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sabato, Maggio 18, 2024
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Pensieri ad alta voce: «Terzigno come Giugliano. Cambiano i governi, ma la storia spesso ritorna»

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Prima che leggiate il contenuto di questo articolo, vorrei precisare che non è mia intenzione sconfinare nel terreno della politica. Personalmente non mi interessa. Mi sforzo di osservare, capire e trarne le conclusioni, così come fanno molti di voi. E proprio le vicende degli ultimi giorni, in tema di rifiuti, hanno rafforzato in me la convinzione che i partiti e le rispettive ideologie non fanno certo la differenza se gli uomini che vi fanno parte non hanno a cuore gli interessi della società civile che rappresentano. Piuttosto le considerazioni esposte in questo scritto, messe quasi a casaccio, vorrebbero rappresentare l’ennesimo richiamo, nei confronti di chi abita questa terra, al riscatto sociale e civile.

Giugliano – Terzigno, 50 km di distanza, due storie simili in due “epoche” diverse. Dopo tre anni, due governi centrali diversi, due governatori di regione (molto) diversi, due presidenti di provincia altrettanto diversi, mai come adesso, Giugliano con Taverna del Re (ma anche Villaricca con Cava Riconta) e Terzigno condividono esperienze molto simili tra loro: da un lato gli abitanti costretti a difendere la propria salute contro l’apertura di discariche e dall’altro lato lo Stato, con la polizia e l’esercito costretta al pugno duro per fronteggiare un problema assurdo creato dall’incapacità delle classi dirigenti locali. I lettori mi perdoneranno se il mio divagare su una questione delicata come questa, vissuta sulla propria pelle, quando i ricordi sulla triste situazione di emergenza, che ci ha visto protagonisti di una brutta pagina della vita quotidiana, in tutto il mondo, tocca anche questioni politiche.
Quando i colleghi giapponesi della Ntv (Nippon Television) nel 2007 mi chiesero di accompagnarli a Taverna del Re, capii la portata di un fenomeno molto più grande di quanto potessi immaginare. Pensavamo (tutti o quasi) che i nostri amministratori, dai sindaci al governatore della Regione, fossero tutti incapaci, degli emeriti incompetenti, e perché no, diciamolo, un manipolo di furbetti e anche un po’ ladri e camorristi. Società controllate dalle cosche. Nipoti e parenti di politici “di peso” nominati amministratori, consulenti, e collaboratori a vario titolo nell’enorme macchina dell’emergenza rifiuti, nata col centro destra, vissuta con il centro sinistra e mai morta nemmeno di nuovo con il centro destra (non si illuda chi crede il contrario). L’attuale “governance” della regione (provincia e comuni compresi) ne avevano fatto un cavallo di battaglia per le scorse campagne elettorali provinciali, regionali e comunali e grazie ai risultati ottenuti, cioè la rimozione dei rifiuti dalle strade, l’apertura forzata di piattaforme di stoccaggio per rifiuti “illegali”, viaggi della speranza in Germania e apertura forzate di discariche (ovunque sia… bastava aprirle), con l’aiuto dell’esercito, di polizia e carabinieri, ha conquistato praticamente tutti i posti del potere che conta. L’unica cosa che è cambiata, dunque, è che il centro sinistra, almeno in Campania, si è praticamente dissolto. E’ stato punito dagli elettori per i 10 anni di “malgoverno”. E ora? Con chi ce la prendiamo?

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Nulla è cambiato. Alzi la mano chi crede veramente che l’andazzo è cambiato! Il termovalorizzatore di Acerra dopo un anno dall’inaugurazione è fermo. La spesa per rimetterlo in sesto sarebbe (così dicono) di un milione di euro. Bertolaso accusa gli enti locali e la Regione per la non applicazione della legge. Dal loro canto Cesaro e Caldoro chiedono (e vogliono) i soldi promessi. I comuni senza Ici (ma non solo per questo) sono sul lastrico. Ma perché lo stesso Bertolaso non ha punito tutti quelli che al 31 dicembre dello scorso anno non avevano raggiunto la quota minima per la raccolta differenziata? E pensare che alcuni comuni non avevano neanche iniziato! Ma il sig. Bertolaso ha deciso comunque di lasciar perdere: «L’emergenza è alle spalle» – aveva detto. Ma tutti sappiamo che l’unica emergenza alle spalle era quella dei rifiuti a Piazza Plebiscito, al Vomero e ai quartieri alti della metropoli, mentre qui da noi, periferia della provincia di Napoli, le cose non sono mai tornate alla normalità. E non oso nemmeno sfiorare l’argomento “Terra dei fuochi”, altrimenti facciamo notte! Vuoi per la maleducazione degli abitanti, vuoi per incapacità degli amministratori, vuoi anche per la scarsa voglia di lavorare dei dipendenti fannulloni delle società pubbliche, municipalizzate e partecipate che i politici difendono, perché fonte di voti ottenuti con assunzioni pilotate, qui le cose non sono mai cambiate. I politici, fior fiore della nostra classe dirigente, (alcuni dei quali frequentano l’università e-campus perché “la laurea serve molto a uno che vuole fare carriera”… pensate!), si sforzano di farsi eleggere, ad allearsi anche con il diavolo pur di vincere, spendendo somme astronomiche per ogni campagna elettorale, ma (mi chiedo) per cosa? Se i Comuni dell’hinterland sono pieni di debiti fino al collo, come sperano di recuperare l’investimento se non indebitando ulteriormente gli enti? E i problemi? Il lavoro, i servizi, la sanità, la scuola, le mense, i giovani e la cultura?

Rifiuti: specchio della società. La questione rifiuti non è altro che la cartina tornasole, il sensore, per misurare il grado di (in)civiltà di questo vasto territorio. Molti sindaci con le rispettive giunte, qui a nord di Napoli, amministrano ormai da oltre due anni e in molti casi, la guida è passata dal centro sinistra al centro destra. Quanti di voi sono disposti ad affermare che qualcosa è migliorato? Commercianti siete soddisfatti? Automobilisti, cosa ne pensate? Genitori siete d’accordo? Altrochè (direbbe qualcuno), la bolletta della spazzatura è aumentata del 200%, per non parlare dell’acqua (ne sanno qualcosa i qualianesi). Attenzione cari lettori, non è mia intenzione accusare la politica di centro destra e difendere quella di centro sinistra o viceversa, cerco solo di descrivere come stanno le cose.
Tutto ciò, come dicevo, non ha fatto altro che far perdere fiducia alla gente. Perfino l’associazionismo, quello genuino, è scomparso, lasciando il posto a finte associazioni pseudo politiche che, alla prima elezione, diventano liste civiche. Ma è mai possibile che ci stiamo realmente arrendendo? Le nuove generazioni cosa pensano di tutto ciò? La voglia di cambiamento dovrebbe partire proprio da quest’ultimi, o sbaglio?

Default del sistema. Tutto questo rappresenta il fallimento di un intero sistema. Se fosse un video gioco diremmo “Game Over”. In economia il termine adatto sarebbe “Default”. La dimostrazione sta nel fatto che a fallire sono stati sia i governi e le amministrazioni locali di centro sinistra che quelli di centro destra. Noi che viviamo il territorio lo sappiamo bene. Quei politici non hanno nulla a che vedere con le ideologie di destra o di sinistra. In questi casi non serve essere ipocriti. Quando dicono “scendo in campo… dammi una mano”, sappiamo bene a cosa si riferiscono: interessi personali, familiari, soldi, potere, speculazione edilizia e posti di lavoro, altrimenti come si spiega il successo elettorale di uno che per cinque, dieci anni prima di essere rieletto a furor di popolo, ha contribuito al collasso economico e sociale dello stesso territorio? Ma non è questo che dovrebbe spaventarci di più. La cosa peggiore è che oggi, abbiamo tutti (o quasi) la testa bassa. Siamo talmente “storditi” da non accorgerci che siamo stati noi stessi a provocare tutto questo e che solo noi possiamo fare qualcosa per invertire la rotta, prima che sia troppo tardi. Per fare questo però, non serve un leader, “un solo uomo al comando”, ma servono idee nuove, speranze concrete. Serve nuova linfa. Giovani e meno giovani armati di onestà, umiltà e amore per la propria terra, dove siete?

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