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venerdì, Maggio 3, 2024
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Calciopoli, l’ex pm della Procura di Napoli Lepore svela a Report: “C’erano anche altre squadre…”

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Ieri sera è andata in onda su Rai 3 la puntata di Report dedicata allo scandalo di Calciopoli. Nel corso della trasmissione (qui il servizio completo), sono state rese note intercettazioni tra vari personaggi, come l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo. Ciò che è emerso sono nuovo dettagli che riguardano il ruolo dell’Inter. Nello specifico delle “indagini illegali” condotte da Giuliano Tavaroli, ai tempi capo della security di Telecom su commissione dell’allora presidente Massimo Moratti, che erano state svolte con l’obiettivo di disunire il “sistema Moggi“. Secondo quanto raccolto dal programma Rai ci sarebbe stato un accordo tra le parti rimasto (fino ad oggi segreto) che avrebbe obbligato l’Inter a risarcire alcune delle vittime delle indagini illegali, tra queste l’ex designatore arbitri Serie A Paolo Bergamo.

L’ex pm Lepore: “Non solo la Juve, c’erano quasi tutte le squadre…”

Nel corso del servizio è stato intervistato anche l’ex procuratore della Repubblica di Napoli Giandomenico Lepore, uno dei magistrati chiamati ad indagare sulla Juventus e ad occuparsi dell’inchiesta su Calciopoli: “Iniziammo con la Juventus perché avevamo più elementi, dovevamo passare ad altre squadre. C’erano anche altre squadre, quasi tutte, diciamo la verità. Un bel giorno uscì un supplemento dell’Espresso (il Libro Nero, ndr) che riportava tutte le intercettazioni. Automaticamente i telefoni furono chiusi e rimase solo la Juventus. Chi diede le carte? Avevamo sospetti, ma elementi di prova mai avuti. Non lo sappiamo”. Una risposta arriva dal tribunale di Roma: la fuga di notizie può arrivare dal reparto. “Se fossimo andati avanti, ci sarebbero state altre squadre. Dopo la Juve, era pronta l’Inter”.

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Il ruolo di Guido Rossi

Guido Rossi, ex membro del CdA dell’Inter e poi presidente della Telecom di Tronchetti Provera, a sua volta azionista del club nerazzurro, dopo le dimissioni in blocco dei vertici del calcio italiano divenne commissario straordinario: sarà lui ad assegnare lo Scudetto 2005-06 al club nerazzurro. “Fu messa in piedi una rete volta a condizionare gli arbitri e favorire l’Inter“, verrà detto poi: come noto, però, era ormai sopraggiunta la prescrizione e tutto finirà in una bolla di sapone.

Cellino: “Prima dell’arrivo della Finanza bruciammo tutto”

L’attuale presidente del Brescia, Massimo Cellino, che all’epoca era presidente pro tempore della Lega calcio, ha raccontato a Report: “Scesi in cortile, c’era un bidone di ferro, presi un po’ di trielina e poi ci ficcai dentro il faldone delle fideiussioni false. Il giorno dopo, quando arrivò la Guardia di Finanza, perquisirono tutto, ma il faldone non c’era più”.

Insieme ad altri 7-8 presidenti – prosegue Cellino – io ero il più giovane, cercavo di tenere la baracca in piedi. Ho iniziato a pulire tutte le schifezze che c’erano, non sapevo da dove iniziare. Avevo un contenitore con tutti i dossier: chi era iscritto con una fideiussione falsa, chi si scaricava come Irpef il trasporto… andammo nel piazzale giù di sotto, c’era un bidone di ferro e con trielina facemmo bruciare tutto. L’indomani la Finanza tornò e non trovò quel che cercava. E io non c’ero neanche”.

“Persi col Milan per un errore arbitrale”

Sempre Cellino, poi, spiega: “Mi chiama Berlusconi e mi chiede di candidarmi (alla presidenza della Regione Sardegna, ndr). Io gli dissi che un presidente di calcio non deve fare il politico. Riprende il campionato, subito tre, quattro arbitraggi contro devastanti. Perdemmo tre partite di seguito in maniera vergognoso. Vado a Roma a casa di Berlusconi per parlare, c’era anche il ministro Pisanu. Ancora a dirmi che mi dovevo candidare… Io gli dissi che però gli arbitri mi stavano massacrando. Berlusconi guardò Pisanu e disse: Ministro, chiami Carraro per dirgli che gli arbitri devono essere giusti nei confronti del Cagliari. E Franco Pisanu disse: ‘No, chiamo Moggi che è meglio’. Berlusconi mi guardò: diventò bianco. Persi una partita con il Milan per un errore arbitrale. ‘Diglielo a Moggi’, mi dissero. Poi mi resi conto che con quella vittoria il Milan raggiungeva la Juve in testa alla classifica“.

Il patto politico-industriale

Dietro l’inchiesta, viene ipotizzato nel corso della trasmissione, ci sarebbe stato un “patto politico-industriale”. La tesi, che secondo la stessa trasmissione resta “tutta da dimostrare”, si basa su una dichiarazione del designatore arbitrale Bergamo, secondo cui ci fu un’intesa fra Massimo Moratti e Marco Tronchetti Provera – ovvero mondo Inter –, e alcuni personaggi di Torino che gravitavano intorno alla famiglia Agnelli. L’obbiettivo di tale intesa era quello di portare John Elkann a capo del gruppo Fiat, mentre con Antonio Giraudo, all’epoca amministratore delegato della Juventus, sarebbe invece toccato ad Andrea Agnelli, figlio di Umberto, al quale Giraudo era molto legato. Bergamo spiega inoltre che, il senatore del Pd Nicola Latorre, gli anticipò che “stava finendo la prima repubblica del calcio italiano”.

Gli errori di Rodomonti a favore dell’Inter

Non sbagliate a favore della Juventus“, si sente affermare dall’ex presidente federale Franco Carraro in un’intercettazione. E Bergamo: “Era una pressione su di me, quello era il mio compito. Gli arbitri non hanno mai saputo niente di queste cose“. Bergamo chiamò poi Rodomonti e gli disse: “Mi aspetto che non sbagli niente. C’è una differenza di 15 punti tra le due squadre. Se hai un dubbio, dammi retta, pensa a chi sta dietro“. Toldo commise un fallo da rosso, ma non venne espulso: la Juve vinceva 2-0, finì 2-2.

L’intercettazione tra De Santis e Meani dopo Inter-Juve

Dopo una partita che l’Inter vinse contro la Juve per 1-0, i bianconeri si lamentarono dell’arbitraggio e si chiusero in silenzio stampa. L’arbitro della partita, De Santis, considerato il braccio destro di Moggi, chiamò Leonardo Meani, l’addetto agli arbitri del Milan, lodando la propria direzione: “Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juve, ma ti rendi conto? Non ci era mai riuscito nessuno nella storia del calcio”. E Meani con un giornalista: “Dicono che con De Santis l’Inter non vince? Quelli dell’Inter devono svegliarsi. Vedi la differenza, io quando ho giocato Juve-Milan De Santis non ce l’avevo neanche in griglia. Io ho preso il telefono e ho detto: se abbiamo De Santis spariamo i cannoni di Navarone”.

Meani e la chiamata a Paparesta

Il tuo dossier è nelle mani di Letta“, dice Meani (condannato e ‘salvato’ dalla prescrizione e allora dirigente del Milan) a Paparesta, accusato di aver favorito il Milan in diverse occasioni. “Gli arbitri prendevano 5mila euro a partita. Se non facevano come dicevi, li fermavano sei partite. Son 30mila euro, eh…“, racconta Meani a Report.

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