La sera dell’11 novembre del 1989 otto uomini a bordo di tre auto irruppero davanti al bar Sayonara di Ponticelli, armati di fucili a canna mozza e sotto l’effetto di stupefacenti, spararono all’impazzata dentro e fuori il bar. I killer, vestiti con tute da meccanico, appena scesero dalle auto si coprirono il volto con un passamontagna e uccisero due uomini della banda rivale e quattro passanti. Sul selciato rimasero i corpi di Gaetano De Cicco, Domenico Guarracino, Salvatore Benaglia e Gaetano di Nocera, vittime innocenti e totalmente estranee ai fatti di camorra. Rimasero, inoltre, ferite diverse persone, tra queste anche una bambina, curata in casa, di nascosto, per omertà.
I sicari non conoscevano i volti della loro missione di morte. Avevano solo un obiettivo: uccidere due uomini della banda rivale che erano lì, al bar Sayonara. E così, in mezzo alla folla di un tiepido sabato sera, nel più popoloso quartiere della periferia napoletana, insanguinarono ancora una volta i marciapiedi della città usando mitragliette, pistole e fucili. Dopo quell’infernale pioggia di proiettili, i corpi rimasero molto tempo per terra, a pochi metri l’uno dall’altro. La scena era un copione drammatico già letto: oltre 200 persone furono i morti in quell’anno nella guerra fra le bande dell’area napoletana. La banda del boss Ciro Sarno, ‘o piccirillo, e gli uomini di Andrea Andreotti, ‘o cappott, si facevano guerra per il controllo di droga, racket delle estorsioni, appalti e lotto clandestino. Ventiquattro anni dopo la Strage di San Martino 11 persone sono state condannate all’ergastolo e sei sono diventate collaboratori di giustizia. Nel 2016, dopo 27 anni, è arrivata la sentenza della Corte di Cassazione per la Strage di Ponticelli: fine pena mai per il boss Ciro Sarno e per altri 10 uomini della sua banda. Questa mattina Ponticelli è scesa in piazza contro la criminalità. Alla giornata hanno partecipato scuole, istituzioni, forze dell’ordine e le associazioni del ‘Comitato di liberazione dalla camorra’ di Napoli Est.