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sabato, Maggio 18, 2024
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Giulia Cecchettin aggredita da Filippo Turetta: il video choc dà una svolta alle indagini

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Svolta decisiva nel caso di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta. Dopo l’iscrizione del 22enne nel registro degli indagati con l’accusa di tentato omicidio, nelle mani degli inquirenti ci sarebbe ora un video decisivo. Le immagini, girate da una telecamera di sorveglianza nel piazzale dove sono state trovate tracce di sangue e capelli, mostrerebbero una scena inequivocabile: l’aggressione di Turetta alla ex fidanzata.

La procura di Venezia ha inoltre reso noto che stamattina sono state effettuate delle perquisizioni in casa del giovane, a Torreglia. Potrebbe essere in corso un’acquisizione di ulteriori elementi, dopo l’iscrizione del giovane nel registro degli indagati per tentato omicidio. Altre ricerche sono intanto in corso lungo il corso del fiume Piave, nella zona di Maserada, in provincia di Treviso.

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C’è un video, brevissimo, nel quale si vedrebbe Filippo Turetta aggredire a mani nude Giulia Cecchettin la notte di sabato scorso, tra gli elementi probanti in mano gli investigatori. Il filmato è stato ripreso dalle telecamere di sicurezza dello stabilimento “Dior” di Fossò (Venezia). La struttura si trova sulla strada dove erano state già repertate presunte macchie di sangue e dei capelli, domenica scorsa. Nelle immagini si vedrebbe un’aggressione da parte di Filippo e poi il giovane caricare nella sua auto Giulia, sanguinante.

Non so su quale base si fondi la qualificazione del reato ipotizzato. Ne prendiamo atto ed evidentemente, se gli inquirenti ritengono di farlo, hanno qualche elemento. Noi però restiamo anche oggi sulla posizione emotiva di ieri: non perdiamo la speranza“, ha commentato la notizia Stefano Tigani, legale del papà di Giulia Cecchettin. “Immaginiamo anche che sia un atto dovuto per accertamenti irripetibili”, continua l’avvocato “Non facciamoci prendere dal panico“.

Tra gli accertamenti più attesi vi è l’esame che stanno effettuando i Ris sulle macchie di sangue e i capelli trovati sull’asfalto nella zona industriale di Fossò (Venezia) domenica mattina, all’indomani della scomparsa dei due giovani. Il materiale biologico è stato inviato per le analisi di laboratorio per confrontarne il dna con quello di Giulia e di Filippo. Le tracce erano state trovate dai Carabinieri nella V Strada dell’area industriale di Fossò. A circa 6 chilometri di distanza dal parcheggio di Vigonovo, davanti alla casa di Giulia, dove i due ragazzi era stati uditi litigare in macchina. In quel punto ci sono le telecamere perimetrali di uno stabilimento, che potrebbero avere ripreso immagini utili per l’indagine. Quella stessa notte, intorno alle 23.30, una cella telefonica aveva agganciato il telefonino di Turetta, mentre si muoveva in una delle parallele vicine, la Prima Strada.

Sono riprese questa mattina le ricerche di Giulia e Filippo. Il soccorso alpino di Sesto sta nuovamente setacciando la val Fiscalina nella speranza di localizzare la Fiat Punto di Filippo Turetta. Lo studente in passato ha soggiornato nella valle ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Per questo motivo vengono controllate tutte le strade forestali che portano in quota. Carabinieri, Guardia di finanza e le altre sezioni locali del soccorso alpino dell’Alta Pusteria stanno invece cercando i due ragazzi nei Comuni di Dobbiaco e San Candido.

Da stamattina le ricerche dei vigili del fuoco di Pordenone si concentrano anche nel lago di Barcis, bacino artificiale situato in Valcellina (provincia di Pordenone), a 402 metri di altitudine. I sommozzatori stanno scandagliando le acque cristalline di questo lago alla ricerca di tracce dei due ragazzi scomparsi. Da quanto si apprende, la località non è stata scelta in base a elementi precisi, ma perché si trova lungo la direttrice che l’auto ha seguito nella notte tra sabato e domenica.

I dispositivi di lettura targhe l’hanno infatti immortalata lungo la strada pedemontana a Caneva. Successivamente a Polcenigo e successivamente, in maniera del tutto sorprendente, nella stazione turistica del Piancavallo. Stazione a 1.300 metri di quota, raggiungibile con una lunga deviazione. La ‘fotografia’ successiva è stata scattata all’uscita delle gallerie tra Erto e Casso e Longarone (Belluno), non lontano dalla diga del Vajont. Per questo le ricerche si concentrano oggi sul lago di Barcis, ocalità dove il veicolo è obbligatoriamente transitato. Sul posto, assieme alle squadre speleo-alpino-fluviali, ci sono anche i sommozzatori. Campi base saranno allestiti in altre aree lungo il percorso dell’utilitaria dove esistono corsi d’acqua o dirupi molto profondi.

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