Sono passati oramai quasi quattro mesi da quella notte del San Paolo, da quel Napoli-Lazio e da quel fatidico errore dal dischetto di Gonzalo Higuain, che costò al Napoli l’esclusione dai preliminari di Champions League e dalla più importante competizione europea per il secondo anno consecutivo. Eh sì perché no va dimenticato che i partenopei, la stagione passata, furono eliminati ai play-off dall’Athletic Bilbao. La partecipazione al più importante palcoscenico calcistico continentale è una fonte di guadagni, non solo economici. Esserci da un mano sul mercato e, per quanto ci si sforzi di negarlo, anche nella gestione del gruppo e dello spogliatoio. E allora ecco quanto e cosa ha perso il Napoli senza la Champions.
Ovviamente partiamo dal lato finanziario. La Coppa dalle grandi orecchie è un salvadanaio ricco, anzi ricchissimo. La sola partecipazione ai gironi frutta qualcosa come 30 milioni di euro, come dimostra lo studio billioneurofootballgame compiuto da Bwin. E poi entrano in gioco, oltre ai diritti tv, agli sponsor e alle partnership, le cosiddette machtday revenues, ossia i ricavi di ogni singola partita giocata. E non vanno dimenticati gli incassi al botteghino. Perché ad un Napoli-Barcellona, ad un Napoli-Real Madrid o ad un Napoli-Manchester United il San Paolo avrebbe fatto registrare, senza alcun dubbio, il tutto esaurito. Dunque molto gravi le perdite dal punto di vista economico per gli azzurri. E allora ecco che si vanno a cercare le cause di tutto ciò. E, parlando di bilanci, c’è una cosa che colpisce, come ha spiegato il giornalista Bellinazzo in un’intervista rilasciata a Radio Kiss Kiss: il bilancio 2014 della società di Aurelio De Laurentiis ha registrato un fatturato di quasi 240 milioni. Un qualcosa di eccezionale. E allora la domanda viene automatica: perché, nei mesi che hanno preceduto la sfida con l’Atlhletic Bilbao, l’atteggiamento, in sede di mercato, è stato fin troppo attendista? Rispondere è, forse, abbastanza semplice. Nell’estate precedente, il Napoli aveva acquistato Higuain e Albiol dal Real Madrid, aumentando in maniera evidente le spese di mantenimento della rosa. E quindi non si è voluto fare il passo più lungo della gamba, non avendo la certezza dei ricavi. E i soldi in cassa, salutata la Champions, sono serviti per evitare un buco nel bilancio, perché a quel punto sarebbero stati dolori ancor più pesanti. Non è sempre bello parlare del passato, ma, probabilmente, senza la sconfitta a Bilbao, non ci sarebbe stato nemmeno il rigore di Higuain. O meglio, quell’errore non sarebbe così decisivo. Perché nel calcio, un po’ come in tutte le cose nella vita tutto è indissolubilmente legato da un filo.
Con la Champions l’ultimo calciomercato sarebbe stato ben diverso, Higuain non avrebbe continuamente il mal di pancia, Hamsik e Callejon non sarebbero troppe volte accostati ad altre squadre e, quasi sicuramente, sulla panchina partenopea, non ce ne voglia Maurizio Sarri, ci sarebbe stato qualcun altro. Perché il calcio è programmazione, pianificazione e idee, ma, a volte, è legato anche ed episodi. Il rigore di Gonzalo Higuain lo è. Ma è chiaro che dietro si nasconda molto altro. La speranza per il popolo azzurro è che tra qualche mese non si parli più di un semplice penalty. E che l’unico rumore sia quello della musichetta della Champions.