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domenica, Aprile 28, 2024
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Coltellate ai cugini all’Arenaccia, domiciliari per Pasquale Attardo

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Domiciliari in Lazio. Questa la decisione presa nei confronti di Pasquale Attardo, il giovane fermato nel giugno scorso per una rissa avvenuta qualche mese prima finita a coltellate. Rissa avvenuta nella centralissima Piazza Poderico all’Arenaccia (leggi qui l’articolo). Fondamentali per la decisione del gip le solide argomentazioni presentate dai legali di Attardo, gli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo, che hanno ottenuto per il loro assistito il beneficio degli arresti domiciliari a Minturno convincendo il gip circa la preferibilità della concessione della misura meno afflittiva sufficiente a garantire le esigenze cautelari. Insieme a Attardo fu fermatoil cugino Michele Maietta. Indagati il padre di Pasquale, Salvatore Attardo, e l’altro fratello Michele poi arrestati perchè raggiunti da altra ordinanza di custodia cautelare in quanto considerati organici al clan Contini. Nel provvedimento firmato dai pubblici ministeri Alessandra Converso e Daniela Varone i quattro erano indagati per tentato omicidio e di detenzione e porto di armi comuni da sparo, delitti aggravanti dal metodo mafioso. I fatti risalgono al 29 settembre 2022. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quel giorno Salvatore Attardo, insieme ai tre, armato di pistola e coltello, avrebbe approfittato di una rissa che aveva coinvolto diverse persone per tentare un duplice omicidio. Rissa che vedeva coinvolte alcune persone facenti parte della loro stessa famiglia tra cui i figli di Gaetano Attardo, fratello di Salvatore ed esponente di primo piano del clan Contini e dell’Alleanza di Secondigliano.

Lo scontro interno alla famiglia Attardo

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Michele e Pasquale Attardo insieme al padre sarebbero stati allertati da Maietta che li aveva avvisati che quella sera era in corso una rissa a piazza Poderico. Il commando, armato di pistola e coltelli, avrebbe alla fine mandato due persone in ospedale. Come si evince da una serie di intercettazioni presenti nel decreto da tempo era in corso una faida familiare che vedeva contrapposti i nuclei di Salvatore e di Gaetano (non indagato nel provvedimento), tensioni rivelate agli inquirenti da una conversazione captata nei giorni successivi al raid tra una delle vittime e suo cognato in cui si fa riferimento ad un episodio analogo avvenuto mesi prima:“Quella sera stava non lo so ora chi di tutti e due E dicesti Qua a questo e cosa gli devo combinare lo stesso pensiero che ti facevi tu se lo facevano anche loro”. Rilevante sul punto risulta essere anche un’altra conversazione nel corso della quale una delle vittime dice ad un’altra persona non identificata che non immaginava la cattiveria di Salvatore Attardo e che potesse arrivare a tanto. L’altra persona gli dice chiaramente:“Quella l’ha sempre avuta. Ma uno che si ruba
i soldi del fratello, ruba i soldi del padre qualcosa deve avere che non va o no?”.

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