Si chiamava Gianluca Di Gioia il 48enne romano morto in seguito all’attacco di uno squalo al largo di un resort a Marsa Alam, sul mar Rosso, in Egitto. Ferito, invece, l’altro turista italiano, Peppino Fappani, 69enne odontotecnico di Soncino, cittadina della provincia di Cremona, che ha cercato di salvarlo finendo coinvolto. L’uomo è ricoverato in ospedale ma le sue condizioni non destano preoccupazione.
Aperta un’inchiesta
Dai primi elementi dell’inchiesta sulla morte di Gianluca Di Gioia, emerge che ad attaccarli è stato uno squalo tigre lungo 2,5 metri. Una specie che il ministero dell’Ambiente aveva posto sotto sorveglianza e tracciamento satellitare l’anno scorso dopo un incidente simile che ha riguardato un turista russo. Sotto sorveglianza erano stati messi tre tipi di squali del Mar Rosso: “Il tigre, il mako e l’oceanico”.
Le indagini confermano anche che i due turisti italiani erano entrati in acque profonde, in una zona in cui non è consentito nuotare. Secondo l’imprenditore egiziano, Naguib Sawiris, uno degli uomini più ricchi d’Africa, a causare l’incidente sono state le barche da pesca commerciali che hanno scaricato i loro rifiuti in mare, attirando lo squalo.
Chi era Gianluca Di Gioia
Originario di Roma, Di Gioia si era trasferito da tempo in Francia: l’uomo aveva lavorato prima presso il centro di ricerca della Commissione europea a Bruxelles e dal 2012 al Servizio europeo per l’azione esterna, l’ufficio diplomatico comunitario. Il 21 dicembre scorso aveva festeggiato il suo compleanno con il viaggio in Egitto dove alloggiava in uno dei resort sulla costa. Si sarebbe dovuto trattenere con la moglie, una cittadina francese, e alcuni parenti anche per qualche giorno dopo Capodanno.