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“Doveva solo gambizzarlo”, la rivelazione del mandante sull’omicidio Coppola

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“Io non volevo ammazzarlo, doveva essere sparato nelle gambe perché se lo meritava per quello che stava facendo”.

A parlare è Gennaro Petrucci, 73 anni, marito di Silvana Fucito, simbolo dell’antiracket, imputato davanti alla Corte di Assise di Napoli per l’omicidio dell’ingegnere Salvatore Coppola, assassinato a Napoli, lo scorso 12 marzo, nel parcheggio di un supermercato in via Protopisani.

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“Volevo solo gambizzarlo”, la rivelazione dell’imputato sull’omicidio Coppola

Secondo Petrucci, che avrebbe dovuto testimoniare dietro un paravento e che ha scelto invece di mostrarsi, la “gambizzazione” era stata decisa perché Coppola si stava vendicando della moglie che lo aveva denunciato.

All’imputato la Procura e la Squadra Mobile di Napoli contesta di essere il mandante dell’agguato durante il quale Coppola venne ucciso nel corso di un’azione violenza che sarebbe stata portata a termine dal 64enne Mario De Simone in cambio di 20mila euro.

Dietro l’omicidio dell’ingegnere, una villa da 6 milioni di euro

Secondo le indagini, svolte dal Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e della Squadra Mobile della Questura di Napoli, il movente dell’omicidio sarebbe legato a una disputa immobiliare riguardante una villa dal valore di 6 milioni di euro con una superficie di 1000 metri quadrati con ampio giardino e piscina situata a Portici.

La villa fu sequestrata nell’aprile del 2014 dalla Guardia di Finanza alla “Effepi Fp Srl”, società di Silvana Fucito, nell’ambito di un’indagine su una frode fiscale.
Nel maggio 2015 l’avvio di una procedura di esproprio e di vendita dell’immobile che si concluse il 12 ottobre 2021 con l’acquisto, per 1.175.000 euro, da parte di una società di San Giorgio a Cremano.

Nel frattempo però, i coniugi Petrucci e Fucito, che continuavano a vivere nella villa, avviarono una querela lamentando l’illegittimità dell’aggiudicazione all’asta dell’immobile sostenendo che dietro la società di San Giorgio a Cremano vi fosse il 56enne Salvatore Abbate, detto “Totore ‘a cachera”, con precedenti per riciclaggio ed intestazione fittizia in favore di diversi clan camorristici tra cui i Mazzarella.

In questa circostanze entra in scena Salvatore Coppola. Secondo la denuncia, in occasione di un sopralluogo effettuato presso l’immobile oggetto dell’asta, Abbate si sarebbe fatto accompagnare dall’ingegnere, che istigò “Totore ‘a cachera” a minacciare Petrucci.

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Nicola Avolio
Nicola Avolio
Giornalista pubblicista, mi sono avvicinato per la prima volta alla professione iniziando a collaborare con la testata "La Bussola TV", dal 2019 al 2021. Iscritto all'albo dei pubblicisti da giugno 2022, ho in seguito iniziato la mia collaborazione presso la testata "InterNapoli.it", e per la quale scrivo tuttora. Scrivo anche per il quotidiano locale "AbbiAbbè" e mi occupo prevalentemente di cronaca, cronaca locale e sport.