Bloccata in una situazione affliggente una donna di 36 anni. La fonte dei problemi risale alla negazione della richiesta di esenzione sanitaria che questa aveva mosso per problemi cardiaci.
Una richiesta d’aiuto
Tutto è iniziato, quando, dopo aver monitorato sintomi preoccupanti, la donna si è recata presso l’Asl di Somma Vesuviana. Era lì, al fine di richiedere il rinnovo dell’esenzione con l’intento di approfondire le sintomatologie sofferte ed effettuare i conseguenti controlli. L’esito di questa spedizione si è rivelato avverso. La motivazione di questo rifiuto proviene dall’individuazione di un debito risalente a 10 anni fa. Tale debito, secondo quanto le hanno detto, prevede l’imposizione di un bollino rosso sull’esenzione. Il debito, collocato nel 2012, ammonterebbe a 600 euro e, sarebbe relativo ad una serie di analisi e prestazioni. Queste le chiarificazioni emanate da Roberto Capasso, rappresentante di Assoutenti Campania, associazione alla quale la donna, disoccupata e madre di 4 figli, si è rivolta con la speranza di essere soccorsa.
Rifiuto dell’esenzione sanitaria: dovrà pagare di tasca sua
A causa di questo debito, quindi, la donna non ha potuto vedere realizzato il beneficio del rinnovo dell’esenzione che le spetterebbe in quanto disoccupata. Non a caso, un’altra motivazione del rifiuto, risulta dettata dalle nuove modalità di assegnazione di tale esenzione. Questa infatti non sarà più automatica; da quest’anno, l’esenzione per fasce di reddito sarà accettata o meno attraverso la valutazione di una richiesta che dovrà essere effettuata online attraverso lo SPID o in via cartacea allo sportello. A questo punto, dinanzi al rifiuto netto del rinnovo, la donna che, al momento percepisce soltanto l’assegno familiare, dovrà pagare le cure di tasca sua.
“E’ ingiusto, una donna che non ha determinate possibilità economiche veda negato il suo diritto alla salute e sia costretta a sovvenire a delle cure molto costose. Vergognoso, intervenga la regione. Tra l’altro la signora mi ha comunicato di non essere a conoscenza dell’esistenza di questo debito e che le avrebbero palesato della sua esistenza solo al momento del rinnovo dell’esenzione. E’ scandaloso che si proibisca ad una persona di curarsi per un debito che potrebbe essere prescritto. Tra l’altro la normativa prevede che sia l’Asl a comunicare all’assistito le prestazioni fruite indebitamente in regime di esenzione e ad assegnare un termine entro 120 giorni per pagare”. Queste le fumose parole di rabbia pronunciate da Roberto Capasso.