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giovedì, Aprile 25, 2024
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Scarcerata la moglie del boss Valentino Gionta, ‘lady camorra’ torna a casa

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Gemma Donnarumma è stata scarcerata ed è tornata dopo oltre 13 anni nella sua abitazione a Torre Annunziata. La moglie di Valentino Gionta ha scontato la sua condanna ma le sue condizioni di salute della 68enne sarebbero precarie. Secondo gli investigatori la donna ha tenuto in mano le redini del clan dopo l’arresto del marito Valentino, sanguinario boss di camorra che non ha mai collaborato con la giustizia.

LA SCARCERAZIONE DEL GENERO DEL BOSS GIONTA

Nel novembre del 2021 lascò il carcere Gaetano Amoruso, ras di Torre Annunziata, nonché genero del boss Aldo Gionta. L’uomo era in carcere dal 2015. In quell’occasione furono i carabinieri di Torre Annunziata ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea. Secondo gli investigatori aveva assunto la direzione del clan dopo l’arresto del suocero.

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Gli inquirenti documentarono come già nel 2008 l’allora 16enne Gaetano Amoruso fosse un elemento che i vertici del clan ritenevano essere tra coloro che potevano discutere delle strategie criminali del sodalizio e che componevano il gruppo di fuoco. A sugellare questa “investitura” lo stesso Aldo Gionta, in un pizzino indirizzato a suo figlio Valentino sequestrato il 13 febbraio 2008 dalla polizia penitenziaria del carcere di Milano Opera. L’uomo mandava consigli al figlio e allo stesso Gaetano Amoruso, dando istruzioni su come comportarsi ed esercitarsi anche in vista di futuri omicidi e azioni delittuose che lo stesso boss avrebbe poi indicato.

STORIA DEL CLAN GIONTA

I Gionta sono un clan più mafioso che camorrista, una famiglia che per anni ha seminato odio e terrore. L’organizzazione criminale inizia ad essere famosa all’inizio degli anni ottanta quando Valentino Gionta, che lavora a Torre Annunziata con la qualifica di “ambulante ittico”, stringe contatti con la mafia in Sicilia e con i Nuvoletta di Marano, affiancandosi alla Nuova Famiglia nella lotta contro il disegno criminale di Raffaele Cutolo.

L’11 settembre 1981 i Gionta fanno piazza pulita dei capizona della Nuova Camorra Organizzata di Cutolo a Torre Annunziata, dove vengono ammazzati Salvatore Montella e Carlo Umberto Cirillo. Il clan si basava soprattutto sul contrabbando di sigarette. Affari anche sul controllo del mercato ittico dove attraverso una cooperativa, la Do.Gi.Pesca, riesce a mettere le mani su interessi di miliardi di lire. È solo l’inizio del periodo d’oro del clan che, negli anni, sarà in grado di far sorgere una vera e propria holding.  Il secondo passo fu il traffico dell’eroina che risultò di facile attuazione avendo a disposizione numerosissimi pescherecci. Ma questo è un interesse troppo grande ed è per questo che il clan entra in conflitto con Antonio Bardellino. È proprio il boss casertano a volere la strage di Sant’Alessandro che sarà perpetrata dagli uomini di Carmine Alfieri.

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