Due secoli di carcere. Questa la richiesta, o meglio la stangata, chiesta dal gip per capi e gregari del clan Cifrone, gruppo della ‘Miano alta’. Il processo si svolge con la formula del rito abbreviato. Una giustizia che non fa sconti per i protagonisti della stagione di terrore culminata con il maxi blitz dello scorso ottobre contro la cosca ‘erede’ del clan Lo Russo. Il massimo delle richieste è arrivato per i vertici del gruppo tra cui i cugini Luigi e Gaetano Cifrone (vent’anni a testa), il ras Salvatore Cifrone (per lui chiesti dodici anni), Gaetano Tipaldi (vent’anni) indicato come una sorta di ’eminenza grigia’ del gruppo che per mesi è stato in guerra con i Balzano-Scarpellini-D’Errico, quelli di ‘Abbasc Miano’. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Ma anche estorsione, minaccia, detenzione e porto di armi e munizioni. Tutti reati sono aggravati dal fine di avvantaggiare il sodalizio camorristico.
I Cifrone a capo della ‘Miano di sopra’
Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il sistema mediante il quale il gruppo criminale ha sottoposto undici esercenti ad estorsioni attraverso intimidazioni di stampo mafioso. Ha imposto loro la fornitura di generi alimentari e costringendoli, con la violenza, ad astenersi dal vendere nella zona sotto controllo del clan. Azzerato l’intero gruppo dirigente nonostante qualche giorno fa gli imputati hanno ammesso i loro addebiti rompendo con il loro trascorso di uomini legati alla malavita. Tra le altre richieste spiccano quelle a carico di Stefano Di Fraia (per lui invocati 18 anni), Gaetano Gervasio (18 anni), Marco Guerra (18 anni), Giuseppe Marciello (18 anni), Pasquale Scotto (18 anni). Tra le altre richieste Francesca Iacopo (17 anni), Umberto Fiorillo (12 anni e sei mesi), Raffaele Scotto (16 anni), Luigi Staiti (15 anni), Ciro Milano (15 anni). Sei anni invece per il collaboratore di giustizia Luca Covelli.