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mercoledì, Maggio 1, 2024
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«Ucciso perchè non potevano colpire il figlio del boss», Magnetti svela il macabro retroscena

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Dall’inferno e ritorno. Questo il percorso che ha scelto di intraprendere già da qualche mese Fabio Magnetti, ex esponente di punta della Vanella Grassi, che ha deciso di scrivere un memoriale di suo pugno in cui racconta della propria parabola criminale e ciò che adesso lo spinge a vuotare il sacco e a provare di gettarsi alle spalle un passato così terribile. Dopo tanti anni trascorsi al carcere duro l’uomo ha puntato il dito contro l’ex gruppo di appartenenza e contro lo zio Salvatore Petriccione e soprattutto il cugino Rosario Guarino. Nessun pentimento formale ma una presa di coscienza su quanto vissuto e quanto fatto iniziando a raccontare retroscena, fin qui inediti, riconducibili a nove delitti avvenuti tra Secondigliano e l’area nord (leggi qui l’articolo precedente).

Magnetti racconta l’omicidio di Vittorio Iodice

Tra i primi fatti di sangue raccontati c’è l’omicidio di Vittorio Iodice, un delitto che ha lasciato un segno profondo, come ribadito dallo stesso Magnetti, sulla sua coscienza:«Se penso all’omicidio del povero Vittorio Iodice rabbrividisco. La morte della povera vittima è stata decisa a tavolino da Biagio Esposito (oggi collaboratore di giustizia) assieme ad esponenti del clan Amato-Pagano per vendicare il disonore subito dal figlio del primo schiaffeggiato da Antonio Di Lauro. Non potendo colpire direttamente quest’ultimo perchè figlio del boss la cosca decise che doveva essere arbitrariamente individuata una persona vicina a Antonio Di Lauro e per questo fu scelto Vittorio Iodice. Dopo aver ricevuto le armi per compiere il delitto Rosario Guarino incaricò a sua volta mio cugino Gaetano Petriccione e Luca Raiano incaricandoli di procedere all’uccisione dell’innocente. Io e Alessandro Grazioso, per precedenti accordi, seguimmo le fasi dell’omicidio da lontano per coprire Petriccione e Raiano. Quando finirono Gaetano Petriccione mi ordinò di andare da Rosario Guarino e Pasquale Malavita per riferire loro che l’omicidio era compiuto mentre lui e Raiano andarono da Biagio Esposito al lotto G di Scampia».

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Le parole di Carlo Capasso

Anche un ex componente del gruppo di fuoco dei Di Lauro, il collaboratore di giustizia Carlo Capasso, parlò qualche anno fa dell’omicidio Iodice e oggi le sue parole sembrano confermare quanto scritto da Magnetti:«Fummo informati subito dell’omicidio di Vittorio Iodice in quanto presente all’omicidio vi era mio cugino Genny Mennetta; era con Iodice, al Corso Italia, su una motocicletta Triunph e vennero affiancati da Gaetano Petriccione e Luca Raiano, che spararono 4/5 colpi alla testa dello Iodice.  Mio cugino rimase illeso. Dopo questo omicidio avvenne un incontro tra Antonio Di Lauro e mio zio Ciro Reparato con Biagio Esposito e Domenico Pagano, questi referenti per gli “scissionisti”. Esposito e Pagano spiegarono che Iodice era morto perché Antonio Di Lauro aveva litigato con il figlio di Biagio Esposito. Mio zio Ciro Reparato disse che Biagio Esposito precisò che Antonio Di Lauro aveva minacciato di morte suo figlio nonché la moglie e che aveva dato loro anche un calcio. Mio zio chiese perché il litigio di Antonio Di Lauro aveva portato come conseguenza l’omicidio di Vittorio Iodice, ricevendo come risposta che era sufficiente per gli “scissionisti” ammazzare una persona vicina ad Antonio Di lauro ed, in tale ottica, venne individuato Vittorio Iodice in quanto i fratelli di questi a nome Antonio e Giuseppe erano amici di Antonio Di Lauro e Vincenzo D’Avanzo».

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