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INCHIESTA ROMPIBALLE ANCHE BERTOLASO TRA GLI INDAGATI

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La notizia filtra dalle maglie fitte del riserbo tenuto dagli inquirenti e si diffonde nel giorno in cui riprende il processo a carico di Antonio Bassolino e degli ex vertici della Impregilo, imputati nel dibattimento che si celebra nell’aula bunker del carcere di Poggioreale. Il nome di Guido Bertolaso, sottosegretario all’emergenza rifiuti e responsabile della Protezione Civile, risulta iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’indagine «Rompiballe», condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli. L’iscrizione, a quanto si è appreso, sarebbe avvenuta alcuni mesi fa. Va precisato che Bertolaso risulta indagato non per la gestione dell’ultima emergenza rifiuti, ma per il lavoro svolto nel 2006 nelle vesti di commissario straordinario. L’inchiesta è la stessa nella quale risultano coinvolto anche il prefetto di Napoli Alessandro Pansa e Corrado Catenacci – i commissari che lo precedettero e sostituirono tra il 2006 e il 2007 – nello stralcio dell’inchiesta «Rompiballe», che si è conclusa qualche giorno fa con il rinvio a giudizio di 25 persone (tra le quali l’ex vice dello stesso Bertolaso, Marta Di Gennaro) con accuse che vanno dal traffico illecito di rifiuti, al falso ideologico e truffa ai danni dello Stato. Va anche subito precisato che l’iscrizione nel registro degli indagati rappresenta un atto dovuto per poter proseguire le indagini. Come si ricorderà, la decisione di stralciare le posizioni di alcuni indagati – tra i quali Pansa, Catenacci e Bertolaso – determinò uno strappo interno all’ufficio inquirente diretto da Giovandomenico Lepore. Non a caso proprio i pm titolari dell’inchiesta, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, non firmarono la richiesta di rinvio a giudizio per i 25 imputati: secondo loro il giudizio andava chiesto anche per quegli indagati che sono poi finiti nel fascicolo stralcio. Dunque anche per Pansa, Bertolaso e Catenacci. A firmare il provvedimento, il 29 luglio scorso, fu solo il procuratore aggiunto Aldo Di Chiara, coordinatore delle indagini. «Ci sono state delle divergenze – ammise all’epoca il procuratore Lepore – ma la Procura di Napoli non si è affatto divisa: le decisioni sono state prese su mie disposizioni; su tre persone, due non hanno condiviso e dunque non hanno firmato. Di questo sono dispiaciuto. Tuttavia la Procura va avanti unita». E veniamo all’inchiesta. Secondo l’accusa l’indagine avrebbe dimostrato una «colossale opera di inquinamento del territorio, posta in essere anche grazie a connivenze presenti ai più alti livelli e perseguita anche confidando nella possibilità di nascondere, proprio sotto le tonnellate di quei rifiuti che si dovrebbero smaltire correttamente, la pessima gestione degli stessi». Un’inchiesta complessa e delicata giunta ora alle battute finali: il pm De Marco, nuovo titolare del fascicolo, sta per depositare le richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione per gli indagati. «Vicinanza e solidarietà» sono state espresse dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, al capo della Protezione Civile.

Niente fotocopie, per Bassolino nuovo rinvio

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Ennesimo stop nel processo sull’emergenza rifiuti, che si celebra nell’aula bunker del carcere di Poggioreale. Ieri un nuovo rinvio, l’ultimo di una lunga serie, questa volta dettato da motivi tecnici: i difensori degli imputati non hanno potuto visionare la gran mole di carte e di atti inviati dai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta alla Corte. Quella di ieri sembrava l’occasione giusta per avviare il processo che vede imputati, oltre agli ex vertici della Impregilo, il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Davanti al nuovo collegio di giudici della quinta sezione – presidente Adele Scaramella, giudici a latere Napolitano Tafuri e Sassone – i pubblici ministeri Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo avrebbero dovuto iniziare la discussione, entrando nel vivo dell’esposizione delle fonti di prova. Una gran mole di documenti, come detto, contenuti addirittura in 75 faldoni. Il solo indice dei testi e delle fonti di prova, alla luce delle nuove carte presentate dall’accusa, si compone di circa cento pagine. Che cosa è successo? È accaduto che, proprio in considerazione dell’imponente numero di documenti, che vanno verificati dal personale amministrativo del Tribunale prima dell’udienza, i cancellieri non sono riusciti a ultimare questo lavoro. E questo ha determinato, a metà udienza di ieri, una inevitabile richiesta da parte dei difensori degli imputati. È stato materialmente l’avvocato Luigi Tuccillo – difensore di Armando Cattaneo e Vincenzo Urciuoli – a formalizzare alla Corte una richiesta di rinvio dell’udienza motivandola con la necessità delle parti difensive, garantita dal codice, di poter venire a conoscenza prima della celebrazione dell’udienza delle fonti di prova richieste dall’accusa. Al termine di una breve camera di consiglio i giudici hanno accolto la richiesta dell’avvocato Tuccillo (al quale si era associata anche l’avvocato Ilaria Criscuolo ed altri legali) disponendo il rinvio dell’udienza. E qui sono sorti altri problemi, relativi alla data di mercoledì prossimo. Com’è noto, la calendarizzazione del processo sull’emergenza rifiuti in Campania prevede la fissazione di una udienza ogni settimana, da svolgersi ogni mercoledì. Ma, come ha fatto notare Massimo Krogh (che insieme con Giuseppe Fusco assiste il governatore della Campania Bassolino), l’11 febbraio entrambi i penalisti saranno impegnati in Cassazione per altro processo. E dunque, niente udienza anche mercoledì prossimo. Il presidente Scaramella ha dunque fissato la prossima udienza per sabato 14 febbraio. Tornerà in quella occasione il divieto – sospeso ieri – per telecamere e fotografi: ciò per «esigenze di sicurezza», in quanto nelle aule bunker si svolgono, ha scritto la procura generale, «anche processi a carico di esponenti di pericolosi gruppi di criminalità organizzata che esigono l’adozione di ancor maggiori cautele, incompatibili, come è già da tempo noto, con la presenza di operatori audio e video con relative strumentazioni». Il Tribunale, non riuscendo a individuare al Palazzo di Giustizia un’aula idonea a ospitare il processo sui rifiuti ha deciso di proseguire il dibattimento nel bunker vedendosi pertanto costretto a negare le autorizzazioni a fotoreporter, videoperatori e a Radio Radicale che dalle aule bunker, negli anni scorsi, ha trasmesso spesso in diretta decine di processi a terroristi delle Brigate Rosse e a clan della camorra.



GIUSEPPE CRIMALDI

Il Mattino il 05/02/09

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