Coletta (nome di fantasia) è una donna campana di 44 anni, affetta da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia neurodegenerativa che in pochi mesi l’ha resa totalmente dipendente dagli altri. Non può più camminare, non riesce a parlare e comunica solo con un puntatore oculare. Ma è ancora lucida e consapevole. E ha deciso di lottare per un diritto che ritiene fondamentale: quello di poter scegliere una morte dignitosa.
Dopo aver chiesto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, la sua richiesta è stata respinta dall’Azienda Sanitaria Locale. A quel punto, con l’aiuto dell’Associazione Luca Coscioni e della sua legale, l’avvocata Filomena Gallo, Coletta ha deciso di rivolgersi al tribunale di Napoli.
“Non posso accettare che la mia volontà venga ignorata”, ha dichiarato Coletta, che ha scelto questo nome di fantasia per proteggere la sua identità. “Vivere così per me non ha più senso, e nessuno dovrebbe essere costretto a soffrire contro la propria volontà.”
Secondo l’Associazione Luca Coscioni, la decisione della ASL è in contrasto con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. Dal 2019, infatti, una sentenza della Consulta riconosce la possibilità di accedere al suicidio assistito in determinate condizioni, tra cui malattie irreversibili, sofferenze intollerabili e piena capacità di intendere e volere.
Nonostante questo, in molte regioni – compresa la Campania – mancano leggi e procedure chiare. Marco Cappato, esponente dell’associazione, ha denunciato che una proposta di legge regionale sul fine vita è ferma da oltre un anno, bloccata senza che siano mai iniziate le consultazioni promesse.
Dopo il primo rifiuto, Coletta ha chiesto che la sua situazione venisse rivalutata con urgenza e che fosse coinvolto il comitato etico, ma la sua richiesta è rimasta senza risposta. Per questo ha deciso di fare ricorso d’urgenza in tribunale.
Se anche la giustizia italiana dovesse negarle questo diritto, Coletta sta valutando di trasferirsi in Svizzera, dove il suicidio assistito è legale anche per cittadini stranieri.
Il suo è uno dei cinque casi ancora aperti seguiti dall’Associazione Coscioni, che ha già aiutato sette persone ad ottenere l’accesso al suicidio assistito in Italia. L’ultima è stata Laura Santi, il 21 luglio scorso.