Sindaco ed ex sindaco. Una strategia politically correct e una rivoluzionaria. Uno chiuso in Municipio per una giunta straordinaria, l’altro nella sua monovolume blu allestita con altoparlanti e microfono per incitare la folla. Il sindaco Salvatore Perrotta e Mauro Bertini, che di Marano è stato invece primo cittadino sino al 2006, conducono la stessa battaglia contro la discarica di Chiaiano. Ma con metodi diversi. Quasi, agli antipodi. Di certo c’è solo che all’alba di ieri, ordinanze firmate alla mano, i primi compattatori hanno iniziato a sversare. Imponente il cordone di sicurezza allestito anche se non è dovuto intervenire: perché i camion, entrando dai Camaldoli, hanno beffato il presidio alla rotonda Titanic che da mesi è il cuore della protesta. Ma non sarà così per sempre. E lo sanno anche i manifestanti che da ieri hanno iniziato a presidiare di nuovo (e giorno e notte) via Cupa del Cane. Ducento metri più in alto tre camionette della polizia li sovergliano a distanza. Ma il colpo a sorpresa è stato messo a segno e il comitato, dopo aver incassato, prepara il contropiede. «Hanno preferito entrare come ladri, senza venire a guardarci in faccia. Ma non credano – dice sornione l’ex sindaco Bertini – che noi staremo con le mani in mano. La partita non è chiusa e ci sarà la nostra reazione. Ma quando meno se l’aspettano». Sta per incamminarsi per fare «un sopralluogo strategico», come definisce lui le sue passeggiate attorno alla cava tufacea per capire come agire. Poi torna indietro e chiarisce: «E non è detto che quel qualcosa la faremo per forza a Chiaiano. Stiano attenti, quindi», dice agitando la mano destra. Nel frattempo, è quasi mezzogiorno, al presidio inizia ad arrivare gente. Da Chiaiano ma soprattutto da Marano. E quest’ultimi sono i più incavolati. Beffati, due volte. Dall’apertura della discarica, certo, ma soprattutto dal fatto che da giorni, per una vertenza con una ditta privata, la raccolta dei rifiuti procede a singhiozzo. «È uno schifo – urla una donna – ci aprono una discarica dentro casa ma le nostre strade sono invase dai rifiuti. E che facciamo noi? La parte dei fessi?». E la rabbia, sopita per qualche mese, inizia lentamente a bollire di nuovo. E così sarà sino alle 17, l’ora in cui i manifestanti si sono dati appuntamento, con l’obiettivo di marciare verso il comune di Marano e sapere cosa farà il sindaco. Se darà, come si vocifera, le dimissioni. Saranno poco più di cento, non di più, ma decisi a marciare sino al Municipio in una Marano che sembra infischiarsene della discarica appena aperta. A guidarli è sempre Bertini mentre una decina di scalmanati avanzano. Lasciando dietro una scia di cassonetti rovesciati che bloccano il traffico. Il resto sono petardi, slogan contro Bertolaso e promesse fatte con sguardi di sfida: «Ci difenderemo con tutti i mezzi. Non ci arrenderemo mai», urlano minacciosi. Una marcia rabbiosa per il corso principale sino al comune. Il corteo si ferma lì sotto mentre al secondo piano si sta tenendo una giunta straordinaria. Un cordone di poliziotti impedisce a chiunque di salire. «Ma è il sindaco che deve scendere e spiegare» urlano. Lui, Salvatore Perrotta, attende la fine dell’assise comunale per chiarire. «Abbiamo proclamato una giornata di lutto perché la nostra protesta – dice dal suo ufficio riferendosi al suo predecessore che arringa con il megafono la folla in strada – si dissocia da quelle incivili. Anch’io sono arrabbiato ma ora è solo il momento del buon senso». Sarà ma i manifestanti, pur apprezzando, in serata, si riuniscono di nuovo in assemblea alla rotonda. «Domani (oggi, ndr) ci sarà un corteo verso Chiaiano e venerdì – spiega Pietro Rinaldi, avvocato cinquantenne votato ormai alla causa – un altro da piazza del Gesù a palazzo Salerno, sede del commissariato. Stiamo rimettendo in piedi il comitato per ribadire le nostre ostilità». Con un unico obiettivo, giuravano ieri sera in assemblea. «Bertolaso ha detto che tutto è andato per il verso giusto? Se ne accorgerà tra poco: gli renderemo la vita difficile» è la promessa degli ultimi barricaderi.
Il sindaco di Marano Salvatore Perrotta proclama il lutto cittadino
Una giornata di lutto «a futura memoria per i decessi di tumore annunciati». Suonerà forse un po’ macabro ma è la motivazione che ha scelto la giunta comunale di Marano per la giornata di mobilitazione di giovedì. Non certo l’unica decisione perché l’assise, riunita in seduta straordinaria, ha deciso anche di diffidare il sindaco Iervolino, gli assessori all’Ambiente e la struttura del sottosegretariato all’emergenza rifiuti, a proseguire i riversamenti nella cava. Fermo restando il ribadire «la condanna per la scelta di consentire gli sversamenti di rifiuti “tal quale” nella cava di Chiaiano. Luogo non idoneo – ribadisce la giunta nella sue determinazioni – così come ampiamente dimostrato tecnicamente e scientificamente nell’allegata relazione redatta dagli assessori de Medici e Ortolani, e per di più alla vigilia del pronunciamento del Tar del Lazio la cui seduta è fissata per il prossimo 25 febbraio». Una presa di posizione ferma ma soprattutto istituzionale, secondo il sindaco Salvatore Perrotta (Pd) che ieri pomeriggio a stento riusciva a frenare la rabbia di chi ha saputo tutto solo a cose fatte. «Sono un primo cittadino, dovrei sapere, eppure – attacca – nessuno mi ha detto nulla. Ho saputo solo a cose fatte e stamani quando ho chiesto di entrare in discarica per vedere, per rendermi conto della situazione, mi hanno bloccato l’accesso». Poi rincara: «Non mi hanno fatto entrare. Ma si rende conto?», dice ben sapendo che non ci sarà risposta. Ma il livore del primo cittadino è anche contro il collega di Napoli perché i camion sono entrati via Camaldoli in discarica, bypassando la strada d’accesso naturale che insiste nel suo comune. «Da lì riescono a passare solo con camion piccoli – continua – ma li attendo quando dovranno passare per via Cupa. Ora c’è una strada troppo stretta e ci vorranno mesi per allargarla visto che taglia in due un costone di tufo. E spero solo che i lavori verranno fatti a regola d’arte, altrimenti lì franerà tutto». Il suo è uno sfogo. «Lo sfogo di chi – dice – è stato abbandonato e poi sopraffatto da uno Stato che non ha voluto nemmeno attendere il pronunciamento del Tar del Lazio che è previsto tra pochi giorni». Chiarisce, infine, anche su quelle dimissioni che ieri mattina era pronto a consegnare nelle mani del comitato antidiscarica. «Ci ho pensato. E molto. Ma poi anche in giunta – conclude Perrotta – si è convenuto che con un commissario sarebbe stato molto peggio per Marano». Come si muoverà ora l’amministrazione, è scritto anche nel documento approvato in giunta. «Lottare ma in modo civile e pacifico senza cedere – è scritto nel documento – alle provocazioni ed alle speculazioni di quanti vogliono trasformare un evento già nefasto per la città in opportunità di ribalta nazionale e gloria personale».
ADOLFO PAPPALARDO
Il Mattino il 18/02/09
Scatta l’arresto per chi viola l’area
In base alla legge, la discarica di Chiaiano aperta la scorsa notte è considerata un sito di interesse strategico e, come tale, viene presidiata costantemente dai militari e dalle forze dell’ordine. Secondo le nuove norme, volute dal governo Berlusconi, chiunque tenti di violare l’area verrà arrestato. Linea dura anche nei confronti di chi impedisce il passaggio dei camion per lo scarico dei rifiuti o di chi, in qualche modo, ostacola l’attività della cava che mesi fa ospitava un poligono di tiro.
I camion scaricano nonostante i blocchi
Chiaiano, avanti tutta. I primi camion sono arrivati nella notte tra lunedì e martedì e ora si continuerà a scaricare i rifiuti provenienti da Napoli. Arriveranno una decina di compattatori che porteranno circa 250 tonnellate di spazzatura. Le quantità di rifiuti aumenteranno progressivamente: si potrebbe arrivare fino a un massimo di 700 tonnellate al giorno. Le proteste, che pure ieri pomeriggio sono scoppiate non fermano, dunque, lo staff di Bertolaso che è fermamente intenzionato ad andare avanti avanti e completare il piano annunciato in primavera. Prossime tappe l’apertura del termovalorizzatore di Acerra che dovrebbe avvenire entro il mese di marzo e l’avvio dei lavori nel sito di Terzigno che è invece previsto in tempi rapidi. Dopo settimane di lavoro per completare i lavori, solo all’alba di martedì gli uomini di Bertolaso hanno tirato un primo sospiro di sollievo. La notte più lunga era iniziata poco dopo le 21 quando il capomissione Nicola Dell’Acqua aveva firmato l’ordinanza per l’apertura della discarica. A quell’ora nella zona Nord era tutto tranquillo: conclusa l’ennesima assemblea, la gente del presidio che da mesi si oppone all’apertura del sito, era già tutta a casa. Intanto a Napoli l’Asia preparava i primi dodici camion da dodici tonnellate diretti a Chiaiano. A mezzanotte le luci di palazzo Salerno erano ancora tutte accese e le notizie che arrivavano da Chiaiano erano tutte confortanti. Alle 4 i compattatori sono arrivati alla discarica e cominciavano a sversare. Tutto tranquillo, un solo piccolo problema: i rami degli alberi hanno danneggiato le luci di posizione dei camion. Le prime reazioni arrivano solo con l’apertura degli uffici e delle scuole. Il comitato annuncia l’assemblea del pomeriggio e poi l’arrivo di Beppe Grillo per domenica. Al termine dell’incontro, alcuni gruppi di manifestanti, circa quattrocento, rovesciano i cassonetti e bloccano la circolazione paralizzando il traffico lungo corso Europa. Il sindaco di Marano, Salvatore Perrotta, dal canto suo, annuncia di aver rimesso il proprio mandato, e poi di aver aperto il dibattito in giunta per elaborare un calendario di lotta. In serata proclama per giovedì il lutto cittadino. Di segno opposto la reazione del sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino che dice: «Mi auguro che la situazione si rassereni. C’è stato un lavoro prodromico fatto con attenzione da Bertolaso e certamente ora anche la vigilanza sul sito sarà intensificata. Oltretutto avere una discarica vicino alla città abbatte i costi: per portare l’immondizia dall’ altra parte della regione dovevamo sopportare un costo enorme». Protesta invece Raffaele del Giudice di Legambiente contro quello che chiama blitz notturno, mentre la deputata europea Monica Frassoni, che la scorsa settimana aveva visitato il sito, parla di spregio delle normative nazionali ed europee in materia di tutela ambientale, trasparenza e salute dei cittadini». Proteste anche da Sinistra democratica , rifondazione comunista, comunisti italiani e Verdi.
DANIELA DE CRESCENZO
Il Mattino il 18/02/09
L’impianto di Acerra la prossima tappa.
E ora si stringono i tempi per l’apertura del termovalorizzatore di Acerra. Entro la fine del prossimo mese di marzo è prevista infatti l’inaugurazione della prima linea dell’impianto: una delle tappe fondamentali segnate per l’avvio del ciclo industriale dei rifiuti. Entro marzo, dunque, la prima spazzatura arriverà ad Acerra, più di quattro anni dopo l’apertura del cantiere: i lavori sono stati avviati tra le proteste della popolazione il 17 agosto del 2004. Alla Fibe, l’impresa che aveva cominciato i lavori e che poi è finita nell’occhio della magistratura, è subentrata a novembre la A2A, l’azienda di proprietà a maggioranza pubblica quotata in bosa, che già governa l’inceneritore di Brescia dove viene bruciata anche l’immondizia di Milano. La ditta sta completando le assunzioni dei tecnici che manderanno avanti l’impianto. Sono già terminati intanto molti dei test necessari per accendere i forni. Operazione cui dovrebbe partecipare, come annunciato, il presidente del Consiglio che tornerà, quindi, per la tredicesima volta a Napoli dopo il suo insediamento. La prima è stata il 21 maggio quando il governo ha tenuto in città la sua prima seduta e il premier ha annunciato l’insediamento del sottosegretario Bertolaso e il suo piano per risolvere l’emergenza, a partire dalle dieci discariche che fugurano nella legge 123 e dai quattro termovalorizzatori (poi diventati cinque) che dovrebbero permettere di bruciare anche i sei milioni di balle accumulati in questi anni. Da allora il premier è tornato a Napoli anche più volte nello stesso mese: è stato sempre lui ad annunciare le tappe salienti verso la soluzione dell’emergenza. È arrivato a Napoli in luglio per annunciare l’intenzione di commissariare i comuni che non provvederanno alla raccolta differenziata e lo stanziamento di 526 milioni di euro per risanare i territori avvelenati dalle discariche abusive e non. Il 7 luglio è stata la volta del «presidente spazzino»: Berlusconi in quell’occasione imbracciò la scopa e accennò a spazzare la strada. A novembre, poi, l’annuncio dell’appalto alla A2A. L’ultima visita, quella programmata per il sedici dicembre scorso, era invece saltata a causa del maltempo.
Il Mattino il 18/02/09