Davanti al giudice per le indagini preliminari, dott. Carbone, del tribunale di Napoli è celebrata l’udienza a carico di presunti esponenti e gregari del Clan Moccia che hanno richiesto la definizione del procedimento penale mediante il rito del giudizio abbreviato.
Nel corso della lunghissima requisitoria del pool di procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia, durata oltre 5 ore, i Pubblici ministeri hanno raccontato le emergenze investigative e le presunte strategie del clan Moccia, in particolare quella dell’inabissimamento finalizzata alla compenetrazione nel tessuto economico nazionale.
All’esito della lunghissima requisitoria, queste le richieste dei Pm Teresi, Fulco e De Renzis:
– Amabile Antonio Anni 20 Di Reclusione;
– Avverso Nicola Anni 10 Di Reclusione;
– Caputo Vincenzo Anni 14 Di Reclusione;
– Carrese Pasquale Anni 14 Di Reclusione;
– Castaldo Raffaele Anni 14 Di Reclusione;
– Ceriello Anna Anni 6 Di Reclusione;
– Cimini Domenico Anni 20 Di Reclusione;
– Donatore Antonio Anni 12 Di Reclusione;
– Forte Giovanni Anni 10 Di Reclusione;
– Iazzetta Amilcare Anni 10 Di Reclusione;
– Iodice Pietro Anni 16 Di Reclusione;
– Maldarelli Antonio Anni 20 Di Reclusione;
– Paribello Tommaso Anni 16 Di Reclusione;
– Petrillo Enrico Anni 10 Di Reclusione;
– Puzio Antonio Anni 12 Di Reclusione;
– Puzio Giuseppe Anni 14 Di Reclusione;
– Puzio Michele Anni 6 Di Reclusione;
– Silvestro Santo Anni 12 Di Reclusione;
– Vitucci Anselmo Anni 16 Di Reclusione
il processo è stato rinviato al 3 marzo per le discussioni del collegio difensivo composto dagli avvocati Michele Caiafa, Nello Sgambato, Dario Carmine Procentese, Antonio Girfolglio, Gian Battista Vignola E Francesco Maria Morelli.
Operazione Vortice
L’inchiesta era partita dalla scoperta di un giro di usura ed estorsioni. Dopo i primi arresti di alcuni affiliati alla criminalità afragolese, le testimonianze dei collaboratori di giustizia hanno permesso agli inquirenti di ricostruire una pianta organica del clan Moccia, con nomi, ruoli e attività illecite. Una struttura piramidale molto complessa, con a capo boss che, in omaggio al loro carisma, venivano chiamati “senatori”. Un gruppo malavitoso dedito soprattutto alle estorsioni, che mirava al controllo capillare del territorio di Afragola, Casoria e Arzano, attraverso l’imposizione del “pizzo” a commercianti e imprenditori.