Chi avrebbe mai potuto immaginare che un giorno un Cesaro sarebbe andato a braccetto con Roberto Fico e con quei grillini che per anni hanno commentato le vicende giudiziarie e raccontato peste e corna della plenipotenziaria famiglia di origini santantimese, che per un quarto di secolo ha avuto in Luigi (per gli amici, ma soprattutto per i nemici, Gigino ‘a purpett’) il proprio rappresentante politico, capace di ricoprire anche più volte il ruolo di deputato, senatore, europarlamentare, sindaco e presidente della Provincia di Napoli.
Oggi il figlio di Luigi, Armando Cesaro, guida la civica Casa Riformista a sostegno dell’ex presidente della Camera.
Nessun veto per lui, che in Campania è tra i principali rappresentanti di Italia Viva e che cinque anni fa aveva motivato la decisione di non candidarsi «come una scelta indipendente dalle inchieste sulla mia famiglia. Lo faccio per motivazioni personali, per la serenità mia e di chi mi sta accanto». A due anni di distanza da quelle parole, Cesaro Jr. lasciò Forza Italia per sposare la causa renziana ed iniziare il percorso di avvicinamento al centrosinistra, coronato in queste settimane con la candidatura a sostegno di Roberto Fico.
Proprio quel Roberto Fico si era intestato la battaglia contro i Cesaro: «Pensare che c’è nelle liste in Campania come Cesaro, detto Giggino ‘a purpett’, che è candidato con Forza Italia, solo per questo credo che FI diventa oggi un partito invotabile — con i fratelli Cesaro che sono in carcere e c’è il rischio di voto di scambio politico-mafioso. Parliamo di persone che hanno fatto e faranno male al territorio».
Oggi Armando è candidato con Fico, eppure resta il figlio di Luigi Cesaro, considerato, insieme ai suoi familiari, come la kryptonite per Superman.
Le dichiarazioni di qualche anno fa del leader grillino risuonano più forti che mai e l’appello del vicesegretario provinciale di Forza Italia, Luca Capasso, a non far girare quei video, non fa altro che dare maggior eco a parole destinate a caratterizzare l’imminente campagna elettorale.
«Il figlio (Armando), se si candida con Fico, dovrebbe prima avere le scuse per le offese fatte al padre». Spiega Capasso, al quale forse sfugge che tra i grillini erano in tanti a pensarla come Fico.
Qualche tempo fa la pensavano allo stesso modo Valeria Ciarambino, ex candidata governatore della Campania del Movimento 5 Stelle oggi in corsa con Avanti-Partito Socialista, e Gennaro Saiello, leader dei grillini in Regione.
Oggi Ciarambino e Saiello saranno alleati di Armando Cesaro (i tre sono candidati al consiglio campano in liste di centrosinistra), eppure del papà dicevano: «Se c’è un limite allo status di impresentabile, Luigi Cesaro ha superato anche quello. Il più volte parlamentare di Forza Italia è al centro di un’inchiesta che potrebbe far presto luce su nuovi e più inquietanti scenari in un sistema tipico dei vecchi schieramenti politici. Questo la dice lunga su quanto i partiti siano disposti a tutto pur di portare voti al loro sistema. Il Movimento 5 Stelle sbarra la strada agli impresentabili, i vecchi partiti li candidano come capilista».
Che i Cesaro e i grillini possano oggi camminare fianco a fianco dimostra una sola cosa: in politica, il rancore fa meno paura dei numeri. E i voti valgono più dei veti.

