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venerdì, Maggio 17, 2024
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La spazzatura in Campania è un vulcano

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I rifiuti ammassati in strada a Napoli e provincia adesso vengono raccolti e gettati in luoghi «segreti» in giro per l’Italia, ma le misure straordinarie non risolvono niente. Resta la minaccia dei sindaci: «chiuderemo scuole e città»





MARIELLA PARMENDOLA





NAPOLI
Icamion scaricano l’immondizia in luoghi ignoti alla popolazione. Vecchie discariche riaperte o nuovi siti di stoccaggio individuati per risolvere l’emergenza rifiuti prima che a Napoli e nella sua provincia scatti l’allarme sanitario. E come due anni e mezzo fa, la spazzatura riprende ad emigrare. Non più nell’avanzata Germania dal punto di vista del trattamento dei rifiuti, ma in mete più vicine: dalla Puglia all’Emilia Romagna. Lo ha annunciato ieri il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino: «Lavoriamo per ridurre i disagi dei cittadini, ma è indispensabile che maturi una cultura diversa sui rifiuti». Nel frattempo in Campania si è ancora fermi alle misure e ai poteri straordinari per cominciare a raccogliere le ventimila tonnellate di immondizia accatastate in questi giorni e i cassonetti continuano a bruciare nei centri cittadini. Incendi che ieri hanno mandato in tilt la rete telefonica, isolando mille abbonati nell’area vesuviana. Difficile evitare i cumuli di immondizia che si moltiplicano davanti ai negozi di alimentari, alle scuole, agli ospedali, nei centri come nelle periferie delle città del napoletano. Al punto che l’azienda sanitaria locale del capoluogo campano nella giornata di ieri ha attivato le sue strutture territoriali per interventi di emergenza laddove la situazione diventasse insostenibile.

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E nonostante i pronostici ottimistici aumentano i sindaci dei comuni disposti a chiudere scuole, mercati e strade. A Torre Annunziata l’ordinanza firmata dal primo cittadino Francesco Maria Cucolo ha come suo termine non una data del calendario, ma più semplicemente la fine dell’emergenza rifiuti. Per il commissariato straordinario della regione Campania la situazione dovrebbe tornare alla normalità in una decina di giorni. Un tempo già abbastanza lungo, senza dovere aggiungere che le previsioni sono fatte a tavolino, non tenendo conto di proteste in grado di intralciare il programma.

Ma l’attività di scarico della spazzatura non passa sempre inosservata e le prime proteste cominciano ad aggravare una situazione tesa all’estremo. Ieri pomeriggio una quindicina di persone che impedivano l’accesso dei camion in una discarica di Giugliano, città a nord di Napoli, si sono scontrate con la polizia. Alle 17 gli agenti hanno deciso di rimuovere il blocco, tentando di prendere di peso le persone ferme ai cancelli. Nella colluttazione un manifestante è stato portato all’ospedale con l’ambulanza per curare alcune contusioni. Uno scontro inutile perché, dopo poco, un gruppo di donne ha sostituito gli uomini nel blocco totale dello sversamento. I manifestanti non trovano giusto che Giugliano ospiti contemporaneamente l’impianto di trasformazione della spazzatura in ecoballe (Cdr) e un deposito dei rifiuti provenienti da Napoli, dal salernitano e dal beneventano. La polizia sta presidiando le operazioni di arrivo dei tir di immondizia anche a Terzigno, alle pendici del Vesuvio, in una discarica individuata dal commissariato straordinario, nonostante ricada in area protetta trovandosi all’interno dei confini del Parco nazionale del Vesuvio.

Misure definite dal commissariato regionale come indispensabili per potere riaprire i tre impianti di Cdr, bloccati da giorni per un eccesso di ecoballe nei piazzali tale da impedire una nuova produzione. E grazie al primo smaltimento delle ecoballe in siti temporanei ieri ha ricominciato a funzionare, seppure non a pieno ritmo, l’impianto di Tufino e a breve riprenderà la sua attività anche quello di Giugliano. Ma guardando alle quantità è facile accorgersi dei tempi che richiederà il ritorno alla normalità. Lavorando al massimo delle sue potenzialità, proprio quel che oggi non è, l’impianto di Tufino può trattare 1300 tonnellate di rifiuti al giorno, mentre nel napoletano in strada da raccogliere e smaltire si sono accumulate circa ventimila tonnellate di immondizia.

Numeri che danno il senso della gravità della situazione, mentre si attende il provvedimento del governo diretto ad ampliare i poteri del commissariato straordinario, impedendo ai sindaci di opporsi alla decisione di aprire siti di stoccaggio nei loro territori. Una riduzione drastica dell’autonomia degli enti locali che non risolve l’enigma di dove si porteranno queste tonnellate di rifiuti trasformate in ecoballe e disseminate nel napoletano nei prossimi mesi. Senza il termovalorizzatore bloccato dalle proteste dei cittadini di Acerra e senza soluzioni alternative, la preoccupazione che questi siti di stoccaggio diventino bombe ecologiche è troppo forte. E il rinnovarsi di una nuova emergenza a due anni e mezzo della prima non aiuta a pensare positivo.



IL MANIFESTO 9 MAGGIO 203

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