“Ho provato a scuoterlo, non respirava e l’ho messo nel giardino”. Sono le parole di Chiara Petrolini, 21 anni, ai domiciliari in relazione alla morte dei due suoi neonati, partoriti a circa un anno di distanza e trovati sepolti nel giardino della sua villetta a Traversetolo, in provincia di Parma.
“Ho provato a scuoterlo, ma non respirava e l’ho messo in giardino”, il racconto choc di Chiara Petrolini
Davanti agli investigatori della Procura di Parma, che si stanno occupando delle indagini, Chiara Petrolini, durante l’interrogatorio dello scorso 10 settembre, ha dichiarato di aver partorito il primo bambino “da sola, in camera e di notte”.
La ragazza avrebbe quindi tagliato il cordone ombelicale: un gesto che fa ipotizzare la morte del piccolo per emorragia, così come già accertato per il secondogenito. “Non respirava – continua il racconto – ho provato a scuoterlo e poi l’ho messo nel giardino”. E sul secondogenito, partorito ad agosto, la 21enne di Traversetolo ha dichiarato agli inquirenti che “aveva gli occhi aperti, ma non emetteva suoni”.
Dalle indagini emergono anche le intercettazioni di conversazioni tra Chiara e i suoi genitori: “Cosa hai fatto? Sei stata tu? Così vai in galera”, le chiedono.
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Chiara Petrolini andrà in carcere. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Bologna accogliendo integralmente l’appello della Procura di Parma, disponendo il carcere per Chiara Petrolini, la 21enne indagata a attualmente ai domiciliari, dopo il ritrovamento dei resti di due neonati sepolti nel giardino della sua casa di Traversetolo.
I giudici hanno disposto la custodia in carcere per l’omicidio del 7 agosto 2024 e per le soppressioni dei due cadaveri, cioè anche per il neonato partorito il 12 maggio 2023. L’esecuzione della misura è però sospesa fino alla concretizzazione della decisione. Bisognerà attendere i motivi e l’eventuale ricorso in Cassazione.
Il dispositivo della decisione è stato depositato dal collegio (Barbensi, Poschi, Melloni) con provvedimento del 15 ottobre, data dell’udienza, e comunicato oggi alle parti. L’appello, del procuratore Alfonso D’Avino e della pm Francesca Arienti era contro l’ordinanza con cui il Gip aveva disposto i domiciliari per l’omicidio premeditato, commesso il 7 agosto di quest’anno, e per la soppressione di cadavere commessa il 12 maggio di un anno prima, accogliendo solo in parte l’istanza della Procura e riqualificando il fatto del 7 agosto come occultamento di cadavere (e non soppressione). Da quando sarà depositata l’ordinanza con la motivazione la difesa, avvocato Nicola Tria, avrà quindici giorni di tempo per ricorrere in Cassazione.