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Rifiuti: una notte nella cava di Chiaiano

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Alle 23 i fari illuminano la montagna di spazzatura alta più di cinquanta metri. I rifiuti non si vedono, sono coperti dai teli e attraversati dalle strade costruite sui sacchetti sventrati, pressati e ricoperti di terriccio. In cima solo un’enorme ruspa e niente altro. I camion sono ancora lontani da via Cupa del Cane, a quell’ora i primi mezzi dell’Asìa imboccano la strada sconquassata di via Santa Maria al Cubito e, buca dopo buca, si avvicinano alla meta. Il sonno degli abitanti di Chiaiano è agitato dalle vibrazioni che i compattatori creano a ogni sussulto. Il progetto originale prevedeva un secondo ingresso in maniera da alleggerire il traffico, ma, come è ricostruito nel piano industriale della società provinciale (la Sapna alla quale è stata affidata la discarica), il ritrovamento nel versante sud di via Cupa del Cane di cumuli di terreno misto a rifiuti, ha indotto i progettisti a rinunciare alla strada. Alle 23, 15 a Marano la raccolta è in pieno svolgimento.


Dentro la discarica
tutto sembra immobile. Il silenzio è assoluto, lunare. I diffusori spandono un’odore dolciastro, ma dai rifiuti non arriva nessuna puzza. Solo il capannone con le vasche del percolato spandono miasmi che, però, si avvertono solo fino a pochi metri di distanza. Sul piazzale i militari restano nella garritta indossando il giubotto di sicurezza arancione, ma in quel deserto sembra difficile che qualche malintenzionato possa pensare di avvicinarsi. Qualche minuto prima delle 23,30 arrivano i primi compattatori e si avvicinano alla piattaforma dove i militari con i geiser accertano che a bordo non ci siano sostanze radioattive, poi dopo aver subito un sommario controllo visivo, i camion si avviano verso la montagna. Cominciano a inerpicarsi lungo il pendio: salgono su 615 mila tonnellate d’immondizia miste a terreno di copertura. Metro dopo metro, il primo camion conquista la vetta e scarica sotto la luce abbagliante dei fari. La sfilata continua lenta, inesorabile.

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Il vero polmone della città.
In tutta la notte saranno ottanta i mezzi che depositeranno settecento tonnellate di nuovi sacchetti: seicento provenienti da Napoli e cento da Marano. È questo il vero polmone della città, quello che (insieme agli stir di Santa Maria Capua Vetere, Tufino, Caivano e Giugliano) ci permette di svegliarci ogni mattina senza essere assediati dall’immondizia. Ma il polmone comincia ad ansimare: la spazzatura si avvicina pericolosamente al bordo della cava, mancano ormai sette o otto metri perché l’ex poligono di tiro trabocchi. A mezzanotte arriva un camion che non riesce a raggiungere la cima: per portarlo su è necessario agganciarlo alla ruspa. «È un procedimento normale, necessario quando i mezzi sono più vecchi o più pesanti – spiega il direttore dei lavori, Paolo Viparelli – Qualche difficoltà l’abbiamo sopratutto quando piove». Un momento nero Chiaiano lo ha vissuto nei giorni vicini al Natale quando la mancanza di alternative ha costretto Provincia e Regione a inviare fino a mille tonnellate al giorno nell’invaso di Cupa del Cane e gli sversamenti continui hanno reso affannoso il lavoro di copertura dei rifiuti. Attualmente, invece, ogni notte la discarica non ingoia più di settecento tonnellate. E così si consumano novanta metri quadri al giorno e ne restano ormai solo ottantamila.

La vita della discarica.
Se si vuole allungare la vita della discarica fino a quando non saranno create delle alternative bisognerà diminuire ancora gli sversamenti. «Con questo ritmo potremo andare avanti fino ad aprile – spiega Viparelli – poi quando il materiale si sarà assestato potremo scaricare ancora qualcosa, ma poco alla volta, in maniera da completare la collina». Da settembre in poi si copriranno i rifiuti e poi si andrà avanti con quello che i tecnici chiamano capping. Lo stop è previsto entro il 2012: sulla collina, perché a quel punto la cava sarà diventata una collina, saranno piantati gli arbusti e potranno giocare i bambini. I lavori saranno completati dalla Ibi (che fino a qualche settimana fa ha gestito l’impianto), se vincerà il ricorso pendente al Tar contro l’interdittiva antimafia con la quale è stata fulminata dalla prefettura di Napoli. Altrimenti la Sapna scenderà in campo direttamente. In tutti e due i casi la gestione è assicurata. I tecnici per ora hanno solo un problema: prolungare la vita della discarica senza chiedere varianti al progetto iniziale. L’importante è non staccare la spina.


Daniela De Crescenzo

Il Mattino il 23/01/2011

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