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venerdì, Giugno 21, 2024
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E il fratello Luigi: «Mi sento vuoto. Non capisco, non farebbe del male ad una mosca»

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«Come un fulmine a ciel sereno» così Luigi Sarracino, consigliere comunale del Pdl a Villaricca, accoglie la notizia dell’arresto del fratello Giuseppe, avvenuto in seguito al colpo messo a segno all’ufficio postale di Villaricca, fruttato circa 31mila euro. Un episodio che merita ulteriori approfondimenti, vista la dinamica e soprattutto, considerato che dei soldi, già un’ora dopo aver messo a segno il colpo, non vi era traccia. «Mi sento vuoto – dichiara l’esponente politico dopo aver appreso la notizia – non potevo credere a quello che mi veniva riferito. Mio fratello – aggiunge – non farebbe del male ad una mosca, non riesco ad immaginare come sia potuto accadere». Giuseppe è un ex venditore di auto. Negli ultimi tempi, anche per colpa della crisi, gli affari non andavano troppo bene, «ma da qui a pensare di impugnare un’arma per rapinare l’ufficio postale della propria città, è una cosa molto difficile da immaginare. La mia cultura, la mia indole, mi impediscono di giustificare un simile comportamento – prosegue Luigi Sarracino – cercherò di capire come mai Giuseppe è arrivato a compiere un gesto così estremo». I rapporti familiari non sono mai stati idilliaci. Giuseppe era incensurato. Mai prima di ieri qualcuno avrebbe potuto pensare un simile epilogo. «Chiederò personalmente scusa al direttore dell’ufficio postale di Villaricca». L’intera famiglia è sconvolta. «La vicenda ci rattrista. Giuseppe ha commesso un grave errore, per il quale si assume tutte le responsabilità e ne pagherà le conseguenze». Ai militari che lo hanno arrestato, Giuseppe avrebbe detto: «Non ditelo a mio fratello Luigi, l’ho ricoperto di vergogna».
La vicenda però è ancora tutta da chiarire. Giuseppe è stato arrestato poco dopo l’avvio delle indagini a circa un’ora dalla rapina. Sono stati i dipendenti dell’ufficio postale a raccontare ai carabinieri che il rapinatore non era altro che un cliente abituale ed insospettabile. Perché agire a volto scoperto sapendo di essere identificato? Che fine hanno fatto i soldi (31mila euro) frutto della rapina? Che fine ha fatto l’arma utilizzata per mettere a segno il colpo? Sono domande a cui bisognerà dare una risposta. Poi c’è un altro particolare: secondo i testimoni, Giuseppe avrebbe detto che “i soldi servivano per pagare il riscatto per il rilascio della figlia che in quel momento era sotto sequestro”. Il particolare è stato subito smentito dalle indagini. La figlia infatti, nel momento in cui veniva commesso il colpo, si trovava a casa incolume. Ecco che si fa strada l’ipotesi dell’usura. Probabilmente Giuseppe Sarracino doveva quei soldi a qualcuno e il frutto della rapina serviva per mettere fine alle continue minacce che riceveva, ma al momento è tutto da verificare.

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