Un altro ottimo risultato ottenuto dal suo difensore. Parliamo di Pasquale D’Anna, ras della mala di Pianura, scarcerato su decisione del gip e spedito agli arresti domiciliari. Tutto merito del suo legale Antonio Rizzo le cui argomentazioni avevano già spinto il Riesame ad annullare l’ordinanza a carico di D’Anna relativamente all’ipotesi di partecipazione all’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Dopo la decisione del Riesame il pubblico ministero ha così chiuso le indagini senza più contestare all’uomo l’accusa di associazione finalizzata al traffico di droga con l’aggravante dell’articolo 7. Un ottimo risultato per D’Anna finito in manette nel corso del maxi blitz che due mesi fa ha smantellato i clan di Pianura, i Carillo-Perfetto (con la loro roccaforte in via Evangelista Torricelli) e i Calone-Esposito-Marsicano (gruppo di stanza in via Comunale Napoli).
La precedente decisione del Riesame su D’Anna
Il tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza relativamente all’accusa di associazione finalizzata allo spaccio di droga aggravata dall’agevolazione camorristica. A prevalere erano state le argomentazioni dell’avvocato Antonio Rizzo, che aveva letteralmente smontato l’ipotesi accusatoria secondo cui D’Anna avrebbe fatto parte del gruppo che si riforniva da quelli di via Comunale Napoli. Il penalista ha in particolare evidenziato che il pagamento delle somme di denaro contestato a D’Anna e il rifornimento da quello che la Procura indica come il clan di riferimento era in realtà una vera e propria imposizione, senza libera scelta facendo così venire meno l’accusa di far parte di un gruppo criminale. L’avvocato Rizzo, ha sostegno della sua tesi, ha posto in rilievo anche il tono di alcune intercettazioni raccolte dagli inquirenti nell’abitazione di Carlo Esposito (indicato come ai vertici del gruppo): dal tono di quelle conversazioni emergerebbe proprio la natura vessatoria di questo rapporto. Argomentazioni che hanno colto nel segno con D’Anna che resta dentro per la sola accusa di spaccio e detenzione di stupefacenti (senza l’aggravante camorristica).