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domenica, Maggio 19, 2024
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17enne uccisa dall’ex fidanzato

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Sant’Antimo. Un colpo al cuore. Preciso e a bruciapelo. Quell’unico proiettile ha arrestato per sempre la breve vita di Enza Visone, 17 anni, da uno mamma di un bimbo. La ragazza è scivolata dal sedile della Lancia Y guidata dalla mamma Rosa Russo, 47 anni, ferma all’incrocio tra via Aldo Moro e via Petrarca a Sant’Antimo. La ragazza, bellissima, occhi e capelli corvini, volto e fisico da fotomodella rimasto intatto nonostante la recente gravidanza, è morta all’istante. E non ha visto l’assassino esplodere ancora due colpi che hanno ferito la mamma, ricoverata al Cardarelli e le cui condizioni non destano preoccupazioni. Il presunto assassino, Raffaele Buonanno, 22 anni, maccanico di Sant’Antimo, padre del neonato venuto alla luce dopo un lungo e contrastato fidanzamento con Enza Visone, è stato fermato a tempo di record, poche ore dopo il delitto, in una officina meccanica di alcuni suoi amici di San Marcellino, un comune dell’agro aversano. Il presunto killer è stato scovato dai carabinieri del nucleo operativo del Reparto territoriale di Castello di Cisterna, diretto dal capitano Fabio Cagnazzo al termine di una rapida ed efficace caccia all’uomo. Raffaele Buonanno, ai militari che lo ammanettavano ha appena sussurrato: «Non sono stato io…», poi si è chiuso in un ostinato mutismo. Su di lui pende la pesantissima accusa di omicidio volontario, tentato omicidio e porto e detenzione illegale di arma da sparo. Nelle prossime ore è prevista la convalida del fermo da parte del pm Antonella Cantiello, della procura di Santa Maria Capua Vetere, mentre l’indagine napoletana è coordinata dal pm Teresa Grieco della procura della Repubblica di Napoli. In serata è stato interrogato.
Il tragico fatto di sangue, come hanno accertato gli investigatori, è maturato al termine di un burrascoso fidanzamento tra Enza e Raffale, scandito dalla ”fuitina”, dalla nascita del bimbo e dalla successiva e irremovibile intenzione di Enza di troncare ogni rapporto con il giovane meccanico, che nello scorso mese era stato querelato dalla famiglia della giovanissima mamma. Una scelta che Enza Visone ha pagato con la vita. Ieri mattina il presunto assassino, che probabilmente da giorni aveva già deciso la sorte della ragazza, ha aspettato che Enza uscisse per recarsi a scuola. A bordo di uno scooter e con il volto coperto dal casco ha inziato a seguire la Lancia Y guidata da Rosa Russo che aveva deciso di accompagnare la figlia al liceo pedagogico di Marcianise per giustificarne il ritardo. E quando l’utilitaria è stata costretta a fermarsi all’incrocio di via Moro con via Petrarca, il killer ha affiancato l’auto dal lato destro, dove era seduta Enza che aveva anche abbassato il vetro del finestrino.
La tragedia è filata via in meno di dieci secondi. L’assassino ha infilato tutto il braccio dentro l’abitacolo, ha poggiato la canna della pistola al cuore di Enza e ha esploso un colpo. Poi ha sparato altre due volte, mirando alla testa della mamma della ragazza. Nel pomeriggio l’arresto.
MARCO DI CATERINO





L’ultimo sogno, il vestito per una festa di nozze




diEnzo Ciaccio





«Non lo vediamo da tempo», aveva detto ai carabinieri il titolare dell’officina dove si era rifugiato. Bugia. Raffaele Buonanno, 22 anni, meccanico, fortemente sospettato di aver sparato ieri mattina alla sua ex compagna, Vincenza Visone, solo 17 anni, con cui ha concepito un figlio che ora ha un anno, non ha opposto resistenza. Era nascosto nel retrobottega. «Non sono stato io», ha farfugliato sotto choc. Poi è rimasto muto. Inerte. Vinto da una tragedia più grande di lui.
40mila abitanti. Sant’Antimo. Il paese che fa le parrucche coi capelli veri. Il paese, anche, «che ammazza le donne». Lucia Ponticello. Imma Capece. Solo due esempi. Qui è normale ammazzare pure i bambini. Alberto Signorelli, 14 anni, è un altro esempio: a metà anni ’90 fu ucciso e sotterrato perchè aveva visto un carico d’armi. O quell’altro quattordicenne, che una notte di san Silvestro morì per un colpo di carabina in fronte. Buon anno, ragazzi. Al cimitero. Diede i natali al fondatore dell’Alfa Romeo. Qualità e stile. Ma è anche paese di camorra. La banda dei Verde. Mafiosità spietata. E Puca detto «’O minorenne», che vive blindato per paura di attentati. Ai funerali di un altro Puca, il famoso «Giappone», tanti anni fa i guaglioni pretendevano di riaprire la bara: «Lui è vivo – gridavano ossessionati – ci sono solo sassi».
Ieri, ore 10.30. La camera mortuaria. «Tutte le sere – racconta tra le lacrime Agata, la sorella più grande della ragazza uccisa – se ne veniva a dormire nel mio letto, si accoccolava e mi diceva ridendo: dài, per piacere, chiacchieriamo un po’. Ieri sera era tutta eccitata per il matrimonio dove era stata invitata: che vestito indosso?, mi chiedeva. Ora già mi manca da morire. Il suo bimbo? Lo adorava: non vedeva l’ora che diventasse grande, un ometto, diceva, con cui poter parlare e confidarsi».
E finisce qui, con un forellino all’altezza del cuore, le zie sotto choc e le lacrime della sorella più grande che si mescolano ai chicchi di grandine di una mattinata mezza matta, la cronaca di vita di questa ragazzina di appena 17 anni festeggiati tre giorni fa. Una ragazzina, ma già mamma di un bimbo concepito con quel suo «amore» da adolescente, quel giovanotto – dicono – pure lui mezzo matto, con troppa voglia di lei, di quella brunetta da film, di famiglia benestante, con cui si era fidanzato di nascosto quando erano poco più che bambini. Filarino letale. Una sera, la sorpresa: Dio mio, sono incinta. Lei, alta e bruna e bella che somigliava a quell’attrice, come si chiama?, ah sì la Ferilli. Lei, che dopo un breve periodo di convivenza aveva deciso di dire basta. E se ne era tornata di nuovo dai genitori e dai fratelli che abitano in una rassicurante casetta a due piani di colore giallo e le rose rosse nel giardino. Via Machiavelli, numero 5. Qui a Sant’Antimo in tanti raccontano che qualche mese fa, arrabbiato perché Vincenza continuava a dirgli che tutto era finito, Raffaele il meccanico, che in questa brutta storia è difeso dall’avvocato Vincenzo Gravante, avrebbe dato fuoco all’automobile del cognato, che si chiama pure lui Raffaele ed è un giovanotto dal carattere mite, amante dei cavalli. Un gesto da balordo. Come da balordo era pretendere che Vincenza lo amasse ancora. E che accettasse per il bimbo il suo cognome. Una querela. Contro di lui. Però, che strazio quelle voci che gli ronzavano nelle orecchie come mosche in piena estate: Vincenza non è più sola… c’è un bravo giovane che dice di volerla in moglie… Chiacchiere come coltellate. Chiacchiere. Che poi diventano veleno: Vincenza è di nuovo incinta… Vincenza aspetta un altro bimbo…
Famiglia normale, quella della ragazza uccisa: il papà Antonio titolare di una piccola impresa che lavora il vetro. E la mamma, Rosa Russo, 47 anni, ferita da tre proiettili nell’agguato di ieri mattina. Erano settimane che mamma Rosa seguiva la figlia come un’ombra. Temeva che potesse fare brutti incontri. Le famiglie dei due ragazzi non avevano mai preso confidenza fra loro. Troppe differenze, non solo sociali. Rapporti gelidi. Fino a stamattina. Che si stanno portando via Vincenza per sottoporla all’autopsia. Come sta?, chiedono il fratello e la cugina mentre arrivano trafelati e ancora non sanno. Un medico, pietoso, li informa. Il fratello sviene. Ore 9.30, un’ora e mezzo dopo l’agguato: qui all’incrocio fra via Petrarca e via Aldo Moro si vedono ancora i segni col gessetto sul selciato. Due orsacchiotti di pelouche, sui sedili posteriori. Hanno appena portato via lo zainetto di Vincenza. Grigio e nero. Di cotone. Con la tracolla. E un piccolo diario azzurro. Calligrafia infantile. Dalle pagine sgualcite spunta la foto a colori di un bambolotto coi capelli scuri. Che sorride, contento.



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LEZIONI SOSPESE ALL’ISTITUTO PEDAGOGICO FREQUENTATO DALLA VITTIMA

«Enza è morta», choc al liceo
di FRANCO AGRIPPA


Marcianise. «Siamo sconvolti, la morte di Enza ci ha colpito profondamente tutti, dagli studenti ai docenti». Il dirigente scolastico dell’istituto Novelli di Marcianise, Gianfranco De Simone, dove la diciassettenne uccisa a Sant’Antimo frequentava la terza C del liceo a indirizzo pedagogico, è sgomento. «Erano all’incirca le nove quando abbiamo sentito delle grida provenienti dalle scale, siamo subito usciti dalla presidenza, davanti a noi si sono presentate tutte le ragazze della terza C in lacrime, che ci hanno raccontato l’accaduto». Le più strette amiche di Enza, quando non l’hanno vista arrivare a scuola hanno cercato di mettersi in contatto con lei, invano: hanno quindi telefonato a casa, da dove hanno ricevuto la tragica notizia. Enza si stava recando proprio a scuola a Marcianise quando ieri mattina è stata uccisa. Da qualche giorno era la madre ad accompagnarla da Sant’Antimo fino al portone dell’istituto Novelli, sembra che in famiglia temessero che potesse accaderle qualcosa. «Ci sono stati momenti di angoscia – continua il preside – una ragazza si è sentita male».
1250 studenti, in maggioranza donne, distribuiti in 50 classi, qualcuno voleva andare via, ma il preside ed i docenti sono riusciti a tenere la situazione sotto controllo. Le 17 studentesse della terza C con i loro insegnanti si sono riuniti nella palestra dove hanno pregato per la povera Enza. «Era molto bella, alta e bruna – racconta il professore di scienze, Carmine Iodice – ma era anche una ragazza come tutte le altre, diligente e studiosa. Nonostante avesse un figlio, Enza non lasciava trasparire alcun problema». Enza Visone aveva avuto il bambino l’anno scorso, e nonostante la gravidanza e il parto aveva continuato a frequentare la scuola. «La conoscevo bene – spiega il preside De Simone – proprio perché è riuscita a non perdere l’anno scolastico sebbene fosse in stato interessante. Tutti i docenti la coccolavano ed hanno cercato sempre di aiutarla. So anche che voleva a tutti i costi prendere il diploma per iscriversi all’Università». Il dirigente scolastico ha anche annunciato che parteciperà insieme con il corpo docente ai funerali della povera Enza.





IL MATTINO 15 MAGGIO 2004

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