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giovedì, Maggio 2, 2024
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Estorsione all’Ospedale del Mare, in manette Pecoraro: è indicato come un colonnello dei De Luca Bossa

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E’ indicato da diverse informative delle forze dell’ordine come un uomo di punta dei De Luca Bossa. Carmine Pecoraro, 36 anni, è stato raggiunto questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Napoli su richiesta della Dda. L’accusa per lui è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso: secondo al Procura Pecoraro avrebbe avvicinato i responsabili della ditta che si occupa di manutenzione all’Ospedale del Mare chiedendo del denaro e facendo leva proprio sulla sua appartenenza al gruppo del lotto 0. Le indagini sono partite fin da subito (l’episodio risale a dicembre) e così l’uomo è stato bloccato dagli uomini della squadra mobile (dirigente Alfredo Fabbrocini). Da tempo di Pecoraro si erano perse le tracce e gli investigatori ipotizzano questo suo ‘volare basso’ attribuendolo ad una ripresa delle tensioni tra il suo gruppo e i De Micco, uniti ai De Martino, i famigerati ‘XX’ del rione Fiat.

Il profilo di Carmine Pecoraro: protagonista della stesa in piazza Trieste e Trento

Ma chi è Carmine Pecoraro? L’uomo, indicato come vicino ai giovani del clan e al defunto ras Alessio Bossis, ucciso in un agguato a Volla nell’ottobre dello scorso anno (leggi qui l’articolo), recentemente era stato indagato a piede libero per le autobombe fatte esplodere contro esponenti dei De Micco lo scorso anno. Pecoraro però balzò agli onori delle cronache per la stesa avvenuta in piazza Trieste e Trento nel marzo del 2019 quando, insieme allo stesso Alessio Bossis si rese protagonista di una sparatoria nel cuore di Napoli. Tutto era iniziato per una banale lite avvenuta la sera prima sempre in piazza Trieste e Trento e nella quale aveva avuto la peggio proprio Alessio Bossis. A fare fuoco con una pistola a salve contro di lui era stato un ragazzo dei Quartieri spagnoli. Il giorno dopo Bossis e i suoi decisero di vendicarsi e, dopo essersi appostato sotto casa del loro obiettivo, lo rintracciarono in piazza esplodendo diversi colpi di arma da fuoco ad altezza d’uomo. Per quell’episodio Bossis e Pecoraro furono condannati in primo e secondo grado, condanne poi cancellate dalla Cassazione.

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