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giovedì, Maggio 2, 2024
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«Siamo gli amici di Mergellina», l’estorsione al ‘re del ghiaccio’ dei Frizziero della Torretta

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C’è anche un’estorsione ad un imprenditore attivo nel settore del ghiaccio nell’ordinanza di custodia cautelare che due giorni fa ha portato all’esecuzione di oltre quaranta ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti o persone vicine ai clan della camorra. L’inchiesta è quella sulla gestione degli affari illeciti negli ospedali del capoluogo partenopeo. In quest’inchiesta figurano anche esponenti del clan Frizziero, quello della Torretta di Chiaia. Vittima il titolare di una fabbrica di ghiaccio prima soggetto alle ‘pressioni’ di Giovanni Cirella e poi a quelle di Salvatore Frizziero. Le intimidazioni alla società ‘King Ice’ sarebbero iniziate quando Cirella fece sapere al titolare della ditta che se avesse voluto commercializzare il ghiaccio a Fuorigrotta avrebbe dovuto pagare una tangente da 6mila euro. Alle lamentele dell’imprenditore di non essere in grado di pagare una tale somme, sarebbe scattato lo ‘sconto’ con la rata ‘scesa’ a 3mila euro.

Le ‘richiesta’ di Salvatore Frizziero

La situazione cambia qualche tempo dopo quando all’imprenditore si presenta Salvatore Frizziero, esponente dell’omonima famiglia della Torretta, che chiede anch’egli la ‘quota’. «Sono un amico di Mergellina», così si sarebbe presentato all’uomo chiedendo il ‘pizzo’ come ‘assicurazione’ per continuare a lavorare nella zona. Tangente mai pagata perchè l’imprenditore dichiarò di non avere possibilità economiche in quel momento (siamo alla fine del 2018) fino all’operazione di due giorni fa con il maxi blitz degli uomini della squadra mobile.

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L’articolo precedente: il rischio scissione nei Cimmino per una tangente da 400mila euro

Tra i tanti affari criminali svelati dall’ultima operazione che ha portato all’emissione di oltre 40 misure cautelari per la gestione da parte dei clan degli ospedali di Napoli figura anche una tangente da circa 400mila euro per un appalto all’ospedale Cardarelli. Un affare dove, anche questa volta, c’era la longa manus dei Cimmino del Vomero. Un clan attraversato da tensioni come si evince da alcune intercettazioni riportate nell’ordinanza firmata dal gip Marcopido. Al centro della contesa alcune somme che il boss Luigi Cimmino, grazie a suo figlio Diego Franco, avrebbe trattenuto per sè. Per tale episodio per un periodo al boss non sarebbe stata corrisposta la ‘mesata’ mensile poi ripristinata dopo una mediazione degli ‘amici di Marano’.

Le lamentele contro Cimmino

Vittima dell’estorsione sarebbe l’associazione temporanea di imprese composta dalla Cosap e dalla Co.Ge.Pa., aggiudicatarie dell’ appalto per la manutenzione straordinaria per l’adeguamento tecnologico del Cardarelli. A parlare è l’imprenditore Alessandro Desio con uno dei pezzi da novanta del gruppo, Giovanni Caruson. Desio allude ad un incontro avuto con il figlio del capoclan:«Mi ha detto che il padre si sta facendo la galera e gli ho detto che pure noi ci siamo fatti la galera per il Vomero e che il padre non si deve rubare niente. Sono andato pure io là quando si é chiuso questo lavoro e se li è presi Gigino hai capito? Sono 400mila euro».

 

 

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