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giovedì, Luglio 4, 2024
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Clelia si sarebbe potuta salvare: il papà svela verità sull’ascensore

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Clelia Ditano si sarebbe potuta salvare, quel maledetto ascensore già in passato si era improvvisamente staccato dalla cabina, rischiando la tragedia. Quella volta la protagonista della vicenda riuscì a restare incolume e bene lo sapeva Clelia, visto che si trattava di sua madre. A raccontarlo, è stato il papà della 25enne: sua moglie Giusy, costretta sulla sedia a rotelle per un grave problema di salute, rischiò, infatti, di precipitare nel vuoto a causa dello stesso problema dell’impianto ascensore della palazzina popolare di via Piave.

Clelia Ditano poteva salvarsi?

In quell’occasione la donna si accorse del vuoto e riuscì ad evitare il peggio, cosa che invece non è accaduto a sua figlia Clelia, precipitata per tre lunghi piani prima di scontrarsi mortalmente con la parte superiore dell’ascensore.

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L’impianto pare fosse stato revisionato di recente, senza che alcuna criticità venisse segnalata. Sarà l’autopsia a chiarire le cause della morte della giovane, i cui ultimi minuti di vita per il momento restano avvolti dal mistero. Secondo una prima ricostruzione Clelia dopo essere tornata da una serata di relax aveva preso l’ascensore per fare ciò che faceva abitualmente: liberarsi di borsa ed altri effetti personali e tornare giù per intrattenersi nell’androne del palazzo con le amiche. Ed anche domenica sarebbe andata così, visto che il papà Giuseppe aveva notato la borsa di Clelia in casa, segno che indicava il rientro della figlia.

Purtroppo però la 25enne aveva scelto di tornare giù, pur non avendo un preciso appuntamento. Non si spiegherebbe, infatti, perchè nessuno abbia lanciato l’allarme, fino a quando il padre preoccupato di non veder a letto la figlia, l’ha chiamata più volte al cellulare ed ha udito la suoneria provenire dal vano ascensore.

L’ascensore ed il telefonino di Clelia

Due gli oggetti chiave dell’inchiesta aperta dalla procura pugliese: l’ascensore ed il telefonino. L’ascensore è sotto sequestro e bisognerà verificare come mai si sia aperta con la cabina non al piano e perché non abbia funzionato il blocco di sicurezza. Sullo smartphone di Clelia potrebbero essere trovati elementi utili a ricostruire gli ultimi istanti di vita e dare un volto alle persone che hanno trascorso con lei l’ultima maledetta serata.

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