A Casal di Principe, roccaforte del clan camorristico dei casalesi, hanno sfilato migliaia di persone per ricordare Don Peppino Diana, ucciso 15 anni fa dalla camorra per il suo impegno civile contro le mafie proprio nel paese casertano. Il corteo si è concluso di fronte al cimitero di Casal di Principe, dove sono custoditi i resti del sacerdote ucciso.
La marcia.
A riempire le strade del paese casertano ci sono giovani e anziani delle associazioni antimafia come Libera di don Luigi Ciotti e il Comitato Don Peppe Diana, ma anche i gonfaloni di molti comuni dell’area che hanno deciso di affrontare a viso aperto il principale nemico per lo sviluppo della propria terra: la camorra. Ad aprire il corteo è stato Gennaro Diana, padre di Don Peppe, con molti giovani che esibiscono una maglia con le parole del parroco coraggioso: «Per amore del mio popolo non tacerò».
Anche la città ha mostrato di partecipare alla manifestazione: da molti balconi si sono affacciate cittadini esponendo lenzuola bianche ed applaudendo i manifestanti. Una Casal di Principe stanca di essere identificata con l’omonimo clan dei casalesi, come diceva Don Diana: «Casalesi non è il nome di un clan, ma il nome di un popolo».
Don Luigi Ciotti. E’ stato il promotore dell’iniziativa a Casal di Principe, ha ripetuto come l’insegnamento di Don Diana sia «quanto mai attuale. I Casalesi ancora ci sono, nonostante l’eccezionale lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine. Don Diana diceva che la camorra ha assassinato lo Stato e che noi dovevano far risorgere lo Stato. Diceva che dovevano risalire sui tetti, ed è quello che dobbiamo fare anche oggi. Bisogna capire che la camorra, le mafie, sono un problema nazionale e la vera lotta si fa con i fatti».
«Meno parole e più fatti anche nella Chiesa». Don Ciotti ha rivolto un appello anche alla Chiesa affinchè «tutta la Chiesa respinga le ambiguità». «Serve una linea di fermezza – ha detto il presidente di Libera – bisogna ribadire sempre l’incompatibilità tra l’azione criminale e il Vangelo. Fuori dalla chiesa uomini e donne di mafia. È incredibile che al matrimonio di Totò Riina c’erano tre preti che celebravano la messa».
«La camorra e le mafie sono un’emergenza nazionale». Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo ha partecipato alla manifestazione, accompagnato da studenti dei licei Salvemini di Latina e Volterra di Ciampino gemellate con l’istituto «Carli» di Casal di Principe. «Gli anticorpi della politica per combattere la camorra sono rappresentati dalla capacità di stare in mezzo alla gente – ha detto Marrazzo – I ragazzi del Lazio sono qui con me oggi per dimostrare che la camorra, le mafie, la criminalità organizzata, rappresentano una questione nazionale. Sono rimasto molto colpito dalle lenzuola bianche che sventolavano fuori dai balconi delle case».
Il ricordo della Camera dei deputati. Anche l’Aula della Camera ha ricordato il 15/mo anniversario dell’assassinio di don Giuseppe Diana. A ricordare il sacerdote ucciso dai killer nella chiesa in cui esercitava il suo ministero pastorale è stata Luisa Bossa del Pd, le cui parole sono state sottolineate da un applauso unanime dell’Assemblea. (Il Mattino)

