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sabato, Giugno 1, 2024
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SFRATTATI DI VIA CESARE. IERVOLINO: «CI DOVEVA PENSARE IL COMUNE DI MELITO»

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Basilica del Carmine (Napoli), quarto giorno di occupazione da parte degli sfollati di Melito. E la soluzione, che sembrava a portata di mano, pare ora allontanarsi. Il motivo: gli occupanti, nel giro di 24 ore, sono più che raddoppiati, passando da 140 a 348. Tanti, tantissimi i bambini: 115, in base al censimento effettuato ieri dai vigili. Palazzo San Giacomo affida le sue preoccupazioni a un comunicato firmato dagli assessori Nugnes e Di Mezza: «È evidente che è in atto un tentativo di speculazione, al quale l’amministrazione comunale non può e non deve dare risposta, da parte di chi non ha alcun titolo ad ottenere alloggi a discapito di altri cittadini aventi diritto in quanto inseriti regolarmente nelle graduatorie». Un bel pasticcio, insomma. Sulla questione degli sfollati che da venerdì sera occupano il Carmine, si consuma anche uno scontro istituzionale tra il Comune di Napoli e quello di Melito. Il sindaco Iervolino, senza mezzi termini, dichiara che nella vicenda degli sgomberati di Melito palazzo San Giacomo non c’entra niente. «Questo è un problema del quale ci facciamo carico per ragioni di solidarietà, ma si tratta di persone che risiedono a Melito, e che sono state sgomberate da Melito. Il problema, ora, è trovare una soluzione». Ma il prefetto Antonio D’Acunto, dallo scorso 18 gennaio commissario straordinario al Comune flegreo, si difende sostenendo di non avere avuto scelta, «perché lo sgombero è stato eseguito in ottemperanza a un ordine della magistratura». A spendere qualche parola in più del collega D’Acunto è il viceprefetto Massidda, secondo dei tre componenti della commissione straordinaria che, dopo aver ribadito di non volere polemizzare con la Iervolino, racconta: «Questa vicenda ci è caduta addosso. Preciso subito che si tratta di un provvedimento dell’autorità giudiziaria rispetto al quale la commissione non ha voce in capitolo. È pur vero che una volta avuto l’incarico, abbiamo chiesto e ottenuto una breve proproga del provvedimento. E prima che venisse eseguito ci siamo resi parte attiva per l’aspetto assistenziale». Il prefetto Massidda sottolinea poi che sono soltanto 4 i nuclei familiari di Melito. La maggior parte degli sfollati sono infatti originari di Napoli: «Comunque, non appena è stato eseguito lo sgombero, abbiamo avvisato tutte le autorità competenti, compresi i Comuni di provenienza degli sfrattati». Ma intanto, come si diceva, il numero degli sfollati è più che raddoppiato. Evidentemente chi aveva trovato alloggio da parenti ha preferito entrare nella basilica in vista di una soluzione. Soluzione che ora sembra allontanarsi: le prossime ore saranno decisive.

MARISA LA PENNA
Il Mattino il 08/04/08

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Quarta notte di bivacco, tafferugli tra le famiglie

Nella cappella laterale della basilica del Carmine i vigili dell’ottava unità operativa hanno allestito un banchetto: ieri è stata la giornata del censimento. In fila ordinatamente gli sfollati di Melito dichiarano capofamiglia, composizione del nucleo familiare, dati anagrafici, numero di bambini, frequenza scolastica. Sono 91 i nuclei familiari per un totale di 348 persone. 115 i minori under 14 che frequentano i plessi scolastici di Melito, Arzano, Giugliano e Secondigliano. 10 le donne incinte e un disabile in carrozzina. 121 residenti a Napoli, il resto suddivisi in 17 comuni della provincia più un nucleo senza fissa-dimora. L’identikit del censimento è tracciato dal tenente Massimo Giobbe. Le donne dichiarano anche i dati dei capifamiglia che tornano solo in serata per trascorrere la quarta notte ai piedi della Madonna bruna. I padri Carmelitani, domenica, avevano chiesto un pattugliamento fisso della chiesa per proteggere il luogo di culto. Ieri non c’era più nemmeno la volante. Durante il censimento scoppiano disordini tra i senzatetto e un gruppo di esterni. Anche i fedeli della chiesa del Carmine non ci stanno. Lamentano l’assenza delle istituzioni e passano al contrattacco. Se entro domani non si arriverà la soluzione non andranno a votare alle prossime consultazioni elettorali. Intanto, nella basilica, si vive in una sorta di limbo. Anche la soluzione delle caserme è sfumata. Servono per il deposito di attrezzature militari: questo il risultato dell’incontro tra amministrazione comunale e prefettura. E le oltre dieci strutture passate al vaglio dal Comune, tra cui scuole, centri sociali, associazioni, non sono agibili. Resta in piedi ancora e solo una struttura di 280 metri quadri tra San Pietro a Patierno e Poggioreale, in via Cupa Santa Croce: piccola ed insufficiente per ospitare tutti. «Ma che speranze ci sono?». Chiedono smarriti a turno all’assessore della II Municipalità Gianfranco Wurzburger che qui, per loro, rappresenta le istituzioni. «Per quanto tempo ancora dobbiamo stare qui?», domanda Giuseppina Di Napoli che è con il marito, quattro figli, e ha una sorella disabile da accudire. Intanto i bambini, moltiplicatisi rispetto ai giorni scorsi, scorazzano nel corridoio centrale, spingendo i passeggini. All’ingresso della chiesa c’è anche «Nanninella»: un cagnolino nero. «Ma gli abbiamo trovato la cuccia!», dice il proprietario. «Mica la potevamo abbandonare». Adele Castiello, la «capopopolo» di questo gruppo improvvisato, ricorda di fare silenzio. «Siamo in chiesa!». «Ci contassero pure – dice – da qui non ce ne andiamo senza un posto dove ci sia stanza da letto, bagno e cucina». Con la quarta notte aumentano anche le richieste, oltre che la disperazione.

ROSANNA BORZILLO
Il Mattino il 08/04/08

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