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Acquisti e vendite di terreni per il parcheggio dell’immondizia

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Soldi, soldi, soldi. Sono tanti i soldi spesi in diciassette anni di emergenza. Molti miliardi sono serviti a pagare gli espropri e i fitti dei siti destinati a ricevere «fos», sovvalli, ecoballe, rifiuti tal quale: la monnezza è stata parcheggiata (e lo è tuttora) in cave e piazzali a cifre da capogiro che spesso hanno arricchito i clan. Non a caso della vicenda si sono occupati i magistrati e le commissioni ecomafie degli ultimi anni a cominciare da quella guidata dall’onorevole Paolo Russo. Una vicenda inquietante che è bene guardare più da vicino. Protagoniste sono la Fibe e il commissariato di governo che agivano di concerto per individuare le aree dove portare i rifiuti. Un accordo che presto si è rotto dando il via a una serie lunghissima di contenziosi giudiziari: bisognerà stabilire a chi tocca pagare per gli sprechi accumulati. A Maddaloni, ad esempio, la Fibe ha ceduto al proprietario di un’area inizialmente individuata per ospitare rifiuti la bellezza di duecentomila euro senza battere ciglio: nel maggio del 2001 l’azienda e un tale P.M. (poi risultato legato ad ambienti criminali) avevano stipulato un contratto per un terreno che doveva essere pagato un miliardo e settecento milioni di lire. La validità della promessa era stata anche prolungata di un mese di comune accordo, poi la Fibe aveva improvvisamente deciso di abbandonare l’affare chiedendo la restituzione della caparra. Di fronte al rifiuto di P.M. aveva però rinunciato a ogni azione legale. E passiamo a Giugliano dove la cava di proprietà del pregiudicato Raffaele Giuliani (di lui parla a lungo anche il manager pentito dei casalesi, Gaetano Vassallo), della sorella Carmela e di Luisa Rescigno viene affittata l’11 ottobre del 2001 per un miliardo e 400 milioni di lire. Il 17 marzo del 2003 il contratto viene risolto senza alcuna motivazione. Nella stessa data i Giuliano fittano l’area alla Gr immobiliare (che fa capo a un parente sul quale grava anche un’accusa di omicidio) per 25 mila euro (il contratto è valido per 8 anni). Meno di due mesi dopo, il 19 marzo, sempre la stessa cava torna alla Fibe per un milione e 106 mila euro. Più del doppio della cifra iniziale. Restiamo sempre nell’area nord e arriviamo a cava Ripuaria dove nel marzo del ’91 l’Alma del pluripregiudicato Luca Avolio acquista delle aree per 108 milioni di lire e nel maggio del 2003 le promette a Fibe. Il contratto per nove anni viene fissato nel febbraio del 2004 alla somma di 382 mila euro. Fibe si impegna anche ad affidare la realizzazione dei lavori a un pool di imprese di cui fa parte la stessa Alma anche se l’azienda è già stata fulminata da un’interdittiva della prefettura. Ma non basta. Fibe mette gli occhi anche sulla zona circostante e nel maggio del 2003 sigla una promessa di locazione con tali B.C e S.L che in nove anni dovrebbero intascare 830 mila euro. Ma c’è un particolare: in quel momento i due non hanno alcun titolo per fittare nulla: non sono i proprietari. Ma anche a questo si trova rimedio. Il 3 giugno del 2004, infatti, Campus, impresa costituita il 2 marzo del 2004 , acquista i terreni per 390 mila euro e li dà alla Fibe. La cifra resta ovviamente quella più che doppia stabilita con i due abusivi della proprietà. Ma va peggio a Settecainati (ancora area Nord) dove l’azienda dell’Impregilo sborsa quattro volte il prezzo al quale la Futurgea aveva acquistato i terreni un mese prima. A luglio quel buco valeva 143 mila euro ad agosto 660 mila euro. Il legale rappresentante della proprietà N.P. riesce a fare altri due buoni colpi: a Villaricca compra un terreno a 123 mila euro e lo vende a 670 mila euro e ne piazza un altro 260 mila euro. A Chiaiano, invece, la Fibe decide di realizzare un parco della memoria e una serie di discariche di servizio, quindi acquista una serie di cave, proprio nella zona dove nel 2008 sarà aperto uno sversatoio. Tra le altre acquista anche la cava 2. IL 14 settembre del 2000 B. vende a C. che si riserva di indicare il beneficiario. Nella stessa data C. stipula un contratto con Fibe per 2 miliardi e 200 mila lire. Nel luglio dell’anno successivo C. indica R come beneficiario. Il 18 dello stesso mese Fibe e C di comune accordo scindono il contratto e nella stessa data l’azienda firma un nuovo preliminare con R per 3 miliardi e 500 milioni. Perde un miliardo e 300 milioni. Il 28 settembre dello stesso anno si proroga la data della stipula e si stabilisce un nuovo prezzo maggiorato di altri 200 milioni. Il 30 settembre del 2002 viene perfezionato il primo passaggio di proprietà, quello tra B. ed R. per 568 mila euro ed R chiude con Fibe un contratto definitivo per un milione e 900 mila euro: quasi il quadruplo di quanto speso nella stessa giornata. Un buon affare. La il colpo grosso lo fa il proprietario di un terreno di Capaccio vicinissimo all’area archeologica. Siamo nel 2003 e Fibe fitta per 600 mila euro un sito di stoccaggio per le ecoballe dalla Gea che non ne è, però, proprietaria. Lo diventa il 6 giugno quando acquista il terreno per 52 mila euro e lo fitta sei giorni dopo alla Fibe con un contratto della durata di dieci anni per 1 milione e 200 mila euro: 24 volte i soldi sborsati meno di una settimana prima.

Daniela De Crescenzo
Il Mattino il 26/02/2011

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