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domenica, Giugno 23, 2024
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Chat criptate utilizzabili nel processo contro il super narcos Raffaele Imperiale

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L’utilizzabilità delle chat SkyEcc intercettate dalle autorità giudiziarie francesi, poste alla base di decine di procedimenti penali non solo in Italia ma anche in altri Paesi, è legittima. A sancirlo, con due sentenze gemelle emesse lo scorso 29 febbraio, sono le Sezioni unite penali della Corte di Cassazione, le cui motivazioni sono state rese note oggi.

Le intercettazioni legittime

Secondo i giudici, in sostanza, quelle intercettazioni o dati digitali provenienti da perquisizioni e sequestri informatici disposti legittimamente dall’autorità giudiziaria transalpina, sono legittimi a meno che non vengano dimostrate dalle difese degli imputati violazioni dei principi fondamentali dello Stato democratico, circostanza che però finora non si è verificata.

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Per la Cassazione, è ininfluente che i giudici francesi non si sìano attenuti a tutte le regole procedurali italiane (altro motivo di contestazione da parte delle difese degli imputati) per l’acquisizione del materiale probatorio, mentre risulta essere legittima l’acquisizione da parte del pubblico ministero purché avvenuta attraverso un ordine investigativo europeo, così come in realtà è successo.

I messaggi tra narcos sulla piattaforma

La Francia ha disposto la raccolta di queste fondamentali informazioni che i narcos si sono scambiati su questa piattaforma – SkyEcc – largamente utilizzata dalle più importanti associazioni di narcotrafficanti mondiali, nell’ambito di procedimenti che mirano appunto a sgominare il narcotraffico internazionale.

E i procedimenti che ora utilizzano questi dati, in corso in Italia ma anche in altri Paesi, riguardano associazioni a delinquere di tipo mafioso esattamente della stessa tipologia.
Non se ne sta facendo, in sostanza, un uso diverso rispetto a quello degli inquirenti francesi il cui lavoro è servito a rafforzare quello dei colleghi di altre nazionalità.

Processo contro Raffaele Imperiale

A Napoli, ce ne sono due di cui si sta occupando la Procura antimafia partenopea: nel primo è imputato Raffaele Imperiale, alias Lelluccio Ferrarelle, e nell’altro un noto imprenditore accusato di essersi occupato della logistica, dei trasferimenti della droga per conto della banda di Imperiale.

Nell’udienza dello scorso 30 maggio, nel Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, proprio durante uno di questi due processi che possono essere definiti pilota per quanto concerne l’utilizzabilità delle chat, il pm antimafia Maurizio De Marco ha chiesto l’acquisizione di quelle fonti di prova ponendo alla base delle sue istanze motivazioni analoghe a quelle su cui si basano le due sentenze delle Sezioni unite della Cassazione.

 

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