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Ad Aversa un progetto industriale moderno che aiuta ad uscire finalmente dal sommerso

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Mattino – 07 aprile 2000





di
Enzo Ciaccio



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Le otto Torri color crema e burro guardano il mare senza barche né vita. Mare morto, questo di Castelvolturno. Perché nessuno, nemmeno il mare, immenso e potente, resta vivo se a governarlo è per troppo tempo il Malaffare. D’Alema arriva alla darsena di Villaggio Coppola quando il cielo, terso e luminoso, trasfigura i contorni e fa sembrare piacevole perfino questo luogo di illegalità e disonore, altrimenti mostruoso, come pochi altri pochi al mondo. Il commissario di Governo, Ciclosi, dice che “le torri sono un simbolo. Di abusivismo e prepotenza”.E che andranno giù. E che sarà lo Stato, che qui si rifà vivo dopo la lunga latitanza, ad abbatterle per creare un grande, accogliente porto turistico, il più grande del Mezzogiorno, che produrrà turismo di qualità e quindi benessere e ricchezza.Giù le torri, evviva. peccato che ormai sono abitate solo da una quindicina di famiglie, perché le altre sono già scappate via. Andranno giù quei mostri, e meno male. Ma sarà – dicono – l’unico fra i tanti, innumerevoli mostri realizzati in quest’area a finire in polvere come un castello di carte. Parla Andrea Losco, presidente della Regione Campania. E ringrazia il premier. Anche D’Alema ringrazia: gli amministratori locali, che non hanno avuto paura dei boss, e i magistrati, che molti fra quei boss li hanno ficcati in galera. ” Questo litorale – annuncia il presidente del Consiglio – potrebbe diventare stupendo e fonte di diffusa occupazione. Ma ciò non accadrà, se prima per esempio non risaniamo questa immensa pineta, oggi ricettacolo di prostituzione e droga, e se non consolidiamo la legalità in tutti i gangli della vita sociale”. Dare coraggio ai cittadini onesti, stimolare partecipazione e consenso, convincere che quando arriva lo Stato si vive meglio e meglio si sviluppa il progresso e il benessere: “Ecco – dice D’Alema – ecco i motivi per cui oggi sono qui, in questa terra famosa per i nomi inquietanti dei suoi capi camorra, e che invece vogliamo far diventare famosa per la sua capacità di riscattarsi dal male” Infine l’appello alle imprese: ” Lo Stato non vi lascerà soli – dice – ma voi venite con coraggio ad investire in quest’area: l’erba sana scacci quella cattiva. per sempre”. La mattinata scorre, la mattinata sarà intensa. E sarà anche ricca di dichiarazioni dure, per esempio verso Berlusconi: “Non ci fa paura – dirà D’Alema, non è competitivo e non vincerà le elezioni. La sua campagna è un’esclation di insulti che mi lasciano sconcertato e sgomento. Ma non ci fa paura: lui perderà”. E Bossi? E’ l’alleanza Polo-Lega estesa anche alle politiche? “Non mi sorprende – risponde il premier – ed è un pericolo per il Mezzogiorno. Solo Fini faceva finta di non averlo capito”. E intanto fugge veloce, nuova meta è Casal di Principe, altro luogo simbolo dove da tempo e in silenzio c’è chi sta cambiando la faccia del paese. Sul viale che conduce all’istituto “Guido Carli”, dove D’Alema sta parlando a una folla di ragazzi, una lapide mette i brividi: “Chiamatemi per nome, pronunciatelo senza sforzo. Vi sto aspettando, va tutto bene” intorno a quel ricordo, dal cognome tristemente “famoso”, fiori e piante e madonnine di gesso. Dentro, nella grande scuola modernista, una studentessa grida la microfono: “Presidente non ti chiediamo niente: Solo di farci sentire più Stato. Siamo figli dell’Europa, ma vogliamo vivere qui il nostro futuro: ci aiuti per piacere”. Sui muri, un manifesto di “Libera” avverte: “La mafia esiste, ma anche l’Italia”. I Muratori di Casal di Principe vanno a costruire case in tutta Europa: sono bravissimi.
Eppure la fama – in questa terra di genialità e di pistole – resta legata alle bande, alla guerra perenne e scatenata. E la vita, nelle strade, vale meno di un cavolfiore. Come invertire la perfida rotta?
C’è “Agrorinasce”, dicono, che calamita speranze: è un progetto finanziato anche dalla Comunità europea, che punta agli investimenti, ma neanche alla scuola e alla nascita di una “Università della legalità” che avrà sede – nientedimeno – nella villa confiscata a un capo-camorra finalmente in disgrazia. D’Alema dice: “Sono contento di tornare fra voi. Sono venuto qui quando non ero presidente del Consiglio e i tempi erano assai più difficili che oggi: Sì, torno volentieri, anche per dimostrare che ho cambiato…lavoro, ma che non cambiano i miei percorsi: Né le mie convinzioni”. Quali, le convinzioni? Tante, per esempio quella secondi cui “oggi anche in un’area a rischio come questa è possibile un’alleanza tra cittadini ed istituzioni: Agrorinasce testimonia proprio questa alleanza”. Poi il premier è costretto a fermarsi, perché viene meno l’energia elettrica e neanche il microfono funziona più. Dieci minuti dura lo stop. E D’Alema riprende: ” La criminalità non nasce mai dal bisogno. E non è vero che il boss dà lavoro e benessere. E’ vero il contrario: dove c’è camorra, non può esserci sviluppo ma solo sopraffazione e arretratezza. ragazzi riflettete: quale impresa volete che venga ad investire in una terra dove sia diffusa la logica delle bande?”. Aversa accoglie il Premier festosa e plaudente. Nel teatro Cimarosa lo aspettano il sindaco Golia e il presidente del Consorzio Impre.co, Giangrande. proprio del consorzio si parla e si discute: è un’alleanza tra 51 imprese del settore tessile e calzaturiero, che occuperà un’area di 300mila metri quadri e darà occupazione a 1700 anime finora intrappolate in attività tutte a nero. Insomma, si “emerge”. Dall’indifferenza, dalla paura, dalla disorganizzazione, dalla precarietà. e si diventa impresa vera, competitiva, che offrirà futuro a mille giovani e gestirà in maniera comunitaria tecnologie, servizi ed attrezzature. Lo chiamano “condominio industriale” ed ha l’ambizione di chiedere il certificato di qualità e un proprio marchio, perché “basta alla vergogna di etichettare con il nome degli altri il lavoro che è frutto del nostro ingegno e della nostra tradizione”. In teatro il clima è caldo: “Compagno Massimo, bisogna tagliare la testa a Bossi!”, urla un “tifoso” dalla platea. e il presidente serafico:”Per l’amor del cielo, le teste è bene che restino al loro posto. Anche quelle vuote. Il nostro compito è creare lavoro, specie dove da sempre c’è sofferenza e bisogno. Qui, per esempio, avete creato un grande progetto di sviluppo industriale, proiettato nel futuro, ma con i piedi nella tradizione. Mi impegno ufficialmente: il progetto Impre.co andrà preso al Cipe e lo sosterrò con particolare piacere. Penso a un Sud diverso, ricco di amministratori, non solo onesti ma capaci di conoscere e applicare bene le leggi. Crescere si può, specie ora che stiamo risanando i conti pubblici. Vi dò alcuni dati: nel ’98 gli investimenti stranieri ammontavano a 4mila miliardi, nel ’99 sono diventati 31mila. Siamo passati dal trentesimo al quarto postonel mondo per la capacità di attrarre investimenti. E ancora: le decisioni di Lisbona, che prevedono una crescita del 3% nel 2000, consentiranno di garantire altri trecentomila posti di lavoro. E più benessere. E’ serenità”.

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