Nel 2024, la percentuale di persone a rischio di povertà o esclusione sociale ( coloro che vivono in famiglie con un reddito inferiore al 60% della media nazionale) in Italia è salita dal 22,8% al 23,1% .La media italiana si attesta al 18,9%, ma in regioni come Calabria (37,2%) e Campania (35,5%) il dato è quasi doppio. nonostante un lieve calo rispetto all’anno precedente.
Questo piccolo miglioramento non basta però a rassicurare, soprattutto perché le condizioni restano critiche rispetto al quadro nazionale. A pesare è anche la qualità dell’occupazione: aumenta infatti il fenomeno del lavoro povero, fatto di impieghi a termine e sottopagati. Esso colpisce in particolare le donne e contribuisce a un senso diffuso di insicurezza economica e sociale
I dati Eurostat
Secondo le tabelle Eurostat, la grave deprivazione sociale viene misurata a livello familiare e individuale attraverso una serie di indicatori che riflettono difficoltà economiche concrete.
A livello familiare, una famiglia è considerata gravemente deprivata se non può permettersi almeno alcune delle spese essenziali: affrontare spese impreviste, pagare una settimana di vacanza fuori casa all’anno, sostenere il pagamento puntuale di bollette, affitto o rate, consumare pasti proteici.
Nel 2024, il 4,6% della popolazione italiana si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, cioè non riesce a sostenere almeno quattro spese essenziali. In Campania, questa percentuale è più che doppia, arrivando al 10,3%.
A livello individuale, la deprivazione si manifesta nell’impossibilità di avere una connessione internet, cambiare abiti logori con altri nuovi, disporre di almeno due paia di scarpe adatte, spendere un po’ di denaro per sé ogni settimana, partecipare regolarmente ad attività ricreative.
Va sottolineato che nel calcolo complessivo del rischio ogni persona viene contata una sola volta anche se rientra in più categorie di disagio.
I dati riguardano anche sofferenza dei bambini. bambini con meno di sei anni passano dal 25,9% al 27,7%. di rischio. Tra i 6 e gli 11 anni il rischio cala dal 26,4% al 25,9%,.