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Agguato a Melito. Giallo sulla sparatoria in casa. Regolamento interno o offensiva del clan rivale?

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Ci sono volute dieci ore per arrivare ad una ricostruzione plausibile dell’agguato costato la vita al 32enne Alessandro Laperuta ed al 30enne Mohammed Nouvo e che ha portato al ferimento di Domenico A., 17enne nipote dei capiclan Raffaele Amato e Cesare Pagano.

In un primo momento qualcuno aveva ipotizzato che il ferimento del 17enne non fosse legato al duplice omicidio e che l’agguato fosse avvenuto in strada, ma così non parrebbe essere.
Teatro della sparatoria sarebbe stato, invece, l’appartamento al quarto piano di uno dei palazzoni del rione popolare di via Giulio Cesare, meglio noto come Parco di Padre Pio. In quell’appartamento, dove gli uomini della Scientifica hanno trovato cinque bossoli ed una pistola, erano contemporaneamente presenti Alessandro Laperuta e l’inseparabile Mohammed Nouvo. Resta da capire se in quell’abitazione ci fossero anche altre persone, tra cui anche Domenico A. Intorno alle 13 sarebbe scoppiata la sparatoria, tre colpi di pistola avrebbero colpito Nouvo, due al corpo ed uno al viso, un colpo di pistola alla testa sarebbe stato fatale per Laperuta, mentre un altro proiettile si sarebbe fermato nel torace del 17enne. Quest’ultimo sarebbe poi salito in sella ad uno scooter, forse guidato da Raffaele Mauriello, per dirigersi verso il vicino ospedale di Giugliano. Il T-Max guidato da Mauriello si sarebbe però scontrato all’incrocio tra via Di Giacomo e via Lavinaio con una Fiat Punto e così Domenico A. sarebbe stato caricato da amici che nel frattempo erano giunti sul luogo del sinistro per essere trasportato in ospedale.

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Ricostruzione veritiera ma con ancora tanti, tantissimi punti interrogativi. Cosa ci facevano questi giovani, tutti ritenuti vicini al clan Amato-Pagano, all’interno di quell’appartamento. Era in corso un summit? O sono stati attirati in una trappola? Questi sono solo alcuni degli interrogativi, visto che non è da escludere l’ipotesi che porta ad un regolamento interno che prevedeva l’eliminazione di Laperuta e Nouvo. Sta di fatto che chi avrebbe potuto fornire elementi importanti quest’oggi ha riferito di non saperne nulla dell’agguato. Raffaele Mauriello, dopo essere stato medicato in ospedale, è stato ascoltato a lungo dai carabinieri della tenenza di Melito, coordinati dal capitano Antonio De Lise della Compagnia di Giugliano, ma ha ribadito quanto detto sin dalle prime battute: era solo in sella allo scooter quando è andato a scontrarsi con la Fiat Punto. Non è escluso che per lo svolgimento delle indagini possano essere usate anche le immagini registrate delle telecamere poste tra il luogo della sparatoria ed il percorso fatto dal T-Max poco prima di pranzo.

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