Uno dei ragazzi compirà 18 anni a maggio, l’altro sarà maggiorenne a ottobre. Criminali. Il primo è addirittura considerato un capo. Entrambi sono finiti in galera in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip presso il Tribunale per i minorenni, Piero Avallone. Accuse gravi. Con altri quattro complici, tutti più grandi di età e già arrestati su ordine del pm Francesco Valentini, i due minori facevano parte di una gang di Secondigliano che rapinava automobili sulle strade dell’area nord, minacciando con le armi i conducenti, e talvolta anche derubandoli, per poi rivendere le auto a un’altra banda, specializzata nel «cavallo di ritorno», che restituiva la macchina al proprietario in cambio di una tangente. Top secret il nome dei due ragazzi già trasferiti in un carcere minorile, gli altri quattro delinquenti sono Renato Bizzarro, 24 anni, Alessio Donnarumma, 19 anni, Ciro Conte, 24 anni, e Vincenzo Musella, 19 anni. Almeno cinque i colpi messi a segno negli ultimi mesi. La banda di rapinatori era diventata l’incubo delle coppie e degli automobilisti tra il Vomero e i Camaldoli e le strade comprese tra i comuni di Cercola, Sant’Antimo, Mugnano e Villaricca. Agivano armi in pugno. Rapida e brillante l’indagine della sezione antirapina della Squadra mobile, guidata da Massimo Sacco, che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche sia per l’identificazione dei criminali sia per l’attribuzione a ciascuno di essi dei singoli reati. «Audi 3», «Renault Clio», «Ford Fiesta», «Opel Astra». Non sempre auto di lusso, e non sempre costose, nel mirino dei rapinatori. Ogni colpo era preceduto e seguito da una serie di comunicazioni telefoniche anche con un ricettatore, che valutava la macchina prima di chiedere il pagamento del riscatto al proprietario. Ecco la ricostruzione di alcune rapine. 13 dicembre, il colpo a Villaricca. I rapinatori si avvicinarono al conducente di una «Renault Clio» e lo costrinsero, strattonandolo, ad abbandonare l’auto. 23 dicembre, l’assalto a Sant’Antimo. In cinque si avventarono sul proprietario di un’Audi 3 e, minacciandolo con due pistole, lo obbligarono a lasciare la macchina dopo avergli strappato dal polso un orologio «Eberhard classic». Ancora. 30 dicembre, il raid ai Camaldoli. Nel mirino dei rapinatori una coppietta a bordo di un’altra «Renault Clio». L’uomo si rifiutò di obbedire, ma i criminali sfondarono un vetro con il calcio della pistola per vincere le sue resistenze. Rinunciarono al colpo solo per il passaggio di un’altra auto. Infine 16 gennaio, l’assalto a Cercola. Due coppie su un’«Opel Astra». I banditi costrinsero tutti gli occupanti a uscire dalla macchina sotto la minaccia di due pistole e si allontanarono con l’auto e il portafogli di una delle vittime con 25 euro. Tutte le auto rapinate sono state poi restituite ai proprietari dietro pagamento di una tangente. Fondamentale, all’interno della banda, il ruolo dei due minori, che vengono definiti dagli inquirenti «personalità indirizzate alla delinquenza con dispegio delle vittime». Al più giovane dei due, che determinava le strategie operative, il gip attribuisce il ruolo di «guida del gruppo». Il ragazzo aveva carisma, insomma. E ne aveva anche in famiglia, tant’è vero che utilizzava per le comunicazioni con i complici una scheda telefonica intestata al nonno materno e metteva a disposizione della banda, per sopralluoghi e coperture, un’auto ultimo modello di colore nero anch’essa di proprietà del nonno.
ELIO SCRIBANI
Il Mattino il 18/02/09