17.7 C
Napoli
domenica, Maggio 19, 2024
PUBBLICITÀ

«Fondi scarsi, nepotismo nelle Università e stipendi bassi: ecco perchè sono scappata dall’Italia»

PUBBLICITÀ

Da Giugliano al riconoscimento nella più importante conferenza di genetica al mondo. Grazie alla sua tenacia, sacrificio e forza di volontà, a soli 32 anni la giuglianese Milena Pirozzi è riuscita a raggiungere importantissimi risultati nel campo della ricerca scientifica, affermandosi tra le esperte di genetica più importanti.

Partiamo dal premio che hai vinto poche settimane fa, come hai ottenuto questo riconoscimento?

PUBBLICITÀ

Da quando mi sono trasferita in America ho fatto in due anni e mezzo, a livello professionale, quello che in Italia non ho fatto in 10 anni: organizzato corsi per studenti universitari, tenuto seminari, partecipato a conferenze di livello mondiale.
Una di queste conferenze è l’American Society of Human Genetics, la più importante per la Genetica al mondo.
Ogni anno circa 7000 professionisti della Genetica (ricercatori, medici, professori) si riuniscono e presentano i loro lavori di ricerca e di diagnosi, discutono delle nuove tecnologie del campo, e creano nuove collaborazioni.
Ogni anno questa societa (ASHG) premia diverse categorie: professori che hanno fatto scoperte importanti, quelli che sono stati ottimi leader o mentori, ed infine premia giovani ricercatori per le loro ricerche (sia dottorandi che postdoc, quindi in genere con eta inferiore ai 35 anni).
Il premio e l’ASHG/ Charles J. Epstein Award for Excellence in Human Genetic Research
l’anno scorso fui invitata a presentare i dati preliminari della mia ricerca a questa conferenza e quest’anno ho deciso di candidarmi per il premio.
Ci sono stati 600 candidati in totale. La selezione funziona in 3 step: una commissione scientifica di medici e professori sceglie i migliori 60 lavori di ricerca,
successivamente fra questi 60 vengono selezionati 18 finalisti, che devono presentare il lavoro in una presentazione di 15 minuti. La presentazione, il progetto in se ed il modo in cui il ricercatore risponde alle domande viene giudicato per poi selezionare 6 vincitori finali (3 dottorandi e 3 postdoc).
Io sono arrivata prima fra i postdoc.

Quali porte ti ha aperto il premio che hai vinto?

Oltre ad una visibilità enorme, è stato un grande onore per me ottenere questo riconoscimento.
Dalla conferenza infatti sono nate diverse collaborazioni e nuove opportunità di lavoro, come per esempio possibilità di diventare professore associato in alcune ottime Università, cosa che in italia, a 32 anni, non puoi neanche sognare di fare.

Invece dal punto di vista scientifico quali sono le novità contenute nella tua ricerca?

Con i miei studi abbiamo potuto, per la prima volta, riprodurre in vitro dei mini-cervelli (da cellule staminali umane) che riflettono le caratteristiche della microcefalia dovuta a sindrome della Ligasi 4, cosa che ci permette di studiare cosa succede durante lo sviluppo del cervello per individuare poi i potenziali target farmaceutici (o per terapia genica) in modo da poter curare questa grave e rara malattia. Inoltre, questa malattia ha un meccanismo comune ad almeno altre 30 sindromi da difetto del riparo del DNA, quindi la possibilie soluzione potrebbe essere applicata a diverse malattie.

Quando hai iniziato i tuoi studi?

Mi sono trasferita a Roma a 18 anni per studiare Biotecnologie mediche e per poter lavorare nel laboratorio del Prof. Giovanni Neri (Università Cattolica di Roma, Policlinico Gemelli) facendo ricerche sulla Sindrome X Fragile, una delle cause più comuni di disabilità intellettiva ereditaria. Mi sono laureata col massimo dei voti ed ho proseguito con una specialistica in Biotecnologie Genomiche alla Sapienza, continuando le ricerche sulla Sindrome X Fragile. Sono poi tornata alla Cattolica col Prof. Neri per un dottorato in Genetica Molecolare (studiando malattie da disabilità intellettiva correlate al cromosoma X) e durante il dottorato ho trascorso un periodo a Los Angeles, presso la University of California Los Angeles (UCLA) per imparare a generare un modello si cellule staminali (induced Pluripotent Stem Cells, iPSCs).
Dopo il dottorato mi sono trasferita in Belgio, a Leuven, per un anno da post-doc. Infine, nel Dicembre 2013 mi sono trasferita a Cleveland (Case Western Reserve University) per poter lavorare con il Prof. Anthony Wynshaw-Boris, Direttore del Dipartimento di Genetica.

Di cosa ti occupi ora?

A Cleveland mi occupo di creare modelli neuronali bidimensionali e tridimensionali per studiare (e possibilmente curare) rare malattie da difetto del riparo del DNA che causano microcefalia, disabilità intellettiva, aumento della radiosensibilità ed insorgenza di tumori.

Perchè hai deciso di continuare all’estero i tuoi studi e non in Italia? Quali sono i limiti e le difficoltà che hai incontrato nel tuo Paese?

Durante gli anni passati in Italia, ho potuto collaborare con ottimi gruppi (sia italiani che stranieri) e devo dire di essere stata molto fortunata: ho iniziato da subito a poter lavorare in maniera autonoma sui progetti, ed i miei professori (Giovanni Neri e Pietro Chiurazzi) mi hanno sempre sostenuta ed incoraggiata ad andare avanti.
Anche nei migliori gruppi però ci possono essere difficoltà economiche: il nostro maggiore finanziatore è sempre stato Telethon, senza il quale davvero non avremmo potuto raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissi con i nostri studi. I fondi statali sono limitatissimi e centellinati, e le somme messe a disposizione sono ridicole.

Per non parlare della difficoltà nell’avanzamento di carriera all’interno dell’Università: già accedere ad un Dottorato di Ricerca con borsa di studio (io arrivai prima al mio concorso nel 2008 e quindi ebbi accesso alla borsa ministeriale, di scarsi 1000 Euro mensili) è difficilissimo: i posti sono limitati ed il nepotismo ha un ruolo fondamentale nella selezione dei vincitori purtroppo. Se poi parliamo dell’accesso a posti da ricercatore associato o, andando più in alto, da professore associato, le possibilità diventano davvero poche.
Inoltre, seppur uno dovesse riuscire ad arrivare a queste agognate posizioni, gli stipendi sono miseri. Un ricercatore associato prende in media 1200-1400 euro al mese, veramente un incremento miserabile rispetto ad un dottorando e non permette una qualità di vita decente, soprattutto nei centri di maggiore attività di ricerca, come Roma e Milano, dove il costo della vita supera di gran lunga il salario.
E di nuovo, seppur si dovesse riuscire ad arrivare alla posizione desiderata e a sopravvivere col salario, torniamo al discorso dei fondi: pochi, mal distribuiti, e con una burocrazia lentissima che ci rende quantomeno poco competitivi rispetto ad alcune nazioni europee (vedi Inghilterra, Germania, Belgio) e meno ancora rispetto ad USA e Cina.

Invece all’estero come viene finanziata la ricerca?

Sia a Los Angeles, che in Belgio ed infine a Cleveland, la situazione è molto diversa: il primo investitore nel settore ricerca è proprio lo Stato, che permette accesso a bandi pubblici per ricevere fondi per la ricerca di qualsiasi entità e per qualsiasi settore. Ovviamente la competitività è maggiore, ma credo anche che sia giusto: se lo Stato deve investire soldi, ovviamente lo farà scegliendo progetti promettenti ed in settori con più facilità di impatto sulla società.

Ha inciso anche la qualità nella vita nelle tue scelte?

Certo, è un altro fattore fondamentale. Se devo lavorare 12 ore al giorno, voglio almeno potermi godere le poche ore libere andando a teatro, passeggiando in un parco, andando al museo, senza dover spendere un patrimonio. In una città pulita magari e dove le tasse non ti distruggono.
Da quando io e mio marito siamo arrivati in America abbiamo potuto comprare una macchina, permetterci di affittare una bella casa e goderci il tempo a nostra disposizione con diverse attività.
Mio marito in 6 mesi ha trovato 3 lavori: insegna italiano al College e all’Università, lavora per un’agenzia di viaggi che organizza viaggi di lusso per l’Italia e continua a lavorare per la sua agenzia di comunicazione in Italia, ma acquisendo anche clienti americani.

Inoltre il senso di comunità qui è più forte, si possono organizzare eventi culturali e sociali anche di grande rilevanza per il semplice fatto che le entità a cui ti rivolgi in genere ti ascoltano, indipendentemente dal fatto che tu sia un immigrato italiano 28enne. Se l’idea è buona, ti danno la possibilità di metterla in pratica.

Com’è il tuo rapporto con la città di Cleveland? Ci sono altri italiani?

Abbiamo creato un gruppo Facebook che si chiama Italiani a Cleveland, in due anni si sono iscritte 235 persone (italo-americani o italiani appena trasferiti a Cleveland). Nei 3 anni in cui sono stata qui a Cleveland, sono arrivati almeno una trentina di italiani 30enni professionisti (medici, ingegneri, ricercatori), tutti spostatisi per motivi di lavoro. E non sto parlando solo di persone del sud, anzi la maggioranza ormai arriva dal nord.
Con il Console onorario di Cleveland, Serena Scaiola, abbiamo organizzato diversi eventi sociali e culturali per mantenere unita la comunità di italiani qui e continuare ad apprezzare la nostra cultura, che comunque resta preziosissima e non ha eguali.

Cosa dovrebbe fare secondo te il Governo per aiutare di più la ricerca in Italia?

In Italia, al momento, lo Stato cerca di dare dei “contentini” riducendo per esempio l’Irpef ai ricercatori che decidono di rientrare o creando bandi appositi per richiamare i cosiddetti “cervelli in fuga”. Peccato che siano a tempo limitato (3-5 anni) e che soprattutto le posizioni appetibili non esistano. Perchè un ricercatore che si è trasferito in America (e che guadagna 3 volte lo stipendio di un italiano), con la possibilità di diventare professore a breve, con fondi a disposizione per poter continuare la ricerca (o quantomeno accessibili, perchè bisogna comunque meritarseli questi fondi) dovrebbe venire in Italia per uno stipendio non equiparabile? Sapendo, inoltre, che dovrà combattere per avere qualche fondo di ricerca, e che poi non avrà (molto verosimilmente) la possibilita di poter proseguire in carriera dopo i 3-5 anni del suddetto bando?

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Buone ragioni per comprare un climatizzatore Daikin

Daikin è di certo uno dei brand più affidabili nel settore dei climatizzatori per uso residenziale. Parliamo, infatti, di...

Nella stessa categoria