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sabato, Maggio 4, 2024
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MELITO, UCCISO NEL BAR
Era vicino al clan di Di Lauro

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MELITO . I killer si sono materializzati all’improvviso, in una saletta interna del bar «Champs Elysees» di via Giovanni XXIII, a Melito, e hanno portato a termine il loro lavoro in pochi secondi. Le pistole in pugno, il terrore stampato sui volti dei presenti riuniti attorno al tavolo dove si giocava a carte, poi gli spari e la fuga. Ancora un omicidio di camorra, e ancora la faida che oppone il clan Di Lauro al gruppo degli ex affiliati, oggi noti come scissionisti. Gli investigatori esprimono cautela e non si sbilanciano sulla matrice del terzo morto ammazzato in quel famigerato triangolo della morte che comprende i Comuni dell’hinterland settentrionale e i quartieri di Secondigliano e Scampia. Ma è chiaro che l’uccisione di Giovanni Urzini, un pregiudicato di 40 anni, va inserita a pieno titolo nella lunga catena di delitti che insanguinano ormai quotidianamente l’area a nord di Napoli. Ancora una volta, la chiave di lettura arriva dall’esplorazione di quella fitta rete di parentele e amicizie della vittima. Urzini era infatti cognato di Salvatore Gemito, assassinato a Melito tempo fa, sempre in una caffetteria di via Giovanni XXIII e considerato vicino al clan Di Lauro. Ma non è tutto. Il bar «Champs Elysees» nel quale Urzini ha trascorso gli ultimi momenti di vita è di proprietà di Raffaele Mauriello, fratello di quello Stefano Mauriello, il cui corpo crivellato di colpi venne trovato «impacchettato» in via Cupa Perillo, nel bagagliaio di una macchina con altri due cadaveri. I tre erano tutti legati al boss Paolo Di Lauro. In realtà Urzini non aveva mai perso i contatti con la realtà di Secondigliano, dove peraltro aveva sempre vissuto (a Melito si era trasferito solo da qualche tempo). Poi c’è il passato giudiziario della vittima: scandito da una lunga serie di precedenti per droga, rapina ed evasione dagli arresti domiciliari. Negli ultimi tempi la sua attività era tornata ad essere quella di pusher: spacciava droga in una zona non lontana dal bar dove è stato assassinato ieri sera. Appare dunque verosimile che questo omicidio possa rappresentare l’ennesimo colpo sotto forma di vendetta trasversale portata al clan Di lauro dagli scissionisti. All’arrivo dei killer, nel bar, si sono vissuti attimi di terrore. Nel locale, a quell’ora, c’erano almeno una decina di persone. Tutti si sono subito dopo dileguati ; e secondo un triste copione che si rinnova puntualmente in presenza di omicidi, nessuno si sarebbe fatto avanti per collaborare con le forze dell’ordine. G. CRI.




AMMAZZATO NEL BAR

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MELITO. GIUSEPPE CRIMALDI Lo hanno freddato con tre colpi di pistola mentre era in un bar, seduto con altre persone a giocare a carte. Quando i killer sono entrati armi in pugno nel locale – la caffetteria «Champs Elysees» di via Giovanni XXIII, a Melito – Giovanni Urzini ha avuto appena il tempo di accennare una reazione: ma uno dei tre proiettili gli ha spaccato il cuore. Delitto di camorra, non c’è dubbio. E nelle ultime ore si rafforza anche l’ipotesi che l’omicidio possa essere inserito a pieno titolo nella faida di camorra che si combatte nell’area nord di Napoli tra il clan Di Lauro e il gruppo degli «scissionisti». Una spirale di violenza che sembra non avere più fine. Giovanni Urzini aveva precedenti per droga, rapina ed evasione dagli arresti domiciliari. Pur non essendo ancora accertato che avesse rapporti con la camorra, la pista delle indagini porta comunque a quegli ambienti. L’uomo faceva il pusher, spacciava droga a Melito (ma era originario di Secondigliano), non lontano dal luogo dove si trovava al momento della morte. Ancora una volta, la chiave di lettura potrebbe arrivare dall’esplorazione di quella fitta rete di parentele e amicizie della vittima. Urzini era infatti cognato di Salvatore Gemito, assassinato a Melito tempo fa, sempre in una caffetteria di via Giovanni XXIII e considerato dagli investigatori vicino al clan Di Lauro. Ma non è tutto. C’è un altro particolare sul quale stanno ora lavorando i magistrati della DDA di Napoli (pool composto dai pm Giovanni Corona, Luigi Frunzio, Luigi Cannavale, Simona Di Monte e Marco Del Gaudio): il bar nel quale è stato ucciso Urzini è di proprietà di Raffaele Mauriello, fratello di quello Stefano Mauriello, il cui corpo crivellato di colpi venne trovato «impacchettato» in via Cupa Perillo, nel bagagliaio di una macchina con altri due cadaveri. I tre erano tutti legati al boss Di Lauro. E poco dopo l’agguato, un altro episodio che non si esclude possa essere legato alla stessa faida: sempre a Melito è stato dato alle fiamme un deposito dell’Iveco. Distrutti alcuni autocarri: gli inquirenti sono al lavoro per accertare se si tratti di un’ulteriore vendetta trasversale.


GIUSEPPE CRIMALDI- IL MATTINO 5 GENNAIO 2005

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