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martedì, Maggio 21, 2024
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OPERAIO PERDE BRACCIO IN UNA CAVA

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INCIDENTE A GIUGLIANO


GIUGLIANO – È stato agganciato dalle lame della sfogliatrice. Un attimo. Non ha fatto in tempo a fermare la macchina. Non ha fatto in tempo neanche a gridare. Il nastro trasportatore gli ha staccato l’arto. E’ successo in una cava per l’estrazione di pozzolana a Licola. Pasquale Loffredo, operaio 57enne versa ora in gravi condizioni all’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli. Stava lavorando alla manutenzione del macchinario quando il nastro si è messo improvvisamente in moto. Il carrello gli ha risucchiato il braccio sinistro. L’ arto si è staccato, orribilmente maciullato in mille pezzi. Il 57enne ha tentato di tutto per sganciarsi alla presa infernale, ha fatto leva sulle gambe. Inutile. Il suo braccio è stato “inghiottito” in silenzio, davanti agli occhi dei colleghi inermi. Loffredo ha perso i sensi, è caduto a terra in un lago di sangue mentre il terribile macchinario continuava a tritare l’arto. L’operaio è stato immediatamente soccorso dai suoi compagni di lavoro. All’ospedale La Schiana di Pozzuoli arriva in condizioni disperate: ha già perso molto sangue. Intanto sopraggiunge un’altra auto, con alcuni pezzi dell’avambraccio recuperati dal nastro. I medici del pronto soccorso di Pozzuoli dispongono il ricovero al reparto di chirurgia del Vecchio Pellegrini di Napoli. Impossibile riattaccare il braccio: il taglio non è stato netto. Le condizioni dell’operaio hanno impressionato anche i medici: “In tanti anni di emergenze, non credo di aver mai visto qualcosa di simile” spiega il dott. Caruso del nosocomio napoletano. L’uomo non è in pericolo di vita anche se la prognosi non è stata ancora sciolta: i sanitari gli hanno riscontrato anche la frattura di quattro costole.

I colleghi di lavoro sono rimasti impietriti. “Non siamo riusciti a toccarlo – dice un operaio che ha assistito all’incidente – e comunque sarebbe stato inutile: uno spettacolo allucinante”. I titolari dell’impresa preferiscono non parlare. La cava per l’estrazione della pozzolana (utilizzata per realizzare malte idrauliche) è al confine tra Licola e Lago Patria, un lembo di terra che s’allunga verso il mare lasciandosi alle spalle quel cumulo di cemento chiamato Giugliano, il più grosso tra i paesoni a nord-ovest di Napoli. Sull’incidente il pm di turno ha aperto un’inchiesta. Gli agenti del locale commissariato di polizia, coordinati dal vicequestore Alberto Francini e dal vicequestore aggiunto Piero Morelli, dovranno chiarire l’esatta dinamica del sinistro. È stato un caso, un incidente o nel cantiere non erano rispettate le normative sulla sicurezza del lavoro?

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POMIGLIANO D’ARCO (ufer) – Incidenti sul lavoro, quello di Licola è l’ultimo di una serie infinita. Appena una settimana fa è morto un 35enne di Giugliano cadendo da un’impalcatura. Cosimo Cervicato stava eseguendo dei lavori ad un capannone dell’Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco quando ha perso l’equilibrio. Mancavano pochi minuti all’una di sabato 24 settembre. Un tragico volo di cinque metri. Ha battuto la testa a terra violentemente. Non c’è stato nulla da fare: è morto sul colpo. Il 35enne lavorava per una ditta addetta alla ristrutturazione del capannone interno alla fabbrica dell’ex Alfa Sud. Non era assicurato con nessuna fune. Sulle eventuali responsabilità dovrà pronunciarsi il magistrato inviato su posto dalla procura di Nola.

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