affidati a ERCOLANO
Aldo e all’odierno proposto TOMASELLI.
Sono molteplici e convergenti le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia sulla
figura di TOMASELLI, anche noto con il soprannome di “capelli bianchi”,
dichiarazioni che ne descrivono, nei dettagli, la militanza ininterrotta nelle fila di
Cosa nostra nonché la sua ascesa ai vertici del clan. Non mancano nemmeno
ripetute frizioni con diverse frange del Clan Santapaola che, in più occasioni,
vedono TOMASELLI, per la sua manifestata ambizione di ritagliarsi maggiori spazi
di autonomia, quale destinatario di tentati omicidi. Anche il garage di via Cimarosa
(oggi in sequestro) viene notoriamente ritenuto da più collaboratori un’azienda
mafiosa gestita da TOMASELLI e dal padre e spesso anche sede ideale per lo
svolgimento di summit tra affiliati.
Nel corso di più investigazioni delegate da questa Procura Distrettuale,
TOMASELLI risultava partecipare, con funzioni di responsabilità via via crescenti, a
più incontri mafiosi finalizzati essenzialmente a dirimere le controversie che
insorgevano con altri clan quali i Nardo e i Mazzei per la spartizione dei proventi
derivanti dalle estorsioni. TOMASELLI veniva in rilievo, inoltre, quale costante
punto di riferimento dei responsabili dei gruppi “Santapaola- Ercolano” di San
Giovanni Galermo, Paternò e Ramacca, Lineri e il gruppo della Stazione ai quali
impartiva direttive per l’acquisto di armi e stupefacenti. La sua consacrazione al
vertice, come accertato in seno all’indagine “Chaos”, si manifestava con la
simbolica consegna alla sua responsabilità della “carta” ovvero del “libro mastro”
nel quale veniva annotata la contabilità della famiglia mafiosa.
Un’estorsione aggravata perpetrata da TOMASELLI a danno di un’azienda
appaltatrice del lavoro di posa in opera della fibra ottica nel territorio di Catania
segnalava il suo assoluto potere decisionale nelle sorti della “CONTI
CALCESTRUZZI S.R.L.” di cui era evidentemente proprietario occulto. L’impresa
vittima veniva costretta a rifornirsi del calcestruzzo prodotto dall’azienda mafiosa a
un prezzo più alto rispetto a quello offerto dalle concorrenti, dovendo sottostare,
anche, a uno scarso livello qualitativo del cemento venduto. Nell’azione estorsiva
cooperava con TOMASELLI, il già citato Rocco BIANCOVISO, anch’egli
destinatario di un sequestro di prevenzione, operato dal G.I.C.O. di Catania nel
febbraio di quest’anno, per 3 milioni di euro (tra i beni sequestrati anche i
supermercati “Il Coccodrillo”).
Sulla base, dunque, dei descritti plurimi, gravi e concordanti elementi indiziari, il
Tribunale etneo ha ritenuto TOMASELLI Antonio soggetto gravato da pericolosità

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sociale qualificata in quanto esponente organico di Cosa Nostra nell’arco temporale
che va dal 2002 al 2017.
Gli approfondimenti effettuati dagli specialisti del G.I.C.O. di Catania su delega del
Gruppo di lavoro delle Misure di Prevenzione di quest’Ufficio sono, dunque,
consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico di
TOMASELLI tratto dall’esame di documentazione bancaria e contabile, dalle
evidenze di atti pubblici e scritture private, dalle dichiarazioni di collaboratori di
giustizia e dalle intercettazioni eseguite nell’ambito dei molteplici procedimenti
penali che hanno visto il proposto imputato per delitti di mafia.
I complessi accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di tracciare
analiticamente il profilo soggettivo di TOMASELLI, di ricostruire il quadro di imprese
a lui riconducibile individuandone gli asset patrimoniali illecitamente accumulati con
risorse finanziarie di provenienza illecita.
Al descritto profilo soggettivo del proposto è, tra l’altro, corrisposta una rilevante e
costante “sproporzione” nell’arco temporale preso in considerazione (2009-2017)
delle attività economiche possedute, da TOMASELLI e dalla sua cerchia familiare,
rispetto ai redditi esigui dagli stessi dichiarati al fisco.
Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di
Catania, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato
dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.)
della Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le
informazioni rilevabili dalle banche dati in uso al Corpo, evidenziano che proprio la
sistematica indisponibilità di risorse finanziarie costituisce la prima significativa
traccia dell’avvenuta immissione di capitali di illecita provenienza.
L’ipotesi di intestazione fittizia della “CONTI CALCESTRUZZI S.R.L.”, accertata dai
Carabinieri nel corso dell’operazione “Chaos” e oggi sottoposta anche a sequestro
di prevenzione, veniva confermata dal Tribunale di Catania in funzione di riesame
dove veniva sottolineata l’assidua frequenza alla sede (in assenza
dell’amministratore di diritto) di TOMASELLI, il cui cognato, tra l’altro, risultava
gestire un conto corrente on-line della società. Il rappresentante formale della
“CONTI CALCESTRUZZI” risultava essere anche inserito nel circuito citofonico
riservato di TOMASELLI a dimostrazione del fatto che la realtà aziendale fosse
pienamente inquadrata nei possedimenti economici di Cosa Nostra. La presenza di
un socio occulto, dello spessore criminale certificato di TOMASELLI, assegnava
alla “CONTI CALCESTRUZZI S.R.L.” la natura di impresa mafiosa. Tale manifesta
illiceità era immediatamente spendibile sul mercato dove le imprese concorrenti
venivano sbaragliate perché TOMASELLI era in grado di imporre la “sua” impresa
quale principale fornitrice di calcestruzzo.

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L’altra azienda mafiosa raggiunta dal provvedimento cautelare di prevenzione è
un’autorimessa, “ETNEA AUTOSERVIZI & C. S.A.S.”, costituita negli anni Settanta
dai genitori del proposto e la cui proprietà nel 2006 venne divisa tra il padre e i figli
(tra i quali lo stesso TOMASELLI Antonio). Lo storico immobile sede
dell’autorimessa inizialmente in affitto per un canone mensile di 3.000 euro venne
acquistato dalla famiglia TOMASELLI attraverso una locazione finanziaria stipulata
nel 2005, in un periodo storico nel quale il proposto iniziava la sua ascesa nel clan
mafioso. Lo schema contrattuale locativo vedeva quale parte venditrice la
“CONSAP S.P.A.” (Concessionaria Servizi assicurativi Pubblici), quale acquirente il
“CREDITO SICILIANO S.P.A.” e quale utilizzatrice la “ETNEA AUTOSERVIZI di
TOMASELLI Giuseppa S.a.s.”. Il perfezionamento della locazione finanziaria si
realizzava con un versamento iniziale di oltre 300 mila euro da parte della famiglia
TOMASELLI, con il pagamento di un canone mensile (poi rinegoziato) di circa
9.000 euro e con un riscatto finale di 350 mila euro che sarebbe stato versato nel
2024. L’impegno finanziario assunto da TOMASELLI non appare giustificato dalle
dichiarate capacità reddituali e manifestamente sproporzionato rispetto alle proprie
possibili economiche ed appare, dunque, logico dedurre che le risorse impiegate
per il rilevante acquisto immobiliare abbiano avuto una fonte illecita.

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