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venerdì, Marzo 29, 2024
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Sesso negli uffici del comune in cambio di licenze edilizie, chiusa inchiesta a Castel Volturno

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Avviso di conclusione indagine per i dipendenti del Comune di Castel Volturno ( Caserta) tra cui il dirigente dell’Ufficio tecnico Carmine Noviello, 59 anni, e Luigi Cassandra, 58enne comandante della polizia municipale, accusati di far parte di un diffuso sistema di corruzione andato avanti per anni con al centro proprio l’ufficio tecnico del comune casertano. Tra gli indagati destinatari dell’avviso per i quali la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere si appresta a chiedere il rinvio a giudizio, figurano anche Rosario Trapanese, napoletano di 50 anni, dirigente dell’Italian Maritime Academy Technologies di Castel Volturno, il dipendente dell’Ufficio tecnico comunale Antonio Di Bona, 53 anni, il 62enne tecnico comunale Giuseppe Russo, Francesco Morrone, 62enne maresciallo della locale polizia municipale, e Giuseppe Verazzo , 50enne geometra privato.

Per l’accusa, l’ufficio comunale sarebbe stato usato come alcova per prestazioni sessuali, costituenti «contropartite» per il rilascio di autorizzazioni amministrative e permessi a costruire; in particolare Noviello e Di Bona, finiti in carcere l’11 gennaio scorso, avrebbero ottenuto negli anni, in modo sistematico, soldi e favori per rilasciare atti e permessi. I carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone hanno intercettato i due in ufficio, scoprendo che in qualche circostanza, Di Bona in particolare, si è fatto pagare «in natura», anche in Comune, da persone che chiedevano il suo intervento per vicende edilizie. Per alimentare il sistema, Noviello e Di Bona si sarebbero serviti del professionista privato, in passato consulente dell’Utc, Giuseppe Verazzo, anch’egli finito in cella. Complici di Noviello anche i vigili urbani Luigi Cassandra e Francesco Morrone, condotti ai domiciliari a gennaio con il tecnico comunale Giuseppe Russo. I due caschi bianchi avrebbero omesso di procedere ai sequestri quando emergevano illegittimità edilizie, inviando false comunicazioni all’autorità giudiziaria; non rispondono però di corruzione, ma solo di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico.

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