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sabato, Maggio 4, 2024
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FRATELLO DEL BOSS MASSACRATO A MORTE, IN CELLA SOCCORRITORE
Il giallo di Sant’Antimo. Il cadavere del 27enne trovato in una strada di campagna

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SANT’ANTIMO. Una morte sospetta, un soccorritore in manette, la vicinanza ad ambienti malavitosi, l’ombra della droga. Gli elementi del giallo ci sono tutti. Quella di Bruno Marrazzo, pregiudicato di 27 anni, fratello di Vincenzo, esponente di spicco del clan Verde, è una morte davvero inquietante. Il suo corpo è stato ritrovato all’alba di giovedì in una stradina di campagna, Via Cupa Melito, a Sant’Antimo, storico feudo del clan retto dal boss Francesco Verde (alias ‘o negus). Una vendetta, un incidente stradale: le piste al vaglio degli inquirenti sono molte. Ma solo i risultati dell’autopsia potranno chiarire i contorni del giallo: il pregiudicato sarebbe morto a causa di una serie di fratture e ferite riportate su tutto il corpo.



MASSACRATO DI BOTTE?. Qualche verità in più- dopo le contraddizioni nelle quali é caduto e che gli hanno provocato l’arresto per favoreggiamento personale nei confronti di ignoti e omicidio colposo – la polizia spera di ricavarla dall’amico di Marrazzo, Bruno Buonanno, pregiudicato 33enne di Sant’Antimo, che avrebbe soccorso la vittima in ritardo. E’ stato proprio Buonanno – secondo quanto ha riferito agli investogatori- a trovare il corpo agonizzante di Marrazzo nella stradina di campagna. Lo ha portato in ospedale dove l’uomo è giunto morto a causa di una serie di traumi e fratture multiple, oltre a profonde ferite lacero contuse al volto, al cuoio capelluto e alla regione scapolare. A provocarle, probabilmente, un investimento ma non si può escludere che Marrazzo sia stato massacrato di botte. Restano molti gli aspetti di chiarire: anche ammettendo la tesi dell’investimento c’é da capire se si sia trattato di un incidente o di un fatto volontario. La polizia cerca di capire perché Buonanno, nel corso di un interrogatorio durato cinque ore, sia caduto in contraddizione fornendo una versione poco convincente dell’episodio tanto da indurre gli investigatori ad arrestarlo.



L’ARRESTO DEL SOCCORRITORE. All’uomo é stato contestata una condotta negligente. In particolare, il fatto di aver ritardato i soccorsi causando così indirettamente la morte dell’amico trovato – come lui stesso ha riferito – in fin di vita. Buonanno avrebbe raccontato che prima di accompagnare l’amico all’ospedale di Aversa, dove i sanitari ne hanno constatato la morte, sarebbe tornato a casa per posare il suo motorino lasciando Marrazzo all’interno della sua autovettura.Gli investigatori hanno contestato anche a Buonanno di non aver condotto l’amico moribondo nella vicina clinica di Sant’Antimo, a soli 200 metri di distanza, e di non essersi fermato alla caserma dei carabinieri che stava sulla strada. Una condotta singolare che avrebbe comportato una perdita di tempo di circa un’ora, fatale per la morte di Marrazzo. Buonanno non ha convinto gli investigatori ed ora si trova nel carcere di Poggioreale in stato di fermo.

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