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Cinque colpi al volto: ucciso spacciatore a Mugnano

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Giovedì 4 Aprile 2002




MUGNANO. LA FAMIGLIA DELLA VITTIMA SEGNATA DAGLI OMICIDI


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di ANTONIO POZIELLO




Si trovava alla guida di una Fiat Panda quando è stato affiancato da uno scooter sul quale viaggiavano i killer che gli hanno sparato da distanza ravvicinata: un pregiudicato di 26 anni, Raffaele Cipolletta, è stato ucciso ieri mattina nei pressi del mercato ittico con cinque colpi di pistola al volto. Cipolletta aveva precedenti per spaccio di stupefacenti e detenzione d’armi. Indagano i carabinieri della compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Gianluca Trombetti, che ritengono l’omicidio possa essere legato al traffico di stupefacenti.
Raffaele Cipolletta è il rampollo di una famiglia legata a doppio filo alla malavita che ha sconvolto Mugnano negli ultimi venti anni. Una famiglia, la sua, segnata da diversi omicidi, a cominciare da quello del nonno, Carlo Alberto, ucciso nel 1966 per motivi d’onore. Uno zio, Nicola, fu ucciso nel 1984, nello stesso giorno dell’assalto alla tenuta di Poggio Vallesana, nel quale perse la vita Ciro Nuvoletta. L’omicidio di Nicola Cipolletta s’inseriva anch’esso nello scontro in atto tra le famiglie vincenti dell’ex Nuova Famiglia: Alfieri, Galasso e Bardellino da un lato, Nuvoletta e Gionta dall’altro. La guerra tra questi due gruppi era scoppiata nel 1983 ed aveva avuto toccato uno dei livelli più alti di scontro proprio nell’84, con l’assalto a Poggio Vallesana e la strage di Torre Annunziata. In quegli anni, Mugnano era teatro di una violenta guerra di camorra, che vedeva contrapposte tre diverse organizzazioni camorristiche facenti capo rispettivamente: ai Nuvoletta, ai Bardellino ed alla Nco. Nell’89 i clan legati ai Bardellino ed ai Nuvoletta, eliminarono del tutto quel che restava dei cutoliani. In quell’anno si registrarono numerosi omicidi, tra cui quello di Raffaele Cipolletta, zio di del pregiudicato ucciso ieri. I due gruppi superstiti, quello dei Ruocco e quello dei Di Girolamo continueranno a contendersi il controllo della città fino al ’91. Alla fine di quell’anno, l’inizio della collaborazione di giustizia di Baldassarre Ruocco, nipote del capo dell’ononimo clan, Antonio, permise agli inquirenti di assestare un pesante colpo alla criminalità organizzata, segnando la definitiva uscita di scena dei Rocco, facendo emergere la figura di Giacomo Migliaccio, meglio noto come “Giacumino a femminella”, che passò sotto l’ombrello protettivo dei Licciardi di Secondigliano. Dopo l’arresto di Migliaccio, ad opera dei carabinieri, il testimone passò a Gennaro Amitrano, alias “il professore”. Il 17 ottobre del 1998, nelle campagne di Calvizzano veniva ritrovato il cadavere carbonizzato di quest’ultimo, ucciso con due colpi alla testa. Quest’ultimo sarebbe stato ucciso su ordine dei Licciardi, per non aver versato le percentuali pattuite sui proventi delle varie attività illecite. A tradirlo, consegnandolo ai killer, sarebbe stato uno degli uomini più fidati, il luogo tenente che poi lo sostituirà alla guida del clan. Era stato questo l’ultimo omicidio di camorra a Mugnano. Fino a ieri.



IL MATTINO 4 APRILE 2002

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