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domenica, Giugno 16, 2024
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Clan Mallardo: l’operazione ‘Bad brothers 2’

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E’ stata soprannominata ‘Bad brothers 2’ per spiegare che è il
seguito della prima operazione messa
segno a metà giugno contro il gruppo
Dell’Aquila. Questa volta nel mirino
della magistratura è finito l’ingente
patrimonio di proprietà dei fratelli
Michele, Luigi e Giuliano Ascione. Un
altro sequestro record quello messo a
segno ieri dal tribunale di Roma – misure
di prevenzione – che ha portato al blocco
di beni e proprietà per oltre 50 milioni di
euro. Secondo quanto ricostruito dagli
investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Roma i
tre imprenditori sarebbero contigui al
clan Mallardo di Giugliano. E così, a
meno da un mese dal sequestro eseguito
nei confronti dei fratelli Dell’Aquila, le
giamme gialle del Gico-Gruppo investigazione criminalità organizzata, e del
Nucleo di Polizia tributaria della Capitale, hanno fatto scattare i sigilli.
Le indagini – si aggiunge – sono state coordinate
dalla Procura di Roma, e dai pm Lina
Cusano, Maria Cristina Palaia e Barbara Sargenti.

L’operazione ‘Bad brothers 2’.
Gli accertamenti hanno
consentito di accertare “la costante ed
inarrestabile ascesa, nella provincia di
Latina, dei fratelli Ascione, che in alcuni
anni erano diventati i re della vendita di
macchine usate”. Si tratta di una misura
di prevenzione che non ha rilevanza
penale. I tre fratelli Ascione, infatti, sono
risultato indagati ma la magistratura,
tenendo conto della sproporzione tra la
dichiarazione reddituale e i beni in loro
proprietà, hanno ritenuto che questi fossero provento di attività illecite e che
andassero quindi sequestrati in maniera
preventiva. Oltre alla rivendita di auto
usate gli affari del clan, andavano oltre
al finanziamento del traffico di sostanze
stupefacenti, anche al controllo delle
attività economiche di rilievo (attività
edilizia, appalti pubblici, forniture pubbliche, commercio all’ingrosso). Gli
Ascione – secondo gli investigatori della
guardia di finanza – hanno costituito, di
fatto, uno stabile e ben ramificato
“sodalizio criminale”, strategicamente
inserito in un “sistema criminogeno” di
più ampia portata. Partendo da qui gli
uomini della Gdf hanno sviluppato circa
100 accertamenti economico-patrimoniali, “nei confronti di altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati”.

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I fratelli Ascione.
Secondo gli investigatori
gli Ascione reimpiegavano proventi illeciti derivanti dall’attività criminale del
clan Mallardo nel circuito economico
legale, attraverso, in un primo momento,
società operanti nel settore del commercio delle automobili per poi investire,
successivamente, in società operanti nel
settore delle costruzioni e dell’intermediazione immobiliare. Il tribunale di
Latina-Sezione Misure di Prevenzione,
condividendo l’impianto accusatorio
prospettato dalla Direzione Distrettuale
Antimafia di Roma, ha disposto il sequestro del patrimonio aziendale e relativi
beni di 5 società, con sede nella provincia di Latina e Napoli, di cui due operanti nel settore delle costruzioni di edifici,
una nella locazione di immobili, una nel
commercio di autoveicoli e una nel settore dell’intermediazione immobiliare.

I beni sequestrati
E’ stato disposto il sequestro inoltre di
quote di una società, con sede nella provincia di Napoli, operante nel settore
della gestione di stabilimenti balneari,
112 unità immobiliari situate a Mugnano, Giugliano, Cosenza, Sicilia e Calabria. Sotto chiave anche 175 auto e
motoveicoli e un’imbarcazione, numerosi rapporti bancari, postali, assicurativi e
azioni, per un valore complessivo di
stima dei beni sottoposti a sequestro pari
ad oltre 50 milioni di euro. Alle operazioni di sequestro, aventi valenza strategica rispetto all’aggressione ai patrimoni
accumulati dalla criminalità, hanno comportato l’impiego di oltre 100 finanzieri
tra il Lazio, la Campania, la Sicilia e la
Calabria. Secondo i finanzieri “aggredire i patrimoni illecitamente accumulati
dalle “mafie” significa fargli perdere
prestigio all’interno del proprio ambiente delinquenziale, privandole del fondamentale strumento di condizionamento
delle realtà socio economiche, tradizionalmente occupate e soffocate dall’indisturbata presenza delle loro risorse e del
loro controllo”.

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