Il gip di Bari, Giuseppe Battista, ha emesso un provvedimento destinato a riaprire una ferita ancora aperta nella memoria collettiva: la morte di Palmina Martinelli, 14enne di Fasano, trovata avvolta dalle fiamme nella doccia di casa nel lontano 1981. Contrariamente a quanto stabilito dalla Cassazione nel 1989, che aveva archiviato il caso come suicidio, il giudice per le indagini preliminari sostiene oggi che si trattò senz’altro di un omicidio.
La giovane Palmina, secondo il gip, morì in circostanze “atroci” e “all’interno della cerchia familiare”. Nei giorni che precedettero la sua morte, la 14enne indicò chiaramente due sospettati: Enrico Bernardi e Giovanni Costantini, poi assolti in via definitiva dalla Cassazione che aveva definito il fatto come suicidio, sancendo di fatto la chiusura delle indagini. Una tesi oggi ritenuta “erronea” dal giudice Battista.
L’ordinanza sottolinea l’incompletezza degli accertamenti originari, che non approfondirono adeguatamente la posizione di Bernardi e Costantini, ma soprattutto non approfondirono altre piste investigative. Inoltre, il gip riporta come “la cerchia familiare” della vittima fosse “ancora oggi reticente e ostile alle indagini”, e rileva che Palmina sarebbe stata destinata alla prostituzione minorile da parte di persone a lei vicine.
Nonostante il nuovo giudizio sull’omicidio, il provvedimento di Battista non ha trovato elementi sufficienti per proseguire le indagini contro Cesare Ciaccia, cognato della vittima, a cui è stata concessa l’archiviazione.
Una vicenda dolorosa che dopo oltre quarant’anni torna a far discutere, riaccendendo la speranza di fare finalmente piena luce su una morte che ha segnato un’intera comunità.