Un immobile a Castelvolturno, il suo acquisto formalizzato forse attraverso un’asta giudiziaria e un incontro misterioso nelle ultime ore di vita. È su questi tre punti che si concentra l’attenzione degli inquirenti impegnati nelle indagini sull’omicidio di Roberto Landi, il biologo assassinato e poi sepolto sotto un metro di sabbia sul litorale di Licola. L’indagine dei carabinieri, coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Alessandro Pennasilico e affidata al pubblico ministero Elena Parascandolo, ha imboccato una direzione precisa: la causale del misterioso delitto andrebbe ricercata nella vendetta ordita da qualcuno che si era visto sottrarre un affare. Un affare lecito, con ogni probabilità si tratta dell’acquisto di una casa che si trova nel territorio di Castelvolturno, portato a termine dall’ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Villaricca, che questa mattina vivrà una giornata di lutto cittadino in coincidenza con i funerali di Landi, previsti alle 11. Cautela, per il momento, viene invece espressa dagli investigatori – su una possibile matrice camorristica dell’omicidio. L’autopsia, che si è svolta ieri presso l’obitorio del Policlinico federiciano, ha confermato che Landi è stato ucciso con tre colpi di una pistola calibro 7,65. Ma l’esame del medico legale ha aggiunto un tassello agghiacciante alle indagini: oltre ai due proiettili che hanno raggiunto il torace, la vittima è stata finita con il colpo di grazia, esploso a bruciapelo alla testa. Particolare, questo, che induce gli investigatori a ritenere che si sia trattata di una vera e propria esecuzione. Altro mistero: mancano alcuni effetti personali della vittima, che sicuramente è stata uccisa altrove e poi trasportata in auto sulla spiaggia di Licola. Non si trovano più il suo telefono cellulare e il portafogli. Indagini sono in corso per ricostruire tutti i tracciati delle chiamate in entrata e in uscita, oltre agli sms. C’è poi un altro aspetto importante della vicenda sulla quale sono in corso approfondimenti. Nelle ultime ore i carabinieri hanno ascoltato una persona che viene indicata come una delle ultime che avrebbe incontrato Landi, mercoledì mattina: si tratta di un intermediatore immobiliare che opera tra Qualiano, Villaricca e Giugliano. L’uomo avrebbe confermato la circostanza dell’incontro con Landi, precisando di essere rimasto con lui per circa un’ora, prima di lasciarlo, sempre a Villaricca. Dunque la pista al momento più accreditata per questo delitto porta verso Castelvolturno. «Chi ha materialmente commesso l’omicidio – spiega un investigatore – ha comunque commesso delle ingenuità. Anche quando si è disfatto del cadavere: o aveva molta fretta o ha dimostrato di avere poca esperienza». Nessuno, qui a Villaricca, ha ancora metabolizzato la tragedia che ha colpito la famiglia di un imprenditore che riusciva a farsi voler bene da tutti. Mazzi di fiori sono stati lasciati da comuni cittadini all’esternod el centro diagnostico che dirigeva, a due passi dall’ abitazione della villa di famiglia. Parole unanimi, tra i suoi ex colleghi dell’amministrazione e del Consiglio comunale. – «Roberto – dice Francesco Guarino, capogruppo del Pdl – era del tutto estraneo ad ambienti che potrebbero minimamente definirsi sospetti. Non riusciamo a comprendere i motivi che lo hanno portato verso questa tragica fine». Il sindaco Raffaele Topo non esita a parlare di «emergenza civile» e invoca un riscatto sociale e morale, accompagnato da misure capaci di sostenere l’impegno profuso dall’amministrazione. Per Raffaele Cacciapuoti, capogruppo Udc in Consiglio comunale, «Roberto Landi era un uomo al di sopra di ogni sospetto. Negli ultimi tempi aveva dedicato il proprio tempo alla candidatura per le Provinciali. Ci credeva molto, e l’avrebbe sicuramente ottenuta, nonostante le voci infondate che indicavano dissidi interni al partito». (ha collaborato Monica D’Ambrosio)
Giuseppe Crimaldi
Il Mattino il 25/04/09
Il dolore dei fratelli: a noi non aveva detto niente
Il dolore di un intera città si ferma a via Enrico Fermi. Qui, alla confluenza dell’incrocio con via Leonardo da Vinci, a due passi dalla clinica Majone, c’è il centro diagnostico di cui era titolare Roberto Landi. E sempre qui si guardano i cancelli di due belle ville patrizie, circondate da giardini curati: la casa dei genitori, dove oggi vive un fratello docente di medicina legale all’Università, e di una sorella del padre. All’esterno del laboratorio – che anche ieri è rimasto chiuso, in segno di lutto – qualcuno ha lasciato dei biglietti. Messaggi che recano le firme di gente che conosceva bene Landi. «Chi ti ha tolto la vita non è degno di essere chiamato uomo – si legge sul biglietto lasciato da Maria – ma solo verme. Roberto, eri l’uomo più buono al mondo». Su un altro foglietto bianco si legge un messaggio che è anche un invito al riscatto della gente di Villaricca: «Vogliamo nutrire la speranza che ciò che è accaduto trovi nella cittadinanza la giusta reazione…». Al di là del cancello verde della palazzina liberty dove abita Antonio Landi, fratello maggiore della vittima, l’andirivieni è continuo. Inarrestabile la folla di gente che entra per far sentire la propria vicinanza alla famiglia. Occhi lucidi e abbracci. «Roberto era una persona solare – dice al “Mattino” Antonio, anche lui biologo – Non aveva segreti, era un uomo pieno di interessi, eclettico». A chi gli chiede se ha notato qualcosa di strano nei comportamenti del fratello, Antonio replica in maniera determinata. «No, assolutamente. O meglio, forse solo negli ultimi giorni mio fratello appariva pensieroso, ma questa è una sensazione che oggi provo sapendo quel che è successo. Sulle prime non ci avevo fatto caso, almeno non più di tanto». Arriva un diniego anche quando le domande iniziano a puntare quella maledetta pista dell’affare immobiliare che potrebbe essere stata la causa della tragica fine dell’ex assessore comunale. Possibile che avesse acquistato una casa senza dir nulla a nessuno dei suoi cari? «No – risponde Landi – se ci riferiamo all’acquisto di un immobile fatto attraverso un’asta giudiziaria non posso che ribadire che non ce ne aveva mai parlato». Due giorni fa però, dopo aver appreso del ritrovamento del corpo sul litorale di Licola, i fratelli hanno iniziato a esaminare tra le carte e i documenti custoditi dalla vittima. «Di quella compravendita – aggiunge ancora il medico – abbiamo saputo solo allora. All’interno di una cartellina azzurra c’erano gli atti di acquisto dell’immobile». Tutto questo aggiunge inevitabilmente sgomento alla disperazione, alla consapevolezza di aver perso un fratello. Una persona buona. «Uno che ha sempre fatto del bene al prossimo», come dice l’ultimo biglietto anonimo lasciato da qualcuno all’esterno del centro diagnostico. giu.cri.
Il Mattino il 25/04/09