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venerdì, Maggio 3, 2024
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QUANDO L’ATTESA PUO’ «ANNIENTARE»

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Non è certo piacevole dover riportare l’ennesima storia nefasta, ma non si può definire altrimenti la vicenda di Pietro, muratore sorrentino che, stanco di aspettare e dilaniato dalla cirrosi che inesorabilmente lo aveva inchiodato alle corde dell’insufficienza epatica, non ce l’ha fatta ed ha commesso quel gesto estremo. Avendo saputo di dover attendere ancora qualche mese, è stato sopraffatto dalla disperazione e si è gettato dalla finestra dell’ospedale in cui si trovava.

Un episodio che merita tutto il rispetto possibile, quello di Pietro. Ma che, tuttavia, rappresenta il pretesto per una riflessione generale sulla questione trapianti e liste d’attesa il Italia. Pietro attendeva il trapianto dall’ultimo settembre ed i chirurghi avevano programmato l’intervento per il prossimo Maggio, un tempo “ragionevole” rispetto alla media ma che, evidentemente, tale non era per il protagonista di questa mesta vicenda.

Il tempo medio di attesa per un trapianto di rene arriva quasi a 3 anni, per un cuore occorre invece aspettarne in media 2,14, che avesse bisogno di un pancreas dorebbe invece pazientare per circa 2,41 anni, “soli” 20 mesi invece per ricevere un polmone. Nel complesso, i pazienti in lista, in Italia, per un trapianto sono circa 1500.

Numerosi gli interventi registrati da parte di istituzioni, associazioni e dalla società civile. Duro il commento del senatore Lauro: “La sanità in Campania è gestita malissimo, nonostante si spendano cifre esorbitanti. Le vicissitudini che hanno indotto Pietro Terminiello a togliersi la vita rappresentano la punta dell’iceberg. Dovrebbero far riflettere ma, soprattutto, far vergognare gli autori di questo stato di cose”. Gli fa eco l’avvocato Angelo Pisani, presidente di Noi Consumatori: “La sanità in Campania è al collasso, come dimostrano i numerosi episodi di malasanità, nonostante si sprecano cifre esorbitanti. La tragedia che ha indotto Pietro Terminiello a togliersi la vita rappresenta la punta dell’iceberg che dovrebbe far vergognare i responsabili del fallimento del sistema sanitario e cui andrebbero addebitati tutti i costi e danni provocati ai cittadini”. Anche il Codacons, in una nota diffusa in giornata, pone l’accento sulla questione «liste d’attesa»: “La triste vicenda riporta al centro dell’attenzione la questione delle liste d’attesa, che in Italia sono eccessivamente lunghe, non solo per visite specialistiche, ma anche per interventi importanti. Contro le liste d’attesa l’unica possibilità è quella di istituire indennizzi diretti in favore dei pazienti, in caso di ritardi eccessivi”. Lo stesso Codacons, per attraverso il portavoce Carlo Rienzi, avanza una propria proposta: “Il progetto dei risarcimenti per le liste d’attesa era stato già avanzato dal dimissionario ministro della Salute Storace; di fronte a fatti come quello diffuso oggi, appare chiaro come sia indispensabile trasformare in realtà tale proposta. Solo rimborsi e risarcimenti agli utenti possono rappresentare una adeguata forma di incentivo per il miglioramento delle prestazioni, anche nel campo sanitario. Bisogna quindi prevedere, in caso di ritardi superiori a un certo limite massimo, un bonus da 50 euro per ogni giorno di ritardo, da versare al cittadino sottoforma di denaro, di servizio ospedaliero oppure attraverso medicinali o sconti sui farmaci”.

Quello delle lunghe attese per gli organi da trapiantare è una questione importante e merita di certo molta attenzione. Va affrontata con decisione, ma non senza delicatezza in quanto riguarda la sensibilità individuale ed, allo stesso tempo, la vita di molte persone: quelle iscritte in una – ahimè – nefasta lista. Il problema si è aggravato negli ultimi tempi, avendo registrato nell’ultimo anno una riduzione del 30% circa delle donazioni. A controbilanciare gli effetti negativi di tale fenomeno è stata finora l’adesione dell’Italia all’European Gate, il circuito che consente di reperire organi anche in altri Paesi d’Europa. Ciò non deve tuttavia esimerci da una riflessione seria che impegni le forze di governo, ma anche le associazioni ed i movimento che operano nel sociale, fino ai singoli cittadini. Occorre che tutti si rendano conto che un semplice gesto, un piccolo sacrificio, può divenire un grande segno d’amore, un dono prezioso.

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