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martedì, Luglio 2, 2024
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PRESO IL BOSS FRANCESCO MALLARDO, I GIORNALI DEL 30 AGOSTO 03

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Mallardo in manette dopo aver forzato un posto di blocco a Nola

Preso il superboss delle evasioni




Il superlatitante Francesco Mallardo, boss della camorra specialista in evasioni dagli ospedali, è stato arrestato dalla polizia al termine di un movimentato inseguimento sull’A30, nel Nolano, durante il quale sono rimasti feriti anche due agenti. Mallardo è un nome di rilievo nella geografia della camorra. Nel ’92, era stato scoperto insieme con il boss Gennaro Licciardi. Dopo l’arresto del 2000, Mallardo aveva ottenuto, per problemi di cuore, gli arresti in una casa di cura di Pinerolo, da dove però era evaso per la seconda volta. Soddisfazione per l’arresto è stata espressa dal ministro dell’Interno Pisanu e dal presidente dell’Antimafia Centaro.




Catturato il boss Mallardo, tornava dalle ferie



di LUISA RUSSO



Il cerchio s’è chiuso al Km 12,500 dell’autostrada Napoli-Bari quando, acquisita la certezza che alla guida dell’auto c’era proprio Francesco Mallardo, la polizia ha intimato l’alt. Il camorrista – che rientrava dalle vacanze con moglie, figlie e due nipotini – ha finto di fermarsi, poi ha premuto il piede sull’acceleratore tentando una fuga a 180 chilometri all’ora incurante del pericolo che correvano i familiari. Finchè – dopo che un’altra pattuglia l’aveva indotto a rallentare – un sol colpo di pistola, centrando una gomma, non l’ha costretto a fermarsi.
È finita così la latitanza di uno dei cinque boss tra i più pericolosi della camorra e inserito nella lista del Viminale dei trenta super-ricercati d’Italia. Nativo di Giugliano, il grosso comune ex agricolo a nord di Napoli, arruolato nella mala cittadina, svezzato nella guerra tra cutoliani e Nuova Famiglia, passato attraverso la mala imprenditoriale degli anni Ottanta, la vita di «Ciccio ’e Carlantonio» – 52 anni – s’intreccia con trent’anni di cronache della camorra: è il personaggio più carismatico dell’Alleanza di Secondigliano che, dopo un tentativo d’espansione su tutta la città (Quartieri compresi) appare ora in declino per la scomparsa di vari boss – morti o arrestati – e per la ribellione della mala del centro storico che ultimamente sembra essersi aggregata (da quando è tornato libero) attorno al pregiudicato Giuseppe Misso del rione Sanità.
Un duro colpo alla camorra. Ancora una volta un colpo messo a segno dalla Squadra Mobile, diretta dal dottor Giuseppe Fiore, e in particolare anche da quella stessa sezione catturandi che guidata dal vicequestore Andrea Vitalone non molti mesi fa aveva messo le manette (tra l’altro) a un’altra «primula rossa» della mala organizzata, Maria Licciardi – sorella ed erede del boss Gennaro «a scigna» di Secondigliano morto nel 1993 – che con Mallardo e Contini costituisce la troika a capo dell’Alleanza. Della quale adesso resta libero soltanto Contini (già arrestato e poi fuggito dopo essere stato rimesso in libertà nel 2001).
Un’ulteriore dimostrazione delle eccellenti professionalità che ci sono nella polizia. Tra i primi a congratularsi col questore Franco Malvano, i colleghi dei carabinieri, il prefetto. «Un risultato raccolto dopo un intenso lavoro investigativo e forme accurate di controllo del territorio a Napoli», ha sottolineato il ministro degli interni Pisanu, «dove è ancora in atto un’operazione ad Alto impatto che continuerà finchè sarà utile». Nessun calo d’attenzione v’è mai stato nel contrasto alla criminalità, ha commentato il sottosegretario Mantovano: «La guerra contro la delinquenza organizzata ha registrato oggi una battaglia vinta grazie alla vigilanza delle forze di polizia, nei cui riguardi il Governo non finirà mai di manifestare riconoscenza».
Risultati positivi che «si ottengono anche per la forte pressione che viene esercitata tutti i giorni in sintonia con carabinieri e finanza», secondo il questore Malvano, che ha portato a esempio alcuni dati dell’operazione Alto impatto: nei primi tre mesi controllate 357mila persone, 1700 arresti. Queste le direttrici su si è mosso dal suo arrivo: più controllo del territorio, più impegno nelle attività investigative in collaborazione con la Procura, latitanti, indagini patrimoniali. Nei primi sei mesi del 2002 furono sequestrati beni per 12 milioni 400mila euro (e confiscati per 8 milioni); nei primi sei mesi di quest’anno sequestrati beni per 36 milioni di euro (e confiscati per 10 milioni). «Il contrasto che paga di più, nei confronti della delinquenza organizzata, è quello di depauperarla per evitare che i boss continuino a costituire un esempio per alcuni giovani. Un’attività», ha aggiunto Malvano, «che serve anche a riequilibrare il mercato, inquinato da illeciti arricchimenti e concorrenza sleale». E nel campo delle estorsioni, denunce e arresti si sono quadruplicati, a conferma di un impegno che produce maggiore fiducia nelle Istituzioni.



«È lui, è lui: così è scattato il blitz»

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«Era mezzanotte quando nel Nolano abbiamo intercettato una delle auto, una Multipla, che potevano essere nella sua disponibilità». Parla uno dei poliziotti che, col dirigente della Mobile Giuseppe Fiore e col responsabile della sezione catturandi Andrea Vitalone, hanno catturato Mallardo. «Eravamo più pattuglie, a quel punto era necessario avere la certezza che fosse proprio l’uomo che cercavamo». A bordo di un’auto-civetta c’era un agente che lo conosceva per averlo già arrestato. «L’ha affiancato come se volesse superarlo, ci ha confermato: è lui». A quel punto l’Alt e il tentativo di fuga del camorrista che nel riprendere la corsa ha urtato due agenti (feriti lievemente a un braccio e a una gamba) incurante dei rischi per i familiari, le figlie adolescenti e due bambini di 8-10 anni che aveva a bordo. La polizia l’ha inseguito avendo cura di non provocare incidenti, poi una delle pattuglie superatolo l’ha costretto a rallentare: un colpo di «calibro 9» di uno dei poliziotti che seguivano ha centrato una delle gomme posteriori, che s’è sgonfiata lentamente, lasciandolo Ko. Un risultato raggiunto a conclusione un’intensa attività di investigazione pura, pedinamenti, appostamenti, continui ricambi di mezzi e personale per non destare sospetti, protrattasi anche a luglio e agosto (mentre il boss girava tra il Lazio e il Salernitano). «I latitanti non commettono grossi errori ma non rinunciano a incontrare parenti o amici, hanno necessità di contatti»: trovandoselo davanti, il capo della Mobile ha fatto notare a Mallardo che non aveva esitato a mettere a rischio la vita dei figli. «Piuttosto che mettere a repentaglio l’incolumità dei familiari», ha detto il dottor Fiore, «noi avremmo preferito perderlo».
l. ru.




Già evaso due volte dall’ospedale



La storia criminale dei Mallardo – il boss e i suoi fratelli – inizia il 2 agosto 1967 quando il padre Domenico, piccolo contrabbandiere, in un caldo pomeriggio viene assassinato sull’uscio della propria casa a Giugliano. «Voci» di mala attribuiscono l’esecuzione ai figli del boss Alfredo Maisto, poi assassinati l’uno dopo l’altro, negli anni, senza che sia mai stata accertata la verità, nonostante numerosi processi. Negli anni Settanta Francesco Mallardo è inserito nella mala napoletana (secondo alcuni «pentiti» partecipò con i Giuliano di Forcella al rapimento di Gianluca Grimaldi). Lui non s’è mai pentito e la sua voce non è quasi mai comparsa neanche in intercettazioni telefoniche.
A fine anni Ottanta molti gruppi criminali napoletani erano già schierati con Cutolo e Carmine Alfieri quando Gennaro Licciardi di Secondigliano ebbe l’idea di creare una terza forza onde evitare che la mala del Vesuviano s’impadronisse della città. E non poteva non tener conto di Francesco Mallardo, sia per la vicinanza territoriale sia perchè era il cognato del boss del Vasto Eduardo Contini (hanno sposato due sorelle). Nel 1990 l’«Alleanza» Licciardi-Contini-Mallardo era già operante, tentando d’estendere poi la sua supremazia sul resto della città.
Mallardo fu arrestato il 23 marzo 1992 (quasi in contemporanea con Gennaro «’a scigna» di Secondigliano, poi morto nel ’94). Ma ottenuta, per problemi cardiologici, una misura alternativa, nel settembre ’99 fuggì dall’ospedale di Giugliano dov’era ricoverato. Preso di nuovo dalla polizia il 15 aprile 2000, di nuovo fuggì, dopo aver ottenuto un regime di detenzione alternativa, nell’ottobre 2002 da un ospedale di Torino.
l. ru.




Siulp: arresti nonostante le carenze



Per il segretario Siulp, Antonio Ascione, l’operazione che ha portato alla cattura è un «risultato conseguito nonostante le gravissime carenze che pesano sulle forze dell’ordine napoletane, merito dell’abnegazione dei nostri colleghi, della nuova attenzione al controllo del territorio voluta dal questore Malvano». Ricorda però che Mallardo s’era «allontanato da un ospedale cui era stato affidato dal giudice di sorveglianza. Abbiamo grande rispetto per la magistratura, ma esprimiamo sconcerto per provvedimenti che rendono incerta la pena e creano pericolo per l’incolumità dei cittadini e dei poliziotti».




LE INDAGINI DELLA DDA


Le indagini della Procura serve un clima disteso: quale che sia la sua decisione, il Csm risolva presto il caso Cordova»


di GIUSEPPE CRIMALDI


«La cattura di un personaggio del calibro di Mallardo è la dimostrazione che non vi sono latitanti imprendibili e introvabili. Complimenti al questore di Napoli e alla polizia per la capacità di dare maggiore fiducia ai settori produttivi della città». Il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Roberto Centaro, è stato tra i primi a complimentarsi con il ministro dell’Interno Pisanu per la cattura della primula rossa della camorra.
Un duro colpo per la criminalità organizzata, questo arresto.
«Credo proprio di sì. È un grosso risultato, anche se naturalmente rappresenta solo un passo avanti nella lotta ai clan della camorra».
La polizia ha lavorato bene. E qualcuno, ora, sottolinea ancora l’importanza di aver mandato rinforzi a Napoli. Che ne pensa?
«L’operazione ”Alto impatto” deve proseguire perché garantirà risultati sulla lunga distanza e darà certamente più fiducia ai cittadini, anche in virtù della maggiore presenza dei rappresentanti delle forze dell’ordine. Con gli uomini di ”Alto impatto” si ha inoltre la possibilità di avere un contingente di manovra utile a fronteggiare eventuali emergenze, anche improvvise, sul territorio. E poi va sottolineato che gli uomini della Squadra mobile di Napoli hanno potuto bene operare proprio perché non erano distratti da altri compiti su strada, dedicandosi in questo modo anche al lavoro di intelligence».
Ora per Mallardo si apre un nuovo capitolo giudiziario.
«E mi auguro che la magistratura non conceda altri permessi a Mallardo, viste le sue precedenti fughe. Su Napoli comincia a tirare un’aria nuova e sono certo che vi sarà una competizione virtuosa da parte delle altre forze dell’ordine».
A Napoli, in Procura, si continua a vivere un clima di tensioni e fibrillazioni interne. Può questa situazione incidere sul lavoro dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia?
«Non entro nel merito di questa vicenda. Ma mi auguro che il Consiglio superiore della magistratura risolva in tempi strettissimi la vicenda che riguarda il capo dell’Ufficio. In un modo o nell’altro: per il bene di tutti, ma soprattutto nell’interesse della giustizia».


IL MATTINO –30 AGOSTO 2003 edizione nazionale pag. 33





Finisce la fuga di uno dei cinque più temuti boss della camorra, tra i 30 più ricercati d’Italia

Arrestato il superlatitante Mallardo

Malato di cuore, era evaso per la seconda volta da un ospedale




NAPOLI – Si sentiva tranquillo Francesco Mallardo, figlio di un contrabbandiere di sigarette, due evasioni sulle spalle, un cuore che fa i capricci, un ruolo di primo piano nell’Alleanza di Secondigliano, cioè nella camorra che conta. E per questo si era preso il lusso, per uno considerato tra i cinque camorristi latitanti più pericolosi e inserito dal Viminale nella lista dei trenta super ricercati d’Italia, di andare in vacanza con moglie e figlie a poche decine di chilometri da quello che era il suo regno. Ma «Ciccio ‘e Carlantonio», così lo chiamava la sua gente, 52 anni e i capelli ormai brizzolati, non ha considerato che chi lo cercava, dall’ottobre dell’anno scorso quando scappò per l’ultima volta da una clinica di Pinerolo, in Piemonte, dove era detenuto, in vacanza non c’è andato, passando le calde giornate d’agosto ad appuntare ogni minimo spostamento dei suoi familiari. E così la notte di giovedì la polizia napoletana ha chiuso il cerchio sull’autostrada Salerno-Caserta, la A30, al chilometro 12,500 mentre il boss rientrava con la moglie e le tre figlie di 29, 18 e 17 anni dalle ferie, come tanti italiani. Un’indagine vecchio stampo, agevolata sì dalle diavolerie elettroniche che la tecnologia mette oggi a disposizione ma fatta, soprattutto, di lunghi appostamenti, pedinamenti, continui ricambi di personale per non destare il benchè minimo sospetto. Quando Mallardo è stato intercettato sull’autostrada – a seguire la Multipla c’erano tre automobili che si alternavano nel pedinamento – gli agenti della squadra mobile napoletana hanno prima affiancato l’autovettura e solo quando sono stati sicuri che a bordo ci fosse proprio il boss hanno deciso di intervenire. Altrimenti l’operazione sarebbe stata rimandata, i familiari ancora pedinati, fino a quando non si sarebbe arrivati a lui. Come d’altronde era già avvenuto spesso nei giorni scorsi, quando erano state seguite tutte le possibili vetture che Mallardo avrebbe potuto utilizzare. All’alt degli agenti, «Ciccio ‘e Carlantonio» ha finto di fermarsi. Quando però i poliziotti sono scesi dall’autovettura ha dato un colpo di acceleratore ed è scappato, ferendo lievemente i due uomini della mobile e mettendo a rischio la vita delle sette persone che erano in auto con lui (oltre alla moglie e alle figlie c’erano un ragazzo e altre due donne). L’inseguimento, durato non più di cinque minuti a 180 km orari, si è concluso dopo 10 km quando un colpo di pistola sparato dagli agenti ha bucato la gomma posteriore destra della Multipla. Quando è stato bloccato, Mallardo non era armato ma aveva già fatto in tempo a disfarsi di alcune carte, forse dei documenti falsi, gettandole dal finestrino e che non sono state recuperate. In tasca aveva soltanto pochi euro. In questura il boss ha cercato, forse nel modo peggiore, di giustificare il suo tentativo di fuga e l’investimento degli agenti: «Non mi ero accorto che erano poliziotti – ha detto agli investigatori – temevo si trattasse di una rapina». Niente complimenti agli investigatori, dunque, come usava la vecchia mala. Così al residuo di pena per associazione a delinquere e al nuovo ordine di custodia cautelare per associazione di stampo mafioso, si è aggiunta l’accusa di tentato omicidio. «Cicco ‘e Carlantonio» era stato in vacanza nel Salernitano, probabilmente cambiando spesso località e spostandosi anche nel basso Lazio. Ma come tutti i camorristi che si rispettino non aveva potuto fare a meno di rimanere vicino alla famiglia. La scorsa notte, lungo l’autostrada mentre tornava a casa, era ancora vestito da mare, «appesantito» rispetto all’ultima volta che era stato beccato. La latitanza, insomma, non l’aveva certo trascorsa tra stenti e difficoltà. L’impegno, la professionalità e la costanza, alla fine pagano. E ora, nella lista, ne restano quattro. È soddisfatto il questore di Napoli, Franco Malvano, al termine dell’operazione che ha portato in carcere Ciccio Mallardo. Felice per il lavoro fatto dai suoi uomini, per le tante giornate spese senza raccogliere nulla e per i complimenti arrivati dal ministero, dai politici e anche dai carabinieri. «È un arresto importante che premia il grande impegno e la professionalità dei poliziotti – ha detto in una conferenza stampa attorniato dai suoi uomini – un impegno che portiamo avanti tutti i giorni in sinergia con tutte le forze dell’ordine e che alla fine paga». «Abbiamo dato una lezione di tecnica operativa – ha aggiunto – e nessuno si è fatto male nonostante le difficoltà e la presenza di altre persone tra cui alcune giovanissime». Il questore ha ribadito che se gli agenti avessero dovuto rischiare troppo per catturare Mallardo mettendo a repentaglio la vita delle figlie, avrebbero lasciato stare. Malvano ha poi raccontato che proprio ieri mattina c’era stato una sorta di segnale premonitore: su un quotidiano locale era apparso un articolo in cui si indicavano i camorristi più pericolosi ancora liberi e quando con i suoi uomini lo aveva letto, qualcuno aveva commentato «forse cade una testa». Dodici ore dopo Mallardo era in questura. «Ora ne mancano quattro – ha detto sorridendo – e speriamo diventino tre».


GAZZETTA DEL SUD sabato 30 agosto 2003 – resoconto ansa






Camorra, in manette super-latitante

E’ Francesco Mallardo, uno dei 30 ricercati eccellenti d’Italia. Ritenuto uno dei boss dell’Alleanza di Secondigliano, è stato bloccato dopo un inseguimento



Era ricercato dall’ottobre dello scorso anno, da quando, cioè, era riuscito ad evadere da una casa di cura di Pinerolo, nel Torinese. Li era finito a causa dei suoi problemi di cuore. Gli stessi che qualche mese prima gli avevano permesso di fuggire da un altro ospedale, quello di Giugliano.
Ha dunque due evasioni alle spalle Francesco Mallardo, il boss della camorra arrestato dopo un breve inseguimento in autostrada. Tornava dalle vacanze. Era a bordo di una Multipla assieme alla moglie e alle tre figlie di 29, 18 e 17 anni. Tornavano dalle ferie e avevano scelto la partenza notturna. Al momento dell’arresto percorrevano l’autostrada A30, la Salerno-Caserta. Era uno dei trenta super ricercati d’Italia.
Quando Mallardo è stato intercettato sull’autostrada, – a seguire la ‘Multipla’ c’erano tre automobili che si alternavano nel pedinamento – gli agenti della squadra mobile napoletana hanno prima affiancato l’autovettura e solo quando sono stati sicuri che a bordo ci fosse proprio il boss hanno deciso di intervenire. Altrimenti l’operazione sarebbe stata rimandata, i familiari ancora pedinati, fino a quando non si sarebbe arrivati a lui.
All’alt degli agenti, Ciccio ‘e Carlantonio ha finto di fermarsi. Quando però i poliziotti sono scesi dall’autovettura ha dato un colpo di acceleratore ed è scappato, ferendo lievemente i due uomini della mobile e mettendo a rischio la vita delle sette persone che erano in auto con lui (oltre alla moglie e alle figlie c’erano un ragazzo e altre due donne). L’inseguimento, durato non più di cinque minuti a 180 km orari, si è concluso dopo 10 km quando un colpo di pistola sparato dagli agenti ha bucato la gomma posteriore destra della Multipla.
Malalrdo, conosciuto con il soprannome di ‘Ciccio e’ Carlantoniò è un nome di rilievo nella geografia della camorra: è ritenuto uno dei boss dell’alleanza di Secondigliano, crocevia di clan non solo di località e periferie campane, ma dello stesso centro storico di Napoli.
Particolarmente movimentato fu il suo arresto ad aprile del 2000, in un cascinale tra Giugliano e Qualiano: Mallardo si trovava a tavola con altre 12 persone, quando il pranzo fu rovinato dall’ irruzione della polizia. ‘Ciccio e’ Carlantoniò finse di avere un attacco di cuore: aveva avuto un infarto nel carcere di massima sicurezza di Parma che gli aveva consentito di ottenere gli arresti presso l’ospedale di Giugliano prima di darsi alla latitanza nel marzo del ’99. In quel vertice (furono arrestati anche il fratello Feliciano e Patrizio Bosti, esponente del clan Contini) svoltosi nell’ abitazione del titolare di una trattoria, incensurato, si stava facendo il punto dopo il sequestro di dieci società immobiliari e commerciali per un valore di un centinaio di miliardi di lire nelle quali erano stati investiti i proventi delle attività illecite.
Mallardo, all’ alt degli agenti, ha finto di fermarsi. Poi, però, ha accelerato. Due poliziotti sono stati investiti. Dagli agenti sono partiti alcuni colpi di pistola: uno di essi ha raggiunto una gomma dell’ auto. Che ha sbandato e, dopo aver percorso alcune decine di metri, si è fermata.
“E’ un arresto importante che premia il grande impegno e la professionalità dei poliziotti – ha detto il questore di Napoli, Franco Malvano – un impegno che portiamo avanti tutti i giorni in sinergia con tutte le forze dell’ordine e che alla fine paga”. “Abbiamo dato una lezione di tecnica operativa – ha aggiunto – e nessuno si è fatto male nonostante le difficoltà e la presenza di altre persone tra cui alcune giovanissime”. “Ora ne mancano quattro – ha detto sorridendo – e speriamo diventino tre”.
“L’arresto del camorrista Francesco Mallardo è un risultato molto importante”, ha detto il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. “Si tratta di un colpo ulteriore – spiega – che si infligge alla camorra e di un risultato che si raccoglie dopo un intenso lavoro investigativo e forme accurate di controllo del territorio a Napoli, dove è ancora in atto un’operazione ad alto impatto che vede un consistente aumento di uomini delle forze dell’ordine dispiegati nella città e nell’hinterland. I risultati di questa operazione si vedono”.



IL NUOVO.IT 29 AGOSTO 2003, ORE 8:50, ultimo aggiornamento alle ORE 14.50 – http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,186856,00.html





Camorra catturato superboss

Francesco Mallardo era uno dei capi del cartello di cosche che dominava Napoli e provincia. Il latitante tornava dalle vacanze con moglie e figli Dopo una rocambolesca fuga in autostrada si è arreso agli agenti di polizia che da tempo erano sulle sue tracce. In passato era evaso due volte




Da Napoli per «L’Avvenire» Valeria Chianese


Tornava dalle vacanze Francesco Mallardo, uno dei 5 superlatitanti di camorra e tra i 30 maggiori ricercati d’Italia, quando è stato bloccato sull’A 30 Caserta-Salerno, all’altezza dello svincolo per Nola, dagli agenti della “Sezione Catturandi” della Questura di Napoli.
La Fiat Multipla guidata da Mallardo, che viaggiava con la moglie, due figli e un nipote, bambini tra gli otto e i dieci anni, era pedinata da cinque pattuglie e preceduta da un’auto civetta della sezione Catturandi. Questa ha costretto Mallardo a rallentare. Gli agenti che occupavano sono quindi scesi con le pistole in pugno: in quel momento Mallardo, che aveva finto di arrendersi, ha accelerato investendo di striscio i due poliziotti che, nonostante fossero feriti hanno aperto il fuoco mirando alle gomme della Multipla mentre le altre auto della squadra mobile la inseguivano. Da terra un agente ha centrato una delle gomme posteriori facendo sbandare la Multipla e costringendo Mallardo a fermarsi. Pochi attimi dopo i poliziotti lo hanno circondato mettendo fine alla sua latitanza. Illese le persone a bordo dell’auto.
Il camorrista, ammanettato, condotto in Questura ha tentato di giustificare la fuga dicendo di aver temuto che si trattasse di una rapina. È stato trasferito in un carcere di massima sicurezza. Le indagini della squadra mobile continuano per verificare l’attività svolta in questi mesi di latitanza da Mallardo, che si è mosso specialmente tra Campania e Lazio.
Mallardo, 52 anni, noto come “Ciccio ‘e Carlantonio”, a capo di una delle più potenti cosche di Giugliano, è ritenuto, con Piero Licciardi, la sorella Maria e Eduardo Contini, il capo del cartello “Alleanza di Secondigliano”, la cupola che da anni domina Napoli e parte della provincia. Mallardo è imputato in diversi processi, tra i quali quello per il sequestro del figlio dell’armatore Grimaldi. Nel ’92 fu sorpreso con Gennaro Contini, allora capo della camorra. Qualche anno dopo un infarto nel carcere di massima sicurezza di Parma gli aveva consentito di avere gli arresti presso l’ospedale di Giugliano da cui si diede alla latitanza nel marzo del ’99. Arrestato nuovamente nell’aprile del 2000 in un cascinale tra Giugliano e Qualiano, Mallardo aveva ottenuto, per i suoi problemi di cuore, gli arresti in una casa di cura di Pinerolo, nel Torinese, da dove però era evaso.
L’arresto di Mallardo rientra nell’operazione Alto Impatto che in Campaania quest’estate ha visto 357mila persone controllate e 1700 arresti. I “rallegramenti più vivi” per l’arresto del camorrista sono stati espressi al questore di Napoli Franco Malvano dal sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano


L’AVVENIRE – 30 AGOSTO 2003





PRESO IL BOSS MALLARDO, PRINCIPE DELLE EVASIONI



di Michele A.Giordano

Napoli. «Ho una fitta al petto »ha ripetuto il boss caduto in trappola. La stessa frase di tre anni fa,quando fu arrestato durante un summit.Allora,il suo cuore malandato gli permise di farsi trasferire in una clinica di Pinerolo (Torino)di evadere per la seconda volta da una struttura sanitaria.Ma ieri il capoclan Francesco Mallardo, tra i cinque camorristi ricercati più pericolosi,inserito nella lista dei trenta superlatitanti d ’Italia,non è riuscito ad evitare il carcere. Rientrava dalle ferie con la famiglia. Un controesodo fatale per il padrino dell ’”Alleanza di Secondigliano”. Si è arreso quando un proiettile ha bucato una gomma d lla Fiat Multipla,lanciata a 180 all ’ora. Cinquantadue anni,”Ciccio ‘ Carlantonio”,figlio di un contrabbandiere di sigarette, Mallardo ha scalato l gerarchie criminali gestendo un clan che da Giugliano,la roccaforte a nord di Napoli, gli ha consentito di entrare nel gotha della camorra.E ’ uno dei leader dell ’”Alleanza”che, con i boss Licciardi,Contini e Lorusso, ha dominato lo scenario criminale degli ultimi anni e che oggi deve fare i conti con i rivali napoletani del gruppo Mazzarella-Misso-Pirozzi-Sarno. Mallardo tornava da una latitanza dorata al mare.In auto con lui la moglie,tre figlie di29,18 e 17 anni,un ragazzo altre due donne.Il bagagliaio era zeppo di borsoni,ma non c ’erano le sue valigie.La tecno-
logia ha propiziato il successo della questura di Napoli;un premio alla perseveranza nel pedinare per mesi la moglie e i tre figli del capoclan. Tra le auto civetta della Mobile si alternavano all ’inseguimento della Multipla sull ’A30, Caserta-Salerno,quando il questore Franco Malvano ha dato l ’ok.Una pattuglia ha affiancato la vettura,l ’agente in borghese ha fatto segno di accostare. Mallardo si è fermato nella corsia d ’emergenza poi è ripartito a razzo,ferendo lievemente due poliziotti. L ’inseguimento è durato cinque minuti. Mallardo ha gettato dal finestrino alcune carte, forse documenti falsi. Nell ’auto non c ’erano armi,il boss era senza scorta.«Temevo fosse una rapina, erano in borghese »ha tentato di giustificarsi.


IL SECOLO XIX – 30 AGOSTO 2003

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